A Vicchio una piccola grande Butterfly © n.c.
Sabato 28 febbraio, Teatro Giotto di Vicchio: si rappresenta Madama Butterfly. Il “coinvolgimento fattivo che per la prima volta quest’anno abbraccia le scuole medie del comprensorio di Vicchio” di cui parlava il relativo comunicato stampa si è concretizzato in un applaudito “Coro a bocca chiusa” in cui si sono esibiti un gruppo di ragazze e ragazzi in maglia bianca prima dell’aprirsi del sipario, introdotti dall’Assessore alla Cultura Carlotta Tai. Dopodiché il nutrito pubblico è stato come risucchiato in località Nagasaki dalla regia di Edy Bonaiuti Rossomanno. Edy, che ha anche interpretato una partecipata e appassionata Suzuki, ha saputo creare un’atmosfera orientale tipica ma non leziosa grazie a costumi suggestivi (realizzati da Rosa Maria Freiles) e una unica, essenziale scenografia ricca di piante, ventagli, magari qualche ombrello di carta di riso e canna di bambù; e soprattutto grazie a un’illuminazione accuratissima, con sfondi dalle mutevoli tinte pastello ad accompagnare i momenti lieti e – ahimè in maggioranza – tristi della vicenda. Vogliamo trovare il pelo nell’uovo? Diciamo allora che in certe situazioni si sarebbe apprezzato qualche movimento in più da parte dei protagonisti, come durante lo spargere di fiori alla fine del secondo atto (e scomparsi all’inizio del terzo). Mentre, nel duetto al termine del primo, spiaceva vedere Butterfly che cantava “Dolce notte, quante stelle, non ne vidi mai sì belle!” guardando il pavimento. Col che non si vuol certo dire che Alessandra Tanzi non sia stata una interprete magica della protagonista assoluta. La sua bella voce ha saputo esprimere tutte le sfumature del difficilissimo spartito di Puccini, non solo nella celeberrima aria Un bel dì vedremo che ha strappato un lungo applauso, ma dal fuori campo del primo atto fino al tragico finale del terzo. Alessandro Petruccelli si è confermato, in particolare nel duetto del secondo atto, un console Sharpless umanissimo e coscientemente impotente nei confronti della porcata comminata alla piccola giapponese dallo squallido Pinkerton. Quest’ultimo è stato interpretato in modo magistrale da Leonardo Melani. Per il pubblico di Vicchio è stata una conferma, dato che anno scorso Leonardo era stato applauditissimo come Manrico nel Trovatore. Tutti all’altezza i comprimari: Claudio Tempestini, Francesca Becucci, Tiziano Zazzeri e un Leonardo Cocon molto apprezzato nella parte quasi clownesca di Goro. Tutti, aggiungerei, hanno cantato con una dizione eccellente, che ha permesso agli spettatori di seguire agevolmente la trama. Non succede così spesso. La Corale S. Lucia al Borghetto di Tavarnelle Val di Pesa, preparata da Marco Francioli, si è distinta ottimamente nell’altro hit dell’opera, il coro a bocca chiusa. Un contributo non marginale è stato fornito, specie nel finale quasi metafisico, dalle fanciulle della Palestra Opplà di Vicchio. Infine, un complimento alla piccola Ginevra Rossi, nella parte del biondo e taciturno bambino di Cio-Cio-San. Ma nessuno se ne avrà a male se scrivo che la palma della serata va a Claudio Bianchi, Maestro Direttore e Concertatore cui è toccato di rendere al solo pianoforte, e senza neanche un volenteroso a voltargli le pagine, tutte le tinte e mezze tinte della sontuosa e complessa orchestrazione pucciniana. Ci è riuscito in modo superbo, con sonorità che non di rado ricordavano il peraltro coevo Debussy, senza mai rubare la scena ai cantanti, né tuttavia perdere il ruolo di co-protagonista. L’ovazione ricevuta alla fine è stata ampiamente meritata. L’evento ha avuto il patrocinio del Comune di Vicchio e della Corale S. Martino di Prato.
Paolo Marini


