Questa la lettera che il sindaco di Dicomano, Stefano Passiatore, ha ricevuto da una sua giovane concittadina, e che ha deciso di rilanciare:
Caro Sig. Sindaco,
spero che possa trovare il tempo di leggere questa piccola lettera che le rivolgo, mi chiamo *********** e ho 26 anni, sono stata “adottata” da questo Comune ormai da tre anni, convivo con il mio ragazzo (nativo del posto) vicino alla piazza di Dicomano. Da quando riveste il suo ruolo l’ho sempre reputata una persona molto limpida, schietta, si impegna giornalmente in una mansione non facile e così scontata come la danno molti. Ha tutta la mia stima.
In questo momento difficile per tutti noi lei non manca di farci sentire la sua vicinanza, lavora per far sì che tutto funzioni, prende decisioni nel suo piccolo non semplici e banali. Grazie.
Io sono nativa del Comune di Pelago, a Borselli, un piccolo paesino vicino al passo della Consuma.
E come tutti quelli che non si trovano a casa propria mi sento in dovere di rivolgerle un mio pensiero che ho da giorni.
Sono chiusa in casa da venerdì 13 Marzo, esco una volta a settimana per fare una spesa ragionevole che non mi comporti il dover uscire ulteriormente nell’arco della settimana, sono andata in farmacia due settimane fa per comprare gel igienizzante e mascherine. Le dico tutto questo non per sentirmi dire “Brava”. So di esserlo. Sto facendo quello che il mio Comune e il mio Stato mi hanno richiesto. Mi sto impegnando.
Non le nascondo che è difficile, e talvolta faticoso rispettare una regola così banale, perché se ci pensiamo bene ai nostri nonni avevano chiesto di peggio. Il mio bis nonno ha fatto sia la prima che la Seconda guerra mondiale, mentre dopo cento anni a me è stato chiesto di restarmene chiusa in casa al caldo, con un divano, una tv, un libro. Non sarebbe giusto neanche lamentarsi se si compara le due cose, ma si sa: l’uomo è l’unico essere vivente perennemente insoddisfatto.
Una delle cose che faccio spesso è affacciarmi alla terrazza, o alla finestra, innamorarsi di un raggio di sole, fissare la vicina che stende i panni con precisione, e poi sentire una campanella suonare in una scuola vuota come lo è un po’ anche il mio cuore.
In tutto questo, intorno a me, vedo veramente poca, pochissima collaborazione. Pochi sono quelli chiusi in casa come me. L’altro giorno mentre andavo a fare la mia spesa settimanale ho visto gente seduta sulle panchine, per lo più signori anziani. Qui nella mia via, negli ultimi giorni, i parenti vengono a salutare i residenti “perché per Pasqua non ci si vede, ci siamo fermati a fare un saluto”. Questi due dei diversi esempi che le potrei portare…
Mi stavo chiedendo sig. Sindaco, sono scema io a starmene chiusa in casa?
Io bramo il giorno in cui finalmente mi sarà concesso di poter tornare nel mio paesino a salutare anche se solo da lontano i miei genitori, mia nonna, mia sorella… Come immagino tutti desiderino questo!
Ma perché non vengono rispettate le regole?
Perché ci ostiniamo a credere che tutto questo sia un gioco: un “Mosca cieca” in grande stile, dove noi siamo quelli bendati che vaghiamo ignari e liberi, mentre il virus ci vede bene e non risparmia nessuno?
Vorrei che gli altri facessero come me, anche se so che non è semplice, vorrei che si impegnassero come mi sto impegnando io. Più sto a casa oggi, prima tornerò al lavoro domani... Spero.
Ho bisogno di lavorare. Prima di tutto questo avevo dei progetti, un futuro che stavo cercando di costruire insieme al mio ragazzo, adesso si è tutto “congelato” fino a non so quando, ce la faremo a riprenderci? A mantenere il nostro lavoro? A poter portare avanti i progetti che faticosamente stavamo cercando di costruire?
Mi fa tanta rabbia sapere che ci sono persone a cui non importa della mia incolumità e del mio futuro, mentre io sto chiusa qua dentro per rispettare la loro incolumità e il loro futuro. Mi scusi lo sfogo e se mi sono dilungata troppo, spero che trovi il tempo di leggere queste mie righe, e che in qualche modo nel suo piccolo lei possa ammonire ulteriormente quelle persone che si ostinano a “fare come gli pare”.
La ringrazio per il tempo dedicatomi, le auguro una serena Pasqua a lei e a tutta la sua famiglia.