Un progetto nato in Toscana. È stato ed è un metodo rivoluzionario, proposto e attuato in moltissime scuole italiane. Quest’anno festeggiano i vent’anni dal suo inizio.
La Scuola Senza Zaino è un sistema di apprendimento ormai conosciuto e applicato in tutta Italia. È una proposta complessa nella sua essenzialità. Strumenti didattici e arredi studiati e proposti per essere usati in comune, in una vera e propria condivisione. Posso affermare che è veramente un modo eccellente di fare scuola. È un progetto che ufficialmente nasce per opera del dirigente scolastico del Circolo n. 7 di Lucca, Marco Orsi che insieme a un gruppo di insegnanti e al maestro Aldo Marchesini hanno ideato, progettato e realizzato una modalità di fare didattica in piena sperimentazione. Sono riusciti a ribaltare l’idea di come poteva essere la scuola del futuro.
Attualmente gli Istituti coinvolti sono quasi 300 (circa 30 sono in fase di validazione) per un totale di 640 plessi.
L’idea era di allestire aree di lavoro per proporre delle lezioni in grado di superare la struttura monolitica, rappresentata dai banchi fissi e spesso monoposto. La separazione tra cattedra e banchi degli alunni non era prevista e ci sono riusciti a ribaltare la visione di un insegnante distaccato dal gruppo-classe. Il fare didattica in aula veniva e viene iniziata attraverso un’Agorà dove l’incontro ed il confronto quotidiano, tra insegnante e studenti, crea un dialogo che stimola il loro interesse e la loro partecipazione per l’argomento didattico. La condivisione di quel che sarà il programma e le argomentazioni che ne scaturiscono sono spesso momenti in cui i bambini e le bambine fanno proposte adeguate alla loro realtà e alle varie esigenze.
Un cerchio dove le idee diventano concrete realizzazioni, anche condivise nella comunità in cui la scuola si trova.
I pilastri della loro esistenza sono:
- organizzare gli spazi, dotarsi di strumenti e tecnologie didattiche
- organizzare la classe, differenziare l’insegnamento
- progettare, valutare e organizzare le attività didattiche
- sviluppare i saperi e la cultura
- gestire la scuola-comunità nell’istituto–rete di comunità
- coinvolgere i genitori per aprirsi al territorio
Galleria fotografica
E come attuano questi principi?
All’interno del grande gruppo, che ha “sposato” questa idea di scuola diversa, c’è una continua ricerca e formazione degli adulti che ci lavorano. Hanno abbracciato un approccio globale che vede la persona nella sua interezza di corpo e mani, mente e ragione, emozioni e impegno. Una scuola in grado di sviluppare i saperi in prospettiva interdisciplinare con attenzione alle soft skills. Un luogo dove lo sguardo è ampio, con attenzione alle grandi sfide dell’umanità: la pace e la non violenza, l’ecologia e le scienze, la solidarietà e il benessere per tutti, l’inclusione e la democrazia della cittadinanza.
Non ci sono lezioni programmate e decise in stanze chiuse o separate. Le attività vengono concordate con bambini e ragazzi all’inizio della giornata, con tempi, spazi e attività pensate ed esplicitate nelle mappe generatrici esposte sulle pareti tramite dei pannelli studiati per permettere una chiara comunicazione visiva. Gli studenti imparano ad autoregolarsi, a cooperare e ad aiutare gli altri compagni. I materiali di apprendimento sono adatti per tutti, ogni bambino e bambina riceve una didattica flessibile in base alle proprie capacità, facilitando un apprendimento più intuitivo, pratico, auto-regolamentato e incline alla collaborazione, dove il sostegno reciproco con gli altri bambini è fondamentale. E, ovviamente, non si va a scuola con in spalla pesanti zaini, ma basta una semplice e leggera cartellina.
Tutto quello che serve è a scuola e in ciascun studente.
Nelle Scuole Senza Zaino, come abbiamo già detto, la riorganizzazione dell’ambiente fisico delle aule, e spesso della scuola nel suo complesso, concorre, insieme alla riorganizzazione delle metodologie didattiche, al processo di crescita e al benessere di chi ci abita. Essendo un modello centrato sul rispetto dei bambini e sulla loro espressività come individui unici, stare a scuola permette di fare esperienze autentiche. Gli alunni hanno la possibilità di confrontarsi con problemi e situazioni legate alla vita di tutti i giorni.
I materiali per l’apprendimento sono appositamente studiati e in gran parte realizzati da docenti e genitori. Li possiamo ammirare nelle loro “Fabbriche degli Strumenti” spesso aperte a visitatori curiosi.
Ogni studente è stimolato alla costruzione del proprio percorso formativo nella consapevolezza che gli errori sono punti di ripartenza e non di blocco. L’errore non assume mai una connotazione negativa che possa creare disagio o frustrazione nell’alunno. È semplicemente un’occasione per imparare qualcosa di nuovo e l’errore di uno diventa l’errore di tutti, la sua risoluzione il successo di tutti.
