Una scalata sul Monte Sagro con la bandiera dell’ANPI e con una pergamena recante un famoso testo di Pietro Calamandrei adattato per l’occasione si svolgerà oggi sabato26 agosto. Questa la reazione delle Sezioni ANPI di Borgo San Lorenzo e Barberino di Mugello a seguito del gesto di un professore di Carrara, tale Manfredo Bianchi.
Il signore in questione, già denunciato dall’avvocatura della Regione Toscana sulla base delle leggi che puniscono l'apologia di fascismo ha postato nei giorni scorsi sul suo profilo facebook una foto che lo ritrae mentre sventola una bandiera della RSI (Repubblica di Salò) sul Monte Sagro nelle Alpi Apuane, proprio di fronte al paese di Vinca e proprio nei giorni in cui ricorre l’anniversario dell’omonimo eccidio.
La zona si trova sulla linea gotica ed era conosciuta per essere sotto il controllo dei partigiani, essendo i vari valichi spesso percorsi dalle staffette che permettevano il collegamento con le squadre presenti sugli altri versanti.
Fra il 24 e il 27 agosto del 1944 avvenne a Vinca una delle più atroci stragi nazifasciste in Toscana, insieme a quelle di Sant'Anna di Stazzema. A Vinca furono 173 le vittime per mano dei soldati nazisti di Reder fiancheggiati dai fascisti delle brigate nere di Carrara.
ANPI con questa scalata simbolica ha voluto dunque esprimere la propria vicinanza alla popolazione di quelle zone, ai sopravvissuti di quelle stragi che ancora ricordano con orrore quei giorni, rispondendo con decisione allo sconsiderato gesto di questo professore che offende la memoria della Resistenza e dei tanti innocenti caduti per mano nazifascista,.
A portare la bandiera dell’’ANPI sarà Saverio Zeni, escursionista e conoscitore delle Apuane nonché editore di OKMugello.it, che si è reso subito disponibile nei confronti dell’Associazione Partigiani d’Italia, e che percorrerà il sentiero che porta alla cima del Monte Sagro con altri volontari che si stanno unendo in queste ore. Il gruppo che salirà sul Monte Sagro lascerà un gagliardetto della Sezione ANPI di BSL, gagliardetto che verrà poi ritirato in una ideale staffetta dai membri della Sez. ANPI di Casola-Fivizzano il giorno dopo, domenica, quando questi faranno lo stesso percorso per commemorare a loro volta le vittime dell'eccidio di Vinca.
Con questo gesto simbolico ANPI vuole ricordare le vittime e riaffermare quanto siano attuali i valori della Resistenza in un momento in cui vediamo riaffiorare nel nostro paese ed in Europa simboli e atteggiamenti fascisti. Gesti come quello di Bianchi non possono che essere immediatamente condannati. Non è accettabile che si offenda così la dignità di chi ha combattuto e lottato per la libertà di noi tutti, anche di chi cerca di ridurre a semplice “opinione” il reato di apologia del fascismo, condannato dalla legge della Repubblica, e dalla Costituzione nata dalla Resistenza.
Questo il testo stampato sulla pergamena, riadattato da Epigrafe a Kesselring di Pietro Calamandrei
A seguire la sintesi dell'eccidio di VincaL’hai avuta, camerata la foto al monumento che costruimmo noi italiani ma con che pietra si costruì a deciderlo toccò a noi.
Non coi sassi affumicati degl’inermi borghi come Vinca, straziati dallo sterminio nazi-fascista non colla terra dei cimiteri dove anziani, donne e bambini riposano in serenità non colla neve inviolata delle Alpi Apuane non colla primavera di queste valli non con il calore del sole che ti guardò salire sul Monte Sagro.
Ma soltanto col silenzio del torturati più duro d'ogni macigno soltanto con il marmo di questo patto giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono per dignità e non per odio decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo che tu hai voluto rappresentare.
Su questo Monte se vorrai tornare ai nostri posti ci ritroverai morti e vivi collo stesso impegno popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre RESISTENZA
I soldati dell'Aufklärungs-Abteilung 16 arrivarono al paese di Vinca nella prima mattinata del 24 agosto, salendo da Monzone, mentre altre colonne accerchiarono la zona dalle valli sul versante della Garfagnana e da quello di Carrara. Una volta bloccato l'accesso al villaggio, i Nazifascisti iniziarono a uccidere gli abitanti rimasti (quasi tutti vecchi ed invalidi poiché chi poteva era fuggito nei boschi) e a saccheggiare e bruciare le case. Un centinaio di brigatisti neri di Carrara guidarono le SS lungo i sentieri nei boschi limitrofi per trovare la popolazione civile, che vi si era rifugiata all'arrivo dei convogli.
Il giorno seguente, molti degli abitanti che erano riusciti a rifugiarsi altrove tornarono in paese per cercare cibo, seppellire i morti e salvare quanto potevano dalle case in fiamme. Vennero colti di sorpresa dall'improvviso ritorno dei Nazifascisti, che fecero ancora più vittime del giorno precedente ed estesero il rastrellamento a tutte le zone vicine.
Le vittime accertate furono 173: molti cadaveri vennero rinvenuti nudi, decapitati o impalati, compreso un feto strappato al ventre della madre uccisa. Alcune testimonianze riportarono che gli aguzzini avevano un organetto che facevano suonare mentre uccidevano passando di casa in casa, dettaglio questo comune ad altre stragi perpetrate in zona. (fonte Wikypedia)
[email protected] fb: ANPI Borgo San Lorenzo