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Intervista al Cardinale Ernest Simoni. Trent’anni di martirio in nome di Cristo

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Intervista al Cardinale Ernest Simoni. Trent’anni di martirio in nome di Cristo Intervista al Cardinale Ernest Simoni. Trent’anni di martirio in nome di Cristo © n.c.
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Pubblichiamo in esclusiva su OKMugello una lunga intervista al Cardinale Ernest Simoni, realizzata dal giovane autore Guido Scatizzi, in occasione della sua visita a Luco Di Mugello l'8 giugno scorso.

Venerdì 8 giugno, Luco di Mugello era in festa: il parroco di S. Pietro, don Cristian Comini, e il popolo tutto ha avuto la grazia di accogliere, nuovamente in mezzo a loro, Sua Eminenza il Cardinale Ernest Simoni. L’occorrenza di questa preziosa visita è stata la processione in onore del Sacro Cuore di Gesù, preceduta da una solenne S. Messa e partecipata da uno stuolo di fedeli. Le luci, i drappi e i vividi colori dell’infiorata hanno adornato le strade del paese, creando un’atmosfera carica di devozione. In tale circostanza, si è propiziata l’occasione per una intervista al porporato (per la quale si è riconoscenti alla Segreteria dell’Arcivescovo, che coadiuva anche il Cardinal Simoni): questi ormai ha visitato più volte il Mugello e vi è particolarmente affezionato, proprio perché, terra di campagne e colline, gli ricorda l’amatissimo suolo natale. ~ Eminenza Reverendissima, innanzitutto la ringrazio per l’opportunità che ha inteso concedermi. Iniziando il nostro colloquio, vuole ripercorrere i tratti per lei più significativi degli anni, assai tristi, della prigionia? Dal 1945 in Albania iniziò un programma di persecuzioni e fucilazioni contro la fede cristiana, perpetrato dal regime comunista di Enver Hoxha. Volevano colpire in special modo noi cattolici, che eravamo istruiti e preparati, spesso all’estero, e potevamo quindi “tener testa” alle menzogne dell’ideologia marxista. Di molti compagni di seminario e amici solo io sono sopravvissuto, ma non per meriti miei, perché ho ricevuto questa grazia dal Signore e della SS. Madonna, che intercede per chi le si affida. Nel 1963 scattò l’arresto anche per me, sacerdote cattolico dedito al proprio gregge. Da quel momento iniziarono torture e violenze, in celle di pochi metri cubi, sporche e senza finestre. Con ogni mezzo (spie, microchip, ricatti e promesse) tentarono di farmi venir meno alla promessa di fedeltà al Signore e alla Chiesa, ma invano. Fui condannato a morte, poi la condanna si tramutò in anni di prigionia e lavori forzati. In questo lungo tempo, sono riuscito a celebrare clandestinamente la S. Messa, a memoria, sfruttando ciò che potevo recuperare: briciole di pane e acini d’uva spremuti erano sufficienti per il sacrificio eucaristico. La preghiera era il mio sostegno e la fonte di ogni speranza. Pregavo, pregavo, pregavo. Anche per i miei carcerieri, perdonando quanto stessero commettendo. Prego ancora, per gli aguzzini miei e di tutto il popolo albanese, ogni giorno durante la S. Messa. Invoco su di loro la misericordia di Dio, sono quelli che ne hanno certamente più bisogno. Quanto a me, ho perdonato di cuore, come spero che un giorno il Signore perdoni anche a me i miei peccati. ~ E alla fine di questo martirio è arrivata la porpora… Tempo prima che ricevessi quest’onore, mi trovavo nel Santuario di Vicoforte, a Mondovì. Qui il rettore, discepolo di padre Pio (grande santo e profeta!), dopo che ebbi celebrato la S. Messa mi disse per tre volte: “La Madonna ti ama molto”. Pensai: “Io, uomo indegno…”, insomma ero titubante a queste parole. Pochi giorni dopo andai a Pistoia, per celebrare la S. Messa della comunità albanese, e dalla televisione è arrivato l’annuncio del Santo Padre: don Ernest Simoni Troshani è Cardinale di Santa Romana Chiesa. “Impossibile, ha sbagliato nome il papa, dev’esserci un omonimo!”, esclamai. Invece era proprio così. ~ Cardinal Simoni, un aspetto saliente del suo ministero, prima di sacerdote e ancora di cardinale, riguarda l’esorcismo: ci vuole raccontare la sua esperienza in una materia che appare spesso oscura o trascurata?

