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2025: Domande scomode e un appello al cambiamento collettivo

La riflessione del nostro lettore Sauro che sfida ipocrisie e status quo, invitando alla responsabilità sociale e al cambiamento dal basso

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Pensioerino 2025 Pensioerino 2025 © AI
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Il 2025 si apre con una “riflessione” provocatoria e appassionata di un nostro lettore, Sauro, che mette in discussione lo status quo e le ipocrisie che permeano la nostra società. Con una serie di domande scomode e riflessioni profonde, Sauro denuncia le contraddizioni del potere, i paradossi della politica e l’indifferenza verso le disuguaglianze sociali. Il suo messaggio non è solo di critica, ma anche di speranza: l’invito è a diventare cittadini attivi, a riscoprire l’importanza della responsabilità collettiva e a coltivare un'etica che guidi il futuro. Un appello che va dritto al cuore di chi crede ancora nella possibilità di un mondo migliore.

Pensierino per il 2025

Il “pensierino” per il 2025 riprende il discorso “alla nazione” interrotto prima del Covid. Non ho voglia di fare un ragionamento articolato e politicamente corretto. Non servirebbe a niente. La “melassa” nella quale siamo sommersi esige chiarezza di intenti e voglia di mettere in discussione lo status quo. Cercherò quindi di formulare delle riflessioni a prima vista senza un evidente filo logico. I quesiti che proporrò, le domande che mi/vi faccio sono causa o effetto di un mondo decisamente messo male e bisognoso di cure. A differenza dei secoli scorsi, forse oggigiorno non ci sono più margini di manovra. Non si può più scherzare con il fuoco e quindi passo al concreto.

Come mai George Bush Jr. e Tony Blair sono liberi e non in galera? Su quali basi si è preso la decisione di invadere l'Iraq e poi l'Afghanistan sulla base di informazioni false, date in pasto all'opinione pubblica, che riguardavano la presenza e produzioni di armi chimiche confezionate dal regime di Saddam Hussein? C’era bisogno di mostrare i muscoli dopo il disastro delle “Torri Gemelle “ del 2001?

La prova evidente è che questo modo di procedere, di decidere ha acuito in maniera esponenziale il fondamentalismo religioso. Perché la Corte Internazionale di giustizia, mettendo giustamente sotto accusa Putin o Netanyahu con l'accusa di genocidio e crimini di guerra, non ha emesso lo stesso verdetto nei confronti degli altri due? Forse perché la Corte è “occidentaldiretta”?

Oppure…come mai dopo la caduta del “muro” non si è dato corso allo smantellamento della NATO, come a quei tempi si auspicava, visto il venir meno di una difesa verso l’Unione Sovietica? Come si giustifica la presenza dei paradisi fiscali nel mondo sui quali ogni tanto vengono sparse “lacrime di coccodrillo” e non facciamo niente per porre riparo? Perchè nella nostra vituperata Europa si permettono diversi regimi dando la possibilità ad Olanda e Lussembugo di ospitare, per esempio Stellantis che ne trae un indubbio vantaggio fiscale?

Ultima domanda retorica. Come mai non si rompono i rapporti diplomatici ed economici con l'Egitto dopo l'uccisione di Regeni? Forse perché i governi di centro sinistra e centro destra non hanno avuto il coraggio, la dirittura morale ed etica di dire agli italiani quali sarebbero state le conseguenze sulla vita che facciamo tutti i giorni. Non dimentichiamoci che l’ENI ha concessioni petrolifere miliardarie nel mar Mediterraneo di fronte all’Egitto. Quindi il venir meno delle risorse petrolifere potrebbe mettere in discussione la nostra “fame consumistica”, che ci permette di muoversi in auto a nostro piacimento verso le cattedrali del consumo. Un esempio sono gli outlet che hanno un raggio d’azione, di appeal di 70 km. Fare due, tre docce calde al giorno se ci va, anche se fuori fa 10 sotto zero. Oppure continuare a tollerare l’ipocrisia della lotta contro le “droghe”, tutte le “droghe” e poi si tollera, anzi ci gongoliamo nei nostri comodi divani, nelle nostre calde alcove guardando la televisionepropinarci, in ore di massimo ascolto ed in orari non protetti, pubblicità di auto mitiche accessoriatissime, costosissime o l’ultimo ritrovato alcolico per i nostri apericena alla moda. Ipocrisia che si sedimenta profondamente nel nostro io, nel nostro sentire comune.

