Biomasse, la storia si ripete. Il Tannino, i castagni e una lettera © n.c.
Una bella lettera e ricostruzione storica che riceviamo da un lettore. Un contributo tutto da leggere, perché la storia (a volte) si ripete:
Ci furono 70/80 anni fa “interessi” che fomentarono la costruzione della fabbrica del “ tannino ” a Ripa, proprio a fianco di dove sorge ora l’attuale Ospedale di Borgo. Si riconosce bene perché ancora ha la sua ciminiera illuminata di notte, a ridosso dell’eliporto dell’ospedale, e i piloti devono fare degli atterraggi da nord (passando sopra alla stazione ferroviaria) “per scansare tale ciminiera nelle manovre”, e chi sa gli accidenti che gli mandano.
E’ l’unica ciminiera rimasta di Borgo, dopo che furono demolite negli anni 80 quelle bellissime delle fornaci Brunori, per far posto ai palazzi condominiali a sud della ferrovia, e capannoni artigianali a nord. Le fornaci Brunori di tipo Offman con le loro ciminiere e pennacchi di fumo, erano il maggior polo produttivo, che per quasi 100 anni diedero lavoro (e di che campare) a diverse centinaia di Borghigiani.
Furono attive e produttive fino a circa la metà degli anno 60, e poi cessarono dopo le peripezie del proprietario. Rimasero lì abbandonate con le magnifiche ciminiere fino agli anni 90, poi abbattute per gli insediamenti PRG suddetti. La ciminiera del Tannino fu invece lasciata su come “archeologia industriale” anche se qualitativamente e a livello dimensionale, costruttivo ed estetico, è struttura molto più ridotta e scadente (rispetto alle ciminiere delle fornaci Brunori).
Il tannino o “acido tannico” prodotto in tale stabilimento di Ripa costruito nel 1936 e rimasto attivo solo 15 anni circa), serviva per l’uso conciario delle pelli, e veniva estratto dai tronchi (il famoso terriccio con tannino per concimare i vasi di fiori). In quegli anni nel disinteresse generale, se non con l’unico interesse del proprietario della fabbrica, fu fatta una sistematica “strage di castagni”, anche quelli piantati nell’anno 1000 a Moscheta da San Giovanni Gualberto, quando edificò l’omonima abbazia per sfamare la gente di montagna.
Infatti a tutt’oggi dopo quasi 70 anni dalla chiusura dello stabilimento del tannino, recandosi nei boschi sopra Moscheta si trovano ancora ceppi enormi di diametro di 8/10 metri, ossia castagni di 1000 anni fa, abbattuti per il “tannino” e trasportati a Borgo perché tale acido venisse da loro estratto.
La produzione del famoso marrone IGP Mugellano è stata quest’anno 2016 di 6.000 tonnellate; 80 anni fa (prima degli abbattimenti indiscriminati di castagni) era di 100.000 tonnellate, quindi si vede e si sente la differenza (il 94% in meno). La fabbrica del tannino come sopra detto, ebbe vita breve (meno male altrimenti non c’erano più castagni nel Mugello e Alto Mugello) e rimase come cattedrale nel deserto; negli anni poi, è stata via via attorniata dalle costruzioni del Borgo che si è dilatato verso tale direttrice.
Anche nel caso della produzione di tannino, non fu valutata bene la quantità di legno che serviva per farla produrre a regime, non era stata calcolata la quantità di legno di castagno necessario, e neppure gli anni di esaurimento.
….. E veniamo alla centrale a biomasse di Petrona: Servirebbero 96.000 tonnellate annue di legno di residui forestali, ma il Mugello ne potrà produrre, forse, solo poche decine di tonnellate, e le altre, verranno scarrozzate con camion da altre parti d’Italia????? Con quali costi???? Con quale inquinamento???? Dov’è il vantaggio per gli abitanti del Mugello???
Ci siamo dimenticati del caso fotocopia del tannino e (pervicacemente) si vuole costruire un’altra cattedrale nel deserto, inquinante e dannosa per l’ambiente, che anziché benefici porterà danni. Ma la storia non insegna proprio nulla nel Mugello e ai suoi abitanti???? Non bastano già come inquinanti i fumi dell’impianto di Faltona, che anche quando c’è bel tempo creano nebbia densa e stratificata in tutta la valle????
Si vogliono aggiungere anche quelli mefitici della centrale a biomasse (che di bio non ha NULLA) di Petrona.???? Lettera Firmata



Vico
Quindi servono circa 10.000 ha di bosco da tagliare ogni anno ,dico bene ? Perch se cos la fattibilit non regge. A proposito di tannino ,i danni che provoc tale industria furono enormi e ancora se ne vedono le tracce. Ero poco pi di un ragazzo,ma ricordo bene la fabbrica che fu aperta a Crespino sul Lamone.Fu distrutto irrimediabilmente un antico mulino ad acqua,quello delle cascate di Valbura. La fabbrica rimase aperta pochi anni,per fortuna, e non ho mai capito se questo fu dovuto alla fine della materia prima o altro.Ricordo benissimo come aveva ridotto le limpide acque del fiume,divenute di color testa di moro e l'estinzione di quasi tutti i pesci.Incontrando a pesca di trote il mitico Postino di Marradi ,ci sedemmo sconsolati su di un masso e mandammo tanti accidenti alla fabbrica che dopo pochi anni chiuse.
ALDO GIOVANNINI
Diagnosi perfetta del lettore;non pende un capello, sia dal lato storico sia dal lato produttivo. Mi ricordo che 30 anni orsono feci una ricerca sulla fabbrica del Tannino per un uno studente di Firenze, che doveva stilare la sua tesi proprio sul ricavato del legno cio il "tannino". La copia non la ritrovo. Peccato.