Alla Scuola Senza Zaino i voti diventano forme di autocorrezione e autovalutazione concordate tra coetanei, docenti e genitori, chiamata “valutazione mite” perché al primo posto c’è il benessere dell’alunno, il bisogno di stare bene a scuola. Tramite il rinforzo positivo c’è la concreta possibilità di far crescere l’autostima dell’alunno. La valutazione non è un espressione di giudizio sull’alunno: “sei stato bravo”. È una valutazione sul lavoro svolto: “hai fatto un ottimo lavoro”, in modo da non far vivere la valutazione come qualcosa di interpersonale.
La Regione Toscana quest’anno, in concomitanza dell’anniversario dei vent’anni dalla nascita, ha dichiarato che continuerà a sostenere il modello delle Scuole Senza Zaino, in quanto riconosce nella sua proposta una didattica dinamica frutto di un lavoro di ricerca costante. Crede che l’istituzione scolastica possa essere un luogo dove la cultura svolge un ruolo umanistico importante e che di fronte al rischio di un eccesso di enfasi può favorire, in ugual misura e forse meglio, il formarsi delle abilità tecniche o pratico-scientifiche grazie a una modalità in cui è possibile divertirsi imparando. La Toscana continuerà dunque a investire in questo modo di fare scuola dove le classi diventano laboratori e i banchi monoposto si sostituiscono a isole ed ampi tavoli di lavoro, dove arredi e spazi diventano un tutt’uno con la didattica, dove si va a casa leggeri – senza zaino, per l’appunto.
La scuola è una comunità che dialoga sia all’interno che con il territorio, dove si stimola il senso di responsabilità di ciascuno ma con piacevolezza e soprattutto dove tutti insieme fanno un percorso di crescita senza che qualcuno rimanga indietro. Nell’anno scolastico 2013-2014 ho aiutato ad arredare un’aula della scuola primaria di Borgo San Lorenzo e per qualche anno, con la maestra Barbara Paladini è stato possibile avere una sperimentazione di Scuola Senza Zaino nel mio paese.
Ma, anni prima, la sorte ha voluto che in un piccolo paese della nostra Montagna fiorentina, a San Godenzo, più di 10 anni fa, un gruppetto di 3 maestre si sono rimesse in gioco. In quel periodo c’era il rischio di chiusura della scuola, era il periodo dei tagli all’Istruzione. Un genitore, allora consigliere dell’Unione dei Comuni del Mugello, gli propose di aderire al “giovane progetto”. A quel tempo erano pochissime le Scuole Senza Zaino.
Oltre alla formazione e all’impegno delle 3 insegnanti, la Scuola di San Godenzo è potuta rifiorire, grazie alla partecipazione calorosa di tutti i cittadini. Dall’amministrazione comunale alle associazioni e gruppi di cittadini che spontaneamente hanno sostenuto la proposta del nuovo progetto. Tanto era innovativo che si era sparsa la voce e molti bambini venivano anche da fuori comune.
Cosa risalta in questa piccola scuola del Mugello?
Ogni alunno, così come ogni docente, viene accolto nella sua unicità, con i propri punti di forza e di debolezza. Ognuno di loro si sente parte integrante del gruppo che, con i propri mezzi e le proprie peculiarità, offre un contributo fondamentale. Pertanto la crescita e la ricchezza del singolo diventa patrimonio collettivo.
La scuola di San Godenzo si apre alla Comunità, e questa dona supporto e sostegno. Anche i genitori, con i loro bambini, sono i protagonisti del successo della scuola. Nel 2020 era l’anniversario dei 10 anni, e quest’anno hanno potuto festeggiare il grande traguardo considerando che San Godenzo è una piccola comunità e la loro tenacia e passione comunitaria gli ha permesso di resistere.
La scuola primaria fa parte dell’Istituto Comprensivo “Desiderio da Settignano” quest’anno guidata dal dirigente scolastico, Simone Andrei. Ho avuto il piacere di parlare con Vanessa Rinieri, referente della scuola primaria e con Marcella Mongelli, una delle tre insegnanti storiche, attualmente attivissima nella scuola che ringrazio per il prezioso aiuto. Con piacere abbiamo ricordato la Dott.sa Daniela Pampaloni, coordinatrice nazionale rete Senza Zaino e Donatella Dreoni insegnante trasferita in altra scuola che insieme a Marcella hanno dato l’avvio nel 2010 alla Scuola Senza Zaino. Attualmente le insegnanti di San Godenzo si stanno adoperando per portare nel paese una concreta gioia, serenità e solidarietà proprio a partire dall’ambiente scolastico. L'impegno di tutti è ancor più presente, tanto da augurare ai bambini di San Godenzo di avere sempre intorno a loro una Comunità che li accompagna ad essere cittadini responsabili.
Perché sappiamo bene che i bambini di oggi saranno gli adulti di domani.
Avrei potuto dire molto di più e sono sicura che le insegnanti e le coordinatrici, di questo meraviglioso progetto, avrebbero aggiunto tanto altro. Mi auguro che l’articolo possa stimolare una ricerca maggiore e invitarvi a visitare la Scuola Primaria di San Godenzo o le altre scuole sparse in tutta Italia per meglio comprendere la loro essenza e utilità sociale.
E non vi resta che approfondire, qui alcuni link, spero utili
Oggi non esistono problemi per costruire una casa,
esistono solo dissidi culturali [Bernard Rudofsky]