25 MAR 2025
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Bullismo in Mugello, vale la pena parlarne

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Bullismo in Mugello, vale la pena parlarne Bullismo in Mugello, vale la pena parlarne © n.c.
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Cos’è il bullismo? Una serie sistematica di prevaricazioni, abusi e soprusi messe in atto da parte di un bambino/adolescente definito “bullo” - o da un gruppo di bulli - nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole: la vittima. Il fenomeno è ben noto e studiato da anni, e tutti ne conoscono la definizione, gli effetti e le dinamiche. Proprio per questo, però, a volte sembra essere percepito come superato, come un qualcosa che è stato sconfitto e, dunque, non può più presentarsi nelle sue forme classiche. Nei giorni passati la Redazione è venuta a conoscenza che nel Mugello sarebbe stato registrato un caso di bullismo: e sono notizie come queste che devono invitare ad una riflessione obbligata. Un bambino, che chiameremo Lorenzo, sembra essere da tempo la vittima designata di un gruppo di coetanei, che in un modo o nell’altro – con gesti oltre i limiti dell’educazione, per non dire della decenza – sta seriamente portando all’esasperazione una situazione da non sottovalutare: i genitori starebbero cercando di muoversi come possono in più direzioni, la scuola invece minimizzerebbe o addirittura cercherebbe di tacere sulla vicenda. Così come si è scelto di non rivelare il nome del ragazzino, non lo si farà nemmeno con quello della scuola o dei familiari in questione. Quello che  ci preme scrivere, perché ne vale la pena e perché è necessario, è questo: sul becero fenomeno del bullismo non c’è nemmeno da discutere, il punto da sottolineare è che per sconfiggere questa piaga il silenzio e i tentativi di minimizzare non solo non risolvono nulla, ma hanno l’effetto contrario. Ossia da una parte far chiudere in se stesso Lorenzo; dall’altra far credere ai bulli che aver detto o fatto o minacciato certe cose non sia da condannare, ma da giustificare. Lorenzo – un bambino certo con la voglia di imparare, studiare e crescere serenamente – starebbe vivendo male il comportamento scellerato dei suoi (presunti) compagni di classe, e di conseguenza il chiudersi in un bolla di solitudine e paura per lui, giorno per giorno, risulterebbe più facile. Perché i bambini così fanno: si chiudono in se stessi, aprendo poi la strada a diversi disturbi comportamentali, quando chi dovrebbe garantirli e proteggerli non lo fa. E su quanto tutti all’interno del mondo scuola debbano essere parimenti seguiti e incentivati, lo ha già dimostrato a suo tempo un’insospettabile prete di campagna, dal carattere un po’ impetuoso,  innamorato dei monti del Mugello e dei suoi ragazzi di Barbiana. Il bullismo è una macchia. Contrariamente a quello che si pensa è una persecuzione ripetuta del più debole contro il più forte: perché chi attacca è debole, e cerca di legittimarsi attraverso la prevaricazione di un altro. In tutto questo la scuola e i genitori degli interessati hanno una responsabilità enorme. “Mio figlio? Ma non può essere faccia cose del genere”, “Nelle mie classi il bullismo? Non sono mai accaduti episodi di questo tipo”. Sono frasi del genere, negazioniste e presuntuose, che alimentano il fenomeno: non si prendono concreti provvedimenti per evitare scandali, accuse e per non intaccare una certa reputazione. E’ questa la maniera  più giusta di arginare e sconfiggere il bullismo? Crediamo di no.

 

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Commenti 1
  • Gianfranco

    Che gli insegnanti tacciano un classico. Questo comportamento omissivo degli adulti ancora pi grave e spesso legato ad una conoscenza superficiale del fenomeno "bullismo". Questo consiste in una serie specifica e sistematica di atti contro un soggetto debole da parte di un bullo con il consenso indiretto di altri gregari. Nella maggioranza dei casi oltrepassano i confini della violazione penale e gli episodi andrebbero denunciati senza indugio.

    rispondi a Gianfranco
    mer 4 novembre 2015 08:44