Il discorso del sindaco Omoboni per il 25 Aprile:
Difendere la democrazia e la libertà di un popolo: questo è il significato del passato, del presente e del futuro del 25 aprile.
Una festa universale, non di una parte, una festa di tutti, una festa nazionale.
Una festa che deve unire. Le polemiche rischiano di oscurare i valori e l'eredità della Liberazione, della Resistenza, di diventare un pretesto per scontrarsi: ma a chi giova tutto questo? Temo solo a chi non si riconosce nei nostri valori.
“Non sono d'accordo con la tua idea, ma sono pronto a battermi al prezzo della mia vita perché tu possa esprimerla sempre in libertà, ci insegna Sandro Pertini.
E anche quando le idee individuali possono non essere le stesse, sui valori della nostra storia, del nostro futuro noi abbiamo il dovere di trovarci uniti, Anpi e Comune, per dire ancora una volta con forza che Borgo San Lorenzo è antifascista.
E non diamo per scontato quello che ogni anno riusciamo a fare: in un comune lombardo il sindaco ha vietato ai ragazzi delle scuole di cantare “Bella ciao” perché troppo divisiva; in un comune della provincia di Torino è stata negata la piazza all'Anpi.
Sono segnali gravi, a cui dobbiamo rispondere con impegni precisi che vadano nella giusta direzione.
Firmeremo come Unione dei Comuni il Patto antifascista proposto dalle Anpi del Mugello.
La Regione Toscana ha messo nello Statuto il richiamo alla resistenza e all’antifascismo: l’articolo 3 viene integrato, diventando: "La Regione promuove, difende e pratica la memoria della Resistenza e l'antifascismo come principio ispiratore fondante, in opposizione a ogni sistema politico e di principi dittatoriale o autoritario, che riproponga metodi propri del fascismo". Un richiamo forte su cui costruire una convivenza sociale e civile.
Lancio una proposta: perché non farlo anche a Borgo San Lorenzo, inserendo lo stesso richiamo nello statuto comunale?
Se siamo in questa piazza, ancora una volta, è soprattutto per confermare il nostro impegno comune, contro ogni atteggiamento di indifferenza.
Al binario 21 della stazione di Milano, quello dal quale partivano le deportazioni degli ebrei, oggi la parola indifferenza potrebbe essere sostituita con una nuova, tremenda parola: equidistanza.
La Resistenza ci ha insegnato che esiste il giusto e lo sbagliato, e che dobbiamo avere il coraggio di scegliere da che parte stare.
Non ci può essere equidistanza tra un popolo aggredito e uno stato invasore.
Non ci può essere equidistanza quando un candidato che avrebbe potuto governare un paese come la Francia viene dalla destra più estrema.
Non ci può essere equidistanza se si è partigiani, oggi come 80 anni fa.
La libertà che ci hanno consegnato in Mugello le Brigate Lavacchini, Fanciullacci, Rosselli, Garibaldi, Caiani e tante altre, ci impone di aprire gli occhi e guardare attentamente ciò che sta accadendo alle porte dell’Europa.
Ha ragione la nostra cittadina onoraria Segre: «Quando canteremo Bella Ciao, non potremo che pensare al popolo ucraino. Che si è svegliato e ha “trovato l’invasor”.
Ma penseremo anche ai tanti popoli aggrediti e alle persone in fuga dai loro paesi: ancora oggi sono 59 le guerre in corso nel mondo. Sono più di 80 milioni le persone in fuga da guerre, persecuzioni e disastri naturali, fame, circa 34 milioni i minorenni. Dallo stesso confine da cui giustamente vengono lasciati passare gli ucraini, tra Bielorussia e Polonia, dalla fine del 2021 ci sono persone respinte, in un limbo drammatico, abbandonate a se stesse, al freddo, vittime dei peggiori maltrattamenti.
Come ci ricorda il nostro Presidente Mattarella: “il 25 aprile deve essere un appello alla pace: alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza”.
Questo 25 aprile, dove per la prima volta nella storia sul nostro gonfalone trova posto la medaglia d’oro al merito civile, lo dedico al popolo ucraino e a tutti i popoli dimenticati che resistono, che non si arrendono, per la loro dignità, per la loro libertà.