Chiudo le domande cercando di dare delle semplici chiavi di lettura.

Il pensare collettivo ha perso. Sì, ha perso e purtroppo non vedo segnali incoraggianti all'orizzonte. La voglia di cambiare il mondo in meglio, il trionfo dell'equità e della giustizia sociale non sono in cima ai nostri pensieri e alle nostre aspettative. Certo la nazione, nostro “massimo” punto di riferimento, non ci incoraggia in questo. Sui social media americani si è inneggiato, elogiandolo, all'assassinio del capo di una società assicurativa, fatto fuori perché spesso le società assicurative americane negano i finanziamenti per curare anche malati terminali di tumore. Visto che negli USA la sanità pubblica è quasi inesistente, immaginiamoci per un attimo di abbracciare come società, un modello simile. Le differenze sociali sono sempre più marcate. Ma questo fa il paio in tutto il mondo cosiddetto occidentale.

La forbice tra lo stipendio di un operaio e un amministratore delegato di un azienda negli ultimi cinquanta anni si è ampliato in maniera esponenziale. Se negli anni ‘60 per esempio il rapporto tra lo stipendio di un operaio e quello di un manager d’azienda era di 1 a 10/15 oggi è da 1 a 100/120, con liquidazioni faraoniche per quest'ultimi, una volta raggiunto i limiti di età o dopo un allontanamento dall'azienda. I nostri politici purtroppo non danno un buon esempio, oramai da più di trent'anni. E' aumentato a dismisura lo stipendio medio di una persona che fa politica attiva, facendo diventare la stessa un mestiere e non una passione.

Cosa fare? A chi rivolgersi? Da dove ripartire?

Diventare cittadini attivi. Fare parte di associazioni, movimenti, gruppi di opinione e far diventare gli stessi soggetti politici riconosciuti. Infine diventare dei partiti politici o rimanere movimenti o associazioni? Non lo so, non esiste una ricetta. L’obiettivo è quello di rimettere la nostra società in movimento, non dare tutto per scontato, come già visto. Facciamolo questo passo, tutti insieme. Alimentiamolo questo sentimento del dare il proprio io per gli altri. Alimentiamo la parte più sana, più vera ed intima del nostro io. La vera essenza per la quale viviamo, il senso di beatitudine sotteso nel fare del bene, dare amore senza porsi il problema del ritorno o di quanto ci verrà corrisposto. Ritrovare o avere il senso della misura negli atti quotidiani per conquistare il sentimento della pietà e del perdono. Non gioire o essere soddisfatti quando arriviamo ad infamare una persona forse per il desiderio di colmare un vuoto che abbiamo dentro.

Così facendo possiamo trovare fiducia in noi stessi e sentirsi attori del proprio destino. Da qui il desiderio di trovare altri che hanno le nostre stesse esigenze, con le quali condividere la gioia di fare le cose senza percepire soldi in cambio. Il gusto del fare volontariato.Non esiste la cupola, le dieci persone che tengono in mano il mondo e quindi non c'è un disegno occulto, un "Grande Fratello" che decide o deciderà quello che faremo in futuro. Certo, il pensiero unico, l'ideologia imperante del consumismo ammorba le nostre menti, guida le nostre società. Ma non è facendo una battaglia contro la proprietà privata, le capacità imprenditoriali e frustrando l'intelligenza dei singoli che si potranno risolvere i conflitti ed anelare una società migliore. E' il "disegno collettivo" nel quale è necessario, irrinunciabile, il contributo delle imprese, che dovrà guidare il futuro.

La vittoria dell’etica della responsabilità nei confronti della società dei  furbi, dei ganzi del momento. La costruzione di una società nella quale etica e senso dello stato devono essere comuni per ogni classe sociale. Questo processo si realizzerà solo se sapremo partire da noi, dal nostro modo di comportarci. Solo così potremo sperare di superare il senso di smarrimento che ci attanaglia oramai da troppo tempo. Auguri davvero a tutti voi.

Sauro

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