E’ diventata ormai la pietra miliare di un patrimonio di valori sociali e cultura solidale, nata dal cuore di chi ha conosciuto con gli occhi dell’innocenza i tragici effetti del disastro del Vajont. Una pagina di storia italiana che si intreccia a quella locale cui nessuno, a Barberino Tavarnelle, vuole rinunciare o dimenticare e che l’incontro vero, inclusivo, con gli amici di Longarone avvenuto oltre sessant’anni fa ha trasformato in un inarrestabile flusso di emozioni che continua a coinvolgere, stimolare interesse e impegno civico nel tessuto cittadino, nel mondo della scuola e delle associazioni.
Anche quest’anno è stata una folta delegazione di cittadine e cittadini del territorio di Barberino Tavarnelle, solidi e longevi amici della comunità di Longarone, a prendere parte alla tradizionale camminata nei luoghi della memoria del Vajont, l’iniziativa che, organizzata dal Comune di Longarone, dall’associazione Vajont Il futuro della memoria, dalla Fondazione Vajont con il patrocinio del Parco naturale delle Dolomiti friulane, delle Dolomiti Patrimonio mondiale Unesco e del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, richiama ad ogni edizione migliaia di persone da tutta la Penisola.
Un’occasione di arricchimento umano che non esaurisce mai il suo vigore, un’opportunità di socializzazione e movimento che la comunità di Barberino Tavarnelle ha scelto di vivere e condividere organizzando una trasferta nei giorni scorsi per rinsaldare la forte relazione di vicinanza e affetto che la lega a Longarone. Passo dopo passo, camminando fianco a fianco, tra i sentieri di Casso, Erto, Castellavazzo e Longarone, tra i comuni più colpiti dall’onda che il 9 ottobre 1963, complici l’acqua e la frana del monte Toc, divenne nemica della vita, devastando i centri abitati del fondovalle veneto e causando circa duemila vittime.
“La nostra è un’amicizia duratura, sincera, che travalica ogni confine di tempo e di spazio – commentano le cittadine di Barberino Tavarnelle Giuliana Barbetti, Grazia Daddi e Armida Niccolai - con gli amici di Longarone” ci siamo conosciuti quando avevamo poco più di 9 anni, nel lontano 1964-65, un anno dopo il drammatico disastro del Vajont e non ci siamo più lasciati”.
Ogni volta che ci incontriamo – aggiungono – si apre lo scrigno del ricordi, un ritorno al passato ma anche uno sguardo positivo, animato da stima e fiducia, rivolto all’essenza della vita, alla costruzione di un filo, quello della solidarietà, che ha intessuto relazioni e le ha rafforzate nel tempo, ora basta guardarsi negli occhi, anche in silenzio, per sentirsi più uniti e forti, rendersi consapevoli che lo stare insieme, il supporto reciproco, lo scambio costante non ci mancheranno mai ed è su questi fondamenti che baseremo il futuro della nostra amicizia, siamo molto contente anche del sostegno del Comune, del coinvolgimento degli studenti e delle studentesse e della collaborazione con il Comprensivo Don Lorenzo Milani, istituto con il quale sono stati realizzati negli anni dei progetti e che ci auguriamo possano proseguire e trovare nuove strade formative e culturali”.
Tra gli amici di Longarone anche l’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fontani che si è recato in visita in Veneto insieme ad una cinquantina di cittadini del territorio.
I Percorsi della Memoria si sono sviluppati lungo tre tracciati di difficoltà e lunghezze diverse. La camminata, non competitiva, ha permesso di percorrere tratti di strade interrotti o distrutti nel disastro del Vajont che collegavano la valle del Piave alla Valcellina, tracciati ricchi di storia come la vecchia strada del Colomber nella forra del Vajont, il Trui dal sciarbon e il Troi de Sant’Antoni, le gallerie, il ponte tubo, la cava dei Pascoli, l’intero coronamento della diga, e attraversare la frana del Toc e gli antichi borghi di Erto e Casso.
La storia dell’amicizia tra Tavarnelle e Longarone
Era l’aprile del 1965 quando un gruppo di studenti di terza e quarta classe della scuola elementare del Morrocco, frazione dell’allora Comune di Tavarnelle Val di Pesa, si recò in visita a Longarone per esprimere vicinanza e affetto ai coetanei sopravvissuti alla tragedia della diga del Vajont. Protagonisti furono le bambine e i bambini di una scuola di campagna, che non avevano mai messo piedi oltre il proprio territorio né avevano idea di cosa volesse dire spostarsi in treno.
Gli studenti furono accompagnati da una maestra appassionata e sensibile Anna Cetica e una direttrice altrettanto rivoluzionaria, Lea Verdi, purtroppo venute a mancare entrambe, che si opposero alle regole del tempo e organizzarono la visita scolastica che sarebbe diventata poi esemplare, passata alla storia come la prima gita italiana educativa di supporto solidale ai più deboli. Da allora i bambini di Tavarnelle e Longarone non si sono mai lasciati, sono cresciuti anno dopo anno, divenendo adulti insieme nel ricordo di quanto condiviso, organizzando visite e occasioni culturali, sportive e momenti di aggregazione reciproca.