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La Distilleria Deta: risponde alle accuse: “L’azienda è un esempio virtuoso".

Abitanti di Vico d'Elsa contro la distilleria Deta per il progetto di una ciminiera da 60 metri.

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ls distilleria Deta ls distilleria Deta © ufficio stampa
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La Deta, storica distilleria della Valdelsa, vuole alzare a 60 metri il camino dello stabilimento e gli abitanti di Vico d'Elsa preoccupati creano subito un comitato contro.
Una convivenza che in periodo di grande sensibilità ambientale diventa problematica. A Vico i residenti sono preoccupati oltre che per l'ambiente per la loro salute a causa di quel pulviscolo nero che si deposita ovunque.
Dalle rilevazioni Arpat si scopre poi che nell'aria è stata rilevata una criticità per pulviscolo che deriva dalla combustione della produzione di alcolici.
La soluzione per eliminare questo problema è ciò che non piace. Ovvero quel progetto di ciminera di 60 metri che eviterebbe che i fumi si depositino sui terrazzi e sulle finestre di Vico d'Elsa. E' anche la revisione dei giorni di produzione della distilleria a preoccupare dato che passerebbero da 150 a 300.  

Da qui nasce il Comitato contro messo su in pochi giorni  per avere un dialogo unitario con le Istituzioni e l'azienda. I cittadini pensano ad un progetto alternativo che tenga conto della loro salute e dell'ambiente e dicono decisamente no al nuovo fumaiolo che spregerebbe tutta la zona amata e decantata a livello mondiale con San Gimignano e Certaldo lì, appena oltre la collina.

E mentre quelli del comitato contano ogni giorno su nuovi iscrittiche discutono su come fermare lo scempio arriva a sstretto giro di mail la dichiarazione di Deta.

“Le porte della Distilleria Deta sono sempre state, e continueranno, a essere aperte per tutti coloro che desiderano conoscere la nostra realtà e il processo produttivo. Un processo che, da anni ormai, mette al centro la sostenibilità ambientale, la green economy e la valorizzazione del territorio. È con questo spirito, convinti della nostra storia e di ciò che siamo, che rinnoviamo la nostra disponibilità ad incontrare chiunque abbia voglia di confontarsi con noi per rendersi conto di quale sia veramente la nostra realtà, abbia domande e voglia di conoscere quali sono i veri progetti futuri dell’azienda”. Comincia così la nota stampa di Distilleria Deta, storica azienda di Barberino Tavarnelle, produttrice dal 1926 di grappe e liquori che chiarisce alcuni punti legati al suo futuro.

Diciamo no alle dichiarazioni allarmistiche. “Da mesi putroppo – affermano da Deta - si susseguono e vengono diffuse informazioni distorte sulla nostra distilleria e sul nostro modo di lavorare, con dichiarazioni allarmistiche e prive di fondamento. Vogliamo sottolineare in maniera chiara che il presente e il futuro di Deta andranno sempre di più nella direzione della sostenibilità ambientale e della riduzione delle emissioni, accreditandoci tra le distillerie più green in Italia. È un percorso iniziato nel 2018, quando abbiamo costruito su nostra decisione volontaria il nuovo depuratore delle acque, investendo 2,6 milioni di euro per realizzare un impianto tra i più performanti nel settore, grazie al quale è possibile restituire acque di lavorazione ben depurate all’acquedotto consortile di Poggibonsi con caratteristiche qualitative molto migliori rispetto ai limiti imposti dalle leggi”.

Dal nuovo depuratore delle acque al nuovo impianto di depurazione fumi. “A seguito di un lungo dialogo avviato nel 2019 e basato su ampi studi diffusionali condivisi e validati dagli specialisti di ARPAT e della Regione Toscana – prosegue la nota – per aumentare i possibili giorni di produzione fino a 300 e contestualmente ridurre i limiti emissivi attualmente autorizzati, gli enti coinvolti hanno prescritto l’installazione di un nuovo elettrofiltro e un camino di 60 metri”.

Un elettrofiltro per abbattere le emissioni. “Deta – continua la nota - per adempiere a questa prescrizione e per abbattere le emissioni, ha già acquistato investendo oltre 1 milione di euro un nuovo e moderno elettrofiltro il quale è pronto per essere installato. Deta si è già impegnata, come prescritto dagli Enti coinvolti, nella progettazione del nuovo camino, per una commessa di circa 500 mila euro. Purtroppo, ad oggi, il Comune di Barberino - Tavarnelle non ha ancora rilasciato i titoli necessari per realizzare questi miglioramenti tecnologici, nonostante l’azienda potesse essere in grado di realizzare il nuovo impianto entro il novembre 2020. Un ritardo che ci ha impedito di lavorare in maniera più efficiente, sia dal punto di vista economico che dell’impatto ambientale.

“È ovvio che questi ritardi burocratici si ripercuotono negativamente sia nell’interesse del territorio che dell’azienda, che comunque continua a dare lavoro a 40 persone e che dal 2018 al 2020 ha stabilizzato contratti di lavoratori che prima erano “precari”. Il permetterci di realizzare questi miglioramenti, contestuali alla ottimizzazione delle lavorazioni, ci consentirà di continuare in questa direzione di crescita sostenibile e di proseguire il percorso virtuoso che ci porterà a divenire un modello esemplare di economia circolare, così tanto auspicato dagli indirizzi europei e nazionali”.

 

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