Il grande seduttore Giacomo Casanova aveva conosciuto Teresa a Bologna nel 1744 quando aveva appena 17 anni. Bellissima attrice di teatro, si era ovviamente subito innamorato ed era nato un rapporto breve ma intenso. Per lui, quella, non era certo una novità. Casanova da allora aveva fatto una vera strage di cuori tra seduzioni di giovanissime, mogli e suore, ma aveva già frequentato pure la prigione, pratiche di aborto, riti esoterici, massoneria e via di questo passo. Una vita dissoluta, letteralmente buttata via. Ma che ci faceva in quel freddo inverno del 1761 nella Firenze granducale il mitico Casanova? Cosa cercava di nuovo in Toscana dalla sua Teresa diciassette anni dopo? Può darsi che non lo sapesse nemmeno lui, lei ormai era felicemente sposata, stava in città e recitava nel famoso Teatro “La Pergola”; aveva anche un figlio, un ragazzo di 16 anni che presentava come suo fratello, ma che a Casanova pareva assomigliasse così tanto a lui…
Casanova si preparò con cura come solo lui sapeva fare e dopo un paio d’ore passate davanti allo specchio andò a trovarla a teatro con una speranza nel profondo del cuore. Teresa appena lo vide gli sorrise complice ma distaccata, ormai immune dal suo fascino; forse si era vaccinata, dico io. In compenso gli presentò una spumeggiante ballerina bolognese in cerca di notorietà nel mondo dello spettacolo, Marianna Corticelli; lui, ovviamente, da quell’incostante che era, dimenticò in un attimo Teresa, il possibile figlio e s’innamorò seduta stante per l’ennesima volta. Marianna era bella, simpatica, vogliosa e molto anzi, direi moltissimo disponibile. Casanova la corteggiò con doni e promesse d’aiuto nella carriera artistica, e vi assicuro che non dovette faticare molto per convincerla. Ci sarei riuscito persino io. A pensarci bene, oggi l’allora trentasettenne Casanova verrebbe arrestato subito per pedofilia e avrebbero buttato via pure la chiave, perché la focosa ballerina di fila all’epoca aveva appena.. ma l’età non ve la posso dire, non voglio scandalizzarvi oltre il lecito, un po’ di pudore perdiana! Purtroppo, erano altri tempi e vi basti sapere che l’ineffabile madre della ragazza, vedova e bisognosa, era d’accordo con la relazione; vedeva davanti l’occasione della vita per la sua “bambina”.
Il primo “incontro” (chiamiamolo così) fra i due innamorati (?) avvenne già nella locanda fiorentina dove la giovane ballerina alloggiava, in una stanza talmente gelida che Casanova fu costretto ad “agire” vestito, almeno così scrisse lui, “per non ghiacciare”. Nella stanza accanto, madre, fratello e seguito servile, attendevano con trepidazione sperando che tutto quella notte funzionasse per il meglio e che Casanova si decidesse il giorno dopo ad accollarsi le varie spese di trasporto, vitto e alloggio!
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Difatti, andò proprio così. Il giorno dopo l’ineffabile Giacomo, che nonostante il freddo patito sembrava soddisfatto come un gatto che ha appena mangiato un grosso e saporito topo, organizzò l’intero corteo per raggiungere Bologna. Non poteva sostare troppo nello stesso posto per via dei guai con la giustizia. A sera tutto era pronto, una carrozza per lui e la Marianna, un’altra per familiari e servi della ragazza. Le carrozze attraversarono dunque di gran carriera la città e si diressero in Mugello attraversando una campagna che al buio s’intravedeva ben curata; poi salirono lentamente verso il passo della Futa, una salita allora non certo agevole per i cavalli. La strada era polverosa e piena di buche, un forte vento rendeva il viaggio assai insidioso; fortunatamente, dopo il cambio di cavalli sul passo, il vento improvvisamente si calmò. Erano già passate quattro ore dalla partenza. Casanova vide i pascoli illuminati dalla luna che si distendevano armonici sull’altopiano d’Appennino e di lì a poco apparvero a lui e alla giovane dama le ultime flebili luci di torce e focolari delle poche case di Pietramala. Chissà se l’avventuriero grazie al chiar di luna intravide la sagoma dell’antica chiesa di San Lorenzo, i giganteschi pagliai, il brullo e affascinante spettacolo di Monte Canda coperto di “paleo” (come si chiama noi) o se invece era in quel momento impegnato con la giovane compagna! Forse vide davvero, perché magari in quel momento stava .. riprendendo fiato dicendo alla ragazza che avrebbero di lì a poco superato il passo della Raticosa per poi fermarsi a riposare in una locanda non lussuosa (ma con un largo e comodo letto) in quel di Scaricalasino; così si chiamava allora Monghidoro.
La ragazza a sentir quel buffo nome scoppiò in una grassa risata, e non era certo la prima volta che le succedeva durante il viaggio. Non lo dico certo io, lo raccontò Casanova nelle Memorie: “Sulla cima dell’Appennino credetti che il vento mi avrebbe portato via, ma nulla ebbe la forza di fermarmi, eccetto i tre o quattro minuti necessari a cambiare i cavalli. I postiglioni mi credevano un principe che rapisse la giovane. L’idea di passare per una ragazza rapita fece ridere più volte a gola spiegata questa pazzarella per tutte le cinque ore che impiegammo a fare quaranta miglia. Partimmo da Firenze alle otto e non mi fermai che un’ ora dopo mezzanotte a una posta di proprietà del Papa, e dove non avevo più nulla da temere. Il nome di questa posta era Scaricalasino. Questo nome fece ridere la mia pazzarella e salimmo...”.
Casanova rimase ancora per un bel po’ di tempo infatuato della bella Marianna Corticelli che, nonostante la giovane età, approfittò con furbizia della situazione. La ritroviamo tre anni dopo in giro per l’Italia come danzatrice in Sofonisba, un dramma musicale di Mattia Verazzi. Forse aveva sfondato grazie all’amicizia con il famoso libertino Casanova o comunque aveva saputo manovrare in seguito a suo vantaggio, lei ancora così giovane, gli uomini giusti al momento giusto. A volte può bastare un po’ di.. allegria!
Fabrizio Scheggi
(tratto dal mio libro “Furono protagonisti”)