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Bitcoin in Nigeria: ecco il fenomeno che spaventa il governo nigeriano

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Bitocoin Nigeria Bitocoin Nigeria © n.c
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Bitcoin, si sa, è stato e continua ad essere un fenomeno a dir poco rivoluzionario nel mondo della finanza e del digitale. In Nigeria però la sua portata rivoluzionaria la si può definire letterale: a partire da fine 2020, vari movimenti antigovernativi e di protesta hanno adottato Bitcoin come moneta per autofinanziarsi. E ciò non piace ovviamente al governo di Abuja.

Ma l’adozione di larghe fette della popolazione nigeriana di BTC non è solo appannaggio dei rivoltosi, anzi, questo è oramai un fenomeno in costante aumento e che copre l’intero suolo nazionale. Ciò però non dovrebbe sorprendere, poiché dal boom delle criptovalute degli ultimi anni la stessa Italia ha visto la nascita di programmi per trading di bitcoin automatico et similia, come ad esempio Bitcoin Code, sito per utile ad investire su questo asset.

Tornando però a quanto dicono gli analisti, quello che sta accadendo in Nigeria ha dell’incredibile. Per dare un’idea dell’aumento esponenziale di trading di criptovalute nel paese c’è bisogno di guardare a dati: se a fine 2020 la Nigeria aveva infatti un volume di trading in bitcoin pari a 648 milioni di dollari, questo volume si è alzato fino a 2,4 miliardi nel maggio 2021.

E tutto questo senza contare il traffico di BTC che passa in sordina, non registrati.

La situazione socio-economica nigeriana

Diversi fattori hanno fatto sì che il trading di bitcoin in Nigeria arrivasse a un livello tale da dare più di una rogna al governo centrale.

Innanzitutto, è giusto ricordare al lettore italiano che in un Paese come la Nigeria il cambio di valute (e in questo caso, di criptovalute) è una prassi comune. Nel grande paese africano è infatti comune avere uno o più parenti all'estero che provvedono per le famiglie rimaste nelle proprie città, paesi e villaggi di origine, e ciò avviene tramite l'invio di una valuta straniera. Questa valuta viene inviata generalmente tramite l'utilizzo di istituti finanziari, come banche nazionali o servizi specializzati come quello offerto dalla Western Union.

Ora, l'utilizzo del Bitcoin ha aiutato molto sotto questo punto di vista l'invio delle rimesse dei migranti. Con BTC infatti è possibile inviare in maniera istantanea denaro da una parte all'altra del mondo e i costi sono decisamente irrisori se comparati alle commissioni imposte dai grandi enti finanziari che si occupano di ciò. Inoltre, nonostante l'enorme volatilità del Bitcoin, esso risulta comunque più appetibili della naira nigeriana, il quale soffre fortemente per l'inflazione a cui è soggetta il Paese e che ha portato la moneta nazionale a una svalutazione del 30% in tempi recenti.

Oltre a tutto questo però, c'è anche un'altra cosa che ha spinto molti nigeriani a usare BTC: proteggere i propri beni dalla repressione governativa.

Le proteste in Nigeria e la sicurezza data da Bitcoin

A partire da fine anno è cresciuto in Nigeria un movimento anti-poliziesco e anti-governativo, fatto da cittadini comuni e organizzazioni popolari stanche della violenza della polizia e della corruzione dilagante nel paese.

Questo movimento eterogeneo è riuscito sin da subito a raccogliere il supporto di migliaia di persone in tutto il mondo e tantissime sono state le donazioni provenienti dall'estero per portare avanti la causa. Purtroppo però, ciò ha attirato la furia delle autorità, le quali hanno provveduto gradualmente a chiudere la maggior parte dei conti bancari legati ad enti o personaggi di spicco facente parti di questo movimento.

La repressione finanziaria portata avanti dal governo ha quindi spinto la maggior parte dei protagonisti di questa vicenda verso l'utilizzo di raccolte fondi e depositi in BTC. Ciò è dato dal fatto che la tecnologia a supporto delle criptovalute fa in modo che queste non possano essere soggette a Banche centrali o azioni repressive, in quanto criptati e impermeabili a questi abusi di potere.

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