Tipografo, sarto, barbiere, commesso, sindacalista nessun mestiere manca all’appello durante tutta la sua gioventù. Finirà per lottare in America, protagonista delle proteste contro l’ingiusta condanna di Sacco e Vanzetti. Eppure, quest’uomo dai modi semplici era nato nel Mugello più profondo, per la precisione a Le Caselle, frazione del comune di Vicchio da Torquato bolognese e dalla mamma mugellana Vittoria. Il suo rapporto con il Mugello fu comunque di breve durata; qui crebbe e fece le scuole, ma a 15 anni il padre rimasto vedovo lo riportò nella natia Emilia.
Felicani a Bologna s’appassionò alle idee anarchiche e intraprese collaborazioni giornalistiche firmando con lo pseudonimo Gavroche. Arrestato per le sue idee, preferì emigrare in Svizzera e poi in America a Cleveland e New Jork dove s’arrabattò, ancora, con i mestieri più disparati. Divenne tipografo a Boston acquistando una piccola tipografia, “The Excelsior press” dove lavorò tutta la vita e pure direttore di periodici anarchici, dimostrando sempre un odio profondo per tutte le guerre, per il fascismo, per l’oppressione verso gli immigrati e i più deboli.
Si avvicinò ai dissidenti antifascisti in esilio diventando amico di Gaetano Salvemini, ma anche di Sacco e Vanzetti. In loro difesa, fu protagonista principale nell’organizzazione della protesta a sostegno della loro innocenza raccogliendo anche tanto prezioso materiale poi donato alla Boston Public Library.
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Morì a Boston il 20 aprile 1967, molto lontano e non solo geograficamente da quel Mugello campagnolo dov’era venuto tranquillamente alla luce.
(tratto dal mio libro FURONO PROTAGONISTI, da maggio 2019 nelle librerie del Mugello)