1 APR 2025
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Barberino, venerdì 28 febbraio. Ascanio Celestini in “Rumba – l’asino e il bue”

Un uomo controcorrente, perché pur essendo ricco, scelse non solo di essere povero, ma di farsi servo dei poveri. Un cavaliere che non...

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Ascanio Celestini in “Rumba – l’asino e il bue” Ascanio Celestini in “Rumba – l’asino e il bue” © Massimiliano Miniati
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Appuntamento imperdibile quello di venerdì 28 febbraio al Teatro Corsini di Barberino con Ascanio Celestini in “Rumba - L'asino e il bue”

Francesco si chiama Giovanni. Nasce da una madre francese quando il padre sta in Francia a vendere stoffe pregiate. Così lo chiamano “francesco”, insomma un figlio francese che si legge tanti libri della letteratura cavalleresca. Diventa cavaliere o vorrebbe diventarlo, va in guerra, ma finisce in galera. Quando esce dal carcere deve ricostruire le case dei nobili che il popolo ha cacciato da Assisi e impara a fare il muratore. Così diventa il santo che impara a ricostruire la Chiesa di Dio in terra. Ma se Francesco nascesse nel 1982 invece che ne nel 1182? Se tornasse povero in un parcheggio di un supermercato? Quale presepio farebbe tra i cassonetti dell’immondizia?

Un uomo controcorrente, perché pur essendo ricco, scelse non solo di essere povero, ma di farsi servo dei poveri. Un cavaliere che non volle più fare la guerra e che, da frate, in tempo di crociate, si recò in Terra Santa predicando la pace e la fratellanza. «Ma perché Francesco ci affascina ancora dopo otto secoli? E dove lo troveremmo oggi? Tra i barboni che chiedono l’elemosina nel parcheggio di un supermercato? Tra i facchini africani che spostano pacchi in qualche grande magazzino della logistica?» Ponendosi queste domande, nei panni del personaggio-narratore, Ascanio Celestini racconta il Francesco di oggi, che trova i propri personaggi in strada, tra le case popolari, tra coloro che, oggi come ieri, nessuno vede. A Francesco si deve anche l’invenzione del Presepe, che il santo allestì per la prima volta a Greccio: «Nella notte di Natale del 1223 Francesco ha fatto, in quel piccolo paese, il suo primo presepe. Un bue, un asino e una mangiatoia. Niente altro. Serviva mostrare che Gesù era nato povero. In un paese povero, un posto di poveri.» Celestini dedica uno dei suoi racconti a Francesco, il santo che scelse di servire i poveri e nel 1223, a Greccio, creò il Presepe.

Abbiamo già applaudito Ascanio Celestini al Giotto di Vicchio in “Laika” (2016), in  “Pro patria “(2011) e “Pueblo” al Corsini (2018)

Lo abbiamo visto al cinema tra gli altri in “Mio fratello è figlio unico”, di Daniele Luchetti, “Questione di cuore”, di Francesca Archibugi e “Tutti giù per aria”, di Francesco Cordio

Da non perdere assolutamente!

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