Fin da sacerdote novello è capitato che qualche malato avesse necessità. Usavo, come tuttora, il rituale in latino, con l’esorcismo di Leone XIII che aveva visto, durante la S. Messa, milioni e milioni di anime uscire dagli inferi. Quando ho cominciato a fare l’esorcista, andavo sempre in giro con il SS. Sacramento in una teca sul petto, perché avevo timore e volevo che Gesù fosse mio scudo e difesa. Ricordo che un giorno, nel Santuario di S. Antonio, i francescani (perché io sono francescano!) mi mandarono in soccorso a una donna posseduta, trattenuta da sei uomini per la forza degli spasmi con cui si divincolava: ho fatto l’esorcismo e le ho toccato la gola; così ella si è calmata e ha cominciato a perdere sudore e lacrime. Anche per questo motivo, quando mi arrestarono fui accusato di fare “sortilegi dell’Oriente” (così la polizia politica considerava gli esorcismi). Bisogna sempre tener presente che più di tutto vale la fede viva, come disse Gesù alla donna che cercava le sue cure: «Fides tua te salvam fecit». E ancora, il comando che Gesù ha dato di andare in tutto il mondo a predicare il Vangelo, guarire i malati, cacciare i demoni e risuscitare i morti; ha dato quindi alla Chiesa, tramite i vescovi, la potenza di scacciare gli spiriti impuri. In quest’opera mirabile, la SS. Madonna intercede per noi «ut acies ordinata», come esercito potentissimo.

~ Eminenza, in una recente conferenza presso la Pontificia Università Gregoriana lei ha fatto riferimento ad esperienze soprannaturali vissute nel corso della sua vita, anche prima della terribile prigionia: come interpretare questi segni?

Quando ero giovane prete, avevo la responsabilità di cinque parrocchie: vita spirituale fiorente, giovani e anziani che si accostavano regolarmente alla confessione e alla comunione, lontani dalle mode e dall’immoralità. Cercavamo di vivere, per quanto possibile, santamente. Vennero dunque ad arrestarmi e mi dissero che avevano registrato tutte le mie omelie, che ero colpevole di alto tradimento, poiché invitavo la mia gente a morire per Gesù, a seguirlo fino alla fine: questa è stata la grande accusa che mi è stata mossa contro, oltre ad altre più “politiche”. Prima dell’arresto però, vi furono delle premonizioni. In Albania, innanzi la festa di S. Antonio, si usava fare le “preghiere dei tredici martedì”: ci si svegliava alle due di notte, si veniva in chiesa e si pregava, attenti a non farsi scoprire dai comunisti che volevano distruggere tutte queste devozioni e tradizioni molte sentite. Una notte, all’elevazione durante la S. Messa che stavo celebrando, il popolo vide la statua del santo lacrimare e sudare, goccia a goccia. Io non ho visto niente, ma i fedeli lo comunicarono a monsignor Çoba [amministratore apostolico, ndr] ed egli mi disse che era accaduto anche in un altro santuario e si augurava che questi segni non fossero presaghi di sventure per la Chiesa in Scutari. Ancora, sei giorni prima del mio arresto venne da me un uomo di Tirana, turco ma sposato con un’albanese, dicendomi che il figlio era precipitato dal terzo piano ed era dato per spacciato dagli esperti medici della capitale. Dopo giorni il ragazzo si era risvegliato, aveva chiesto di mangiare e aveva detto che una voce lo aveva esortato a mandare offerte nella chiesa di Barbullush, dove ero parroco. Così il padre mi portò tre bottiglie di olio di oliva, per alimentare la lampada del SS. Sacramento. Questo fu sicuramente l’episodio che più fece infuriare i comunisti: la scienza di regime arresa dinnanzi a un prodigio (apparentemente) inspiegabile.

