Benzina e diesel, nuovi prezzi nel 2026: come ti colpiranno le accise © N. c.
Dal 2026 cambiano le accise su benzina e diesel: il gasolio costa di più e i prezzi alla pompa avranno un impatto diretto sui consumatori.
Nel corso del 2025 i prezzi medi di benzina e gasolio in Italia hanno toccato i livelli più bassi degli ultimi tre anni. Secondo quanto riportato dal presidente dell’Unem, Gianni Murano, nel documento ufficiale Preconsuntivo energia e mobilità 2025, il costo medio della benzina è stato pari a 1,733 euro al litro, mentre il gasolio si è attestato su 1,652 euro al litro, con un risparmio di circa 8-9 centesimi rispetto all’anno precedente.
Ma lo scenario cambierà dal 1° gennaio 2026, quando entreranno in vigore nuove accise previste dalla legge di bilancio, che provocheranno un rialzo del prezzo del gasolio di 3 centesimi al litro. Un adeguamento che punta a ridurre la forbice tra benzina e diesel, storicamente più ampio, e che andrà a incidere in particolare sui consumatori che si affidano ai veicoli a gasolio.
Prezzi, consumi e fonti: come si è chiuso il 2025 per energia e carburanti
Il bilancio dell’anno in chiusura restituisce un quadro misto, con dati stabili sulla domanda energetica ma in calo per alcuni comparti strategici. In totale, la richiesta di energia in Italia nel 2025 è stata pari a 142,1 Mtep, con una variazione minima del -0,3% rispetto al 2024. A registrare una discesa più significativa sono state le emissioni di CO2, diminuite del 13% rispetto al 2021, un indicatore utile a leggere i lenti segnali di transizione.
La fonte principale resta il petrolio, che mantiene il primo posto con una quota del 37%, seguito a poca distanza dal gas naturale, fermo al 36,5%. Male, invece, le rinnovabili, che perdono quasi un punto percentuale a causa di un calo netto della produzione idroelettrica (-20%).

Sul fronte dei carburanti, i consumi petroliferi nel 2025 sono scesi complessivamente del 2,8%, spinti al ribasso soprattutto dal tracollo della petrolchimica, che ha perso 1 milione di tonnellate (-37%).
Hanno invece tenuto i prodotti destinati alla mobilità. La benzina ha registrato un +3,8%, mentre il jet fuel ha segnato un incremento del +2,2%. Al contrario, soffre ancora il bunker marino (-15%) per via della scarsa competitività dei porti italiani e della contrazione dei volumi nei trasporti via mare. Sul fronte delle importazioni di greggio, l’Africa si conferma la principale fornitrice dell’Italia, con una quota del 42%, e con Niger e Senegal tra i nuovi partner.
Cosa succede dal 2026: accise, mercati globali e ritardi nella transizione
Il 2026 sarà l’anno in cui cambieranno le accise sui carburanti, con l’obiettivo di riequilibrare il costo tra benzina e gasolio. L’aumento del prezzo del diesel di 3 centesimi al litro, annunciato con la manovra economica, riduce una differenza storica tra i due carburanti e porterà conseguenze dirette su famiglie e imprese, soprattutto nei trasporti.
Secondo l’analisi Unem, il mercato globale del petrolio mostra ancora segni di stabilità, nonostante i conflitti geopolitici e le sanzioni. Gli Stati Uniti restano il primo produttore mondiale, con 21 milioni di barili al giorno, mentre la Russia, nonostante le pressioni internazionali, si mantiene su 10 milioni di barili al giorno.
La domanda globale di petrolio è stimata in crescita: si prevede un incremento fino a 105,5 milioni di barili al giorno nel 2026, con quasi tutto il rialzo (98%) concentrato nei Paesi non-Ocse. Si tratta di numeri ancora molto simili a quelli registrati vent’anni fa, a conferma del fatto che la transizione energetica non sta avanzando con la velocità dichiarata nel dibattito pubblico.
In Europa, il ritmo è analogo: i volumi e i consumi rimangono sostanzialmente stabili, segno che la sostituzione strutturale delle fonti fossili richiederà tempi più lunghi e scelte più radicali. La forbice tra obiettivi teorici e realtà economica si fa sempre più evidente.
Nel frattempo, il calo dei prezzi registrato nel 2025 può considerarsi un’anomalia in un trend più ampio di volatilità e rincari strutturali. Chi oggi paga meno, già dall’inizio del 2026 vedrà aumentare il conto. La differenza tra diesel e benzina sarà più ridotta, ma il costo finale tornerà a salire, con impatto diretto sui bilanci delle famiglie e delle imprese che si muovono su gomma.


