Il Ravone è un torrente, affluente del Reno, che dagli anni Sessanta scorre sotterraneo lambendo il centro di Bologna. Per mezzo secolo è rimasto placido e tranquillo sotto strade e case, ma in un anno e mezzo è "esploso" e ha allagato una parte della città. La causa, si legge, è una quantità di pioggia mai vista, ma molti bolognesi sono arrabbiati perché, affermano, il fiume sotterraneo non è mai stato manutentato.
E sotto le strade di Firenze cosa succede?
In molti, dopo questi fatti, si sono preoccupati, ