16 MAR 2025
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Accoglienza, dovere morale o business? La parola a Giovanni Donzelli

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Accoglienza, dovere morale o business? La parola a Giovanni Donzelli Accoglienza, dovere morale o business? La parola a Giovanni Donzelli © n.c.
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Immigrazione, accoglienza di profughi e rifugiati, modello toscano e business dell'accoglienza. OK!Mugello ha realizzato (grazie al giovane giornalista Simone Cosimelli), su questo tema, due interviste speculari a Giovanni Donzelli e a Fiammetta Capirossi (qui). Ve le proponiamo a breve distanza l'una dall'altra. Iniziando da Donzelli: Non è mugellano, ma nel Mugello si è fatto conoscere per l'impegno profuso sul caso Forteto, nella prima e seconda commissione d'inchiesta. Giovanni Donzelli è nato a Firenze nel 1975, è stato eletto nel 2004 consigliere comunale della città e poi, nel 2010, consigliere regionale. E' inoltre membro dell’Esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. Con lui, parliamo di immigrazione. Dal gennaio sono sbarcate in Europa più di 315mila persone, di cui oltre 140mila in Italia. I numeri, almeno da noi, sono in linea col 2015 (132mila nello stesso periodo) ma decisamente superiori agli anni passati. Sembra un fenomeno storico, che non si interromperà a breve. Stiamo subendo realmente questa situazione oppure, come denunciano in tanti, l’allarmismo mediatico fa la sua parte? «Gli arrivi da noi sono in netta crescita, come peraltro aveva previsto lo stesso governo ipotizzando che nel 2016 il nostro paese avrebbe speso per l’accoglienza ben 4 miliardi di euro. E probabilmente alla fine questa cifra sarà ancora più alta. Il problema è che tutti ormai hanno capito che in Italia si entra senza regole. Il governo sta permettendo a tutti di arrivare da noi, anche quelli che non hanno diritto allo status di rifugiato. Io credo che basti parlare con i cittadini per rendersi conto della gravità della situazione: loro che vivono ogni giorno nelle proprie case, nei propri quartieri, hanno una chiara percezione di quanto sia incontrollato questo fenomeno. La stampa mi pare piuttosto ben attenta a non amplificare troppo i danni dall’illegalità diffusa alimentata dal governo di centrosinistra». E la Toscana? Oggi sono ospiti 10.631 profughi e richiedenti asilo, duemila in più rispetto a luglio. Quasi 750 strutture e 225 comuni coinvolti. Il modello rimane quello dell'accoglienza diffusa e dei piccoli numeri senza grandi concentrazioni. C’è chi guarda alla Regione come l’esempio da seguire, chi invece registra continue proteste, dalle amministrazioni ai cittadini. Bisogna continuare su questa strada o cambiare? «Altro che piccoli numeri senza concentrazioni. In molte realtà si sono dislocati immigrati in numero clamorosamente sproporzionato rispetto alla popolazione residente. Le scelte dei luoghi, anche nelle città,sono operate senza criterio: in molti casi si è scelto zone già critiche, magari vicino a scuole o asili. Con i cittadini che hanno protestato perché in balia delle regole create per ospitare queste persone. Io credo che il modello adottato in Toscana sia piuttosto l’emblema del sistema dell’accoglienza in Italia, studiato alla perfezione ma solo per soddisfare gli appetiti delle cooperative che guadagnano soldi pubblici. In tutto questo sono lasciati in secondo piano persino i servizi per gli stessi immigrati, scadenti per garantire un maggior introito a chi gestisce l’accoglienza». Lei ha lanciato una proposta di legge parlamentare di iniziativa regionale – legge «Taglia Business» – per obbligare i soggetti che si occupano di offrire vitto, alloggio e attività a rendicontare tutte le spese sostenute. Questo perché il giro d’affari sull’accoglienza nel 2016 si aggira intorno ai 4 miliardi, e c’è chi può approfittarne. Come è già successo. La richiesta di maggiore trasparenza, è una priorità? «Credo che le norme sulla trasparenza non facciano altro che bene. Soprattutto penso che l’accoglienza in Italia sia diventata quello che è oggi perché per molti rappresenta un business su cui lucrare. Fermando questo riusciremo anche a limitare il fenomeno degli sbarchi incontrollati. Qualunque azienda che ottiene un finanziamento pubblico in un qualsiasi altro settore deve presentare carriole di documenti per dimostrare come ha speso i soldi. Non si capisce perché non debba essere così anche per chi lavora nell’accoglienza. Crediamo sia una proposta di buonsenso che tutti possano condividere e su cui abbiamo aperto una petizione online al link (qui per approfondire, Ndr)». Secondo un recente studio della Fondazione Leone Moressa, il 7,2% dei contributi alle casse dello Stato nel 2015 arrivava da stranieri: più di 6,5 miliardi di euro. In Toscana (con 173mila contribuenti nati all’esterno) quasi il 5% del totale dell’Irpef lo scorso anno è stato versato da stranieri. Tenendo conto di questi dati e che i regolari non comunitari, sul territorio nazionale, ammontano oggi a 4 milioni (potenzialmente in forte aumento e per la maggior parte giovani), gli immigrati possono essere una risorsa? «La relazione regionale sanitaria 2015, presentata nei giorni scorsi, dice che gli stranieri residenti in Toscana sono circa 400.000 e costituiscono il 10,6% della popolazione, in percentuale maggiore rispetto al resto d’Italia, dove gli stranieri sono l’8,3%. Il fatto che solo il 5% del gettito arrivi dagli stranieri ci conferma ciò che sosteniamo, e cioè che una grande fetta di immigrati non è tracciata perché irregolare. Purtroppo il saldo economico resta negativo per quasi tutti i cittadini. Gli unici che ci guadagno sono i "professionisti dell'accoglienza": gli immigrati sono una grande risorsa solo per le coop che ci lucrano sopra senza nemmeno rendicontare i contributi ricevuti. Non dimentichiamo poi che buona parte della "ricchezza" prodotto da questi immigrati non resta in circolazione in Italia, ma viene inviata nei paesi di origine. Detto questo, respingiamo le accuse di razzismo dei buonisti: non abbiamo niente contro chi, quando in Italia c'era maggiore ricchezza e possibilità di lavoro, rispettando le regole è arrivato da noi e si è integrato pagando le tasse e cercandosi una casa. Diciamo solo che oggi non c'è lavoro per i nostri ragazzi e non possiamo permetterci quindi di accogliere nuovi immigrati finché le condizioni economiche resteranno queste. E comunque, anche quando le condizioni economiche saranno migliori, chi verrà qui dovrà rispettare le nostre regole e le nostre tradizioni. Chi viene per delinquere non sarà mai gradito».

 

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