~ Eminenza, lei risiede orami stabilmente a Firenze e, compatibilmente con i suoi impegni internazionali, visita con regolarità diverse realtà della nostra Arcidiocesi, come il carissimo Mugello (ove tra l’altro vive una folta comunità albanese): quale il legame con questo territorio? Qualche impressione su questi “anni fiorentini”?

Amo il popolo dell’Albania e amo l’Italia, per la costante e speciale vicinanza di Dio a questa terra, in tutta la sua storia. Il legame con Firenze è originato dal fatto che, da ventotto anni, qui abita mio nipote. Così, quando sono stato chiamato a questa… “situazione ecclesiastica” (mai avrei pensato!), mancando una sede cardinalizia in Albania ed essendo io cardinale ultraottantenne, ho avuto la grazia di essere accolto a Firenze, con amore, da Sua Eminenza il Cardinal Betori e sono rimasto presso mio nipote. Il Signore anche in questo luogo mi ha chiesto di celebrare la S. Messa, compiere esorcismi e ha operato tramite me, suo indegno servo, alcune grazie: guarigioni e liberazioni, come anche rendere la fertilità a donne che avevano problemi a procreare. Vado in tutte le parrocchie e comunità ecclesiali dove mi invitano, stanti i molteplici impegni all’estero: in agenda ho già Colonia, Cuba, Honduras, Messico, Brasile, Filippine…

~ Perdoni la sfrontatezza: ma chi le dà la forza?

La SS. Madonna! È lei che fa tutto [sorride gioviale, ndr]. Per lei, sono un giovane di novant’anni!

~ Per concludere, vorrebbe rivolgere un particolare indirizzo di saluto ai fedeli tutti delle terre mugellane?

Certamente: una preghiera specialissima per voi tutti. Raccomando la recita dei tre rosari alla SS. Madonna, la fedeltà e la continenza nel matrimonio, la dedicazione totale al Sacro Cuore di Gesù e alla Divina Misericordia. Ai giovani dico: attenti a mammona, essa è lo strumento che Satana usa per sedurre voi che siete il futuro, della Chiesa e del mondo. La sua “avventura” più grande è convincere tutti gli uomini che non esista il peccato, che non esista il Demonio, in modo da applicare a costoro il suo giogo terribile. Ricordiamoci che l’amore infinito è solo Dio, la sua legge sono i dieci comandamenti e con questo noi abbiamo tutto. Rammentiamoci anche che tre sono gli elementi della contemporanea perdizione: consumismo, che stordisce la fede; materialismo, che stordisce l’anima legando tutto al terrestre; modernismo, che è lo strumento di Satana per corrompere l’umanità ed aprirle le porte dell’Inferno. Come ci insegna il Magnificat: «et misericordia eius a progenie in progenies/timentibus eum». «Timentibus»: dobbiamo avere un sacro timore di Dio, al modo indicatoci anche dal Salmo: «Initium sapientiae timor Domini», la vera sapienza è il timore del Signore, il quale è amore infinito, come ci ha rivelato Gesù. D’altronde «sine me nihil potestis facere»: solo lui è la Via, la Verità e la Vita.

Per chi volesse conoscere più approfonditamente la vita e le opere del Cardinale Ernest Simoni, si segnala l’uscita della nuova edizione (5a) del libro: Mimmo Muolo, Don Ernest Simoni. Dai lavori forzati all’incontro con Francesco, Milano 2018 (pp.141, €12.50), rinnovellato dalla Postfazione di S.E.R. il Card. Giuseppe Betori, di cui forniamo un estratto.

«Un uomo di Dio, un martire della fede in Cristo Gesù. Tutta la vita di Ernest Simoni è stata ed è ancora oggi testimonianza di fedeltà assoluta al Signore […]. La sua porpora è rossa del sangue già versato per Cristo e per i fratelli nelle prigioni e nelle miniere dove tutti i giorni, in condizioni disumane e sempre a rischio della vita, celebrava la Santa Messa a memoria».

Guido Scatizzi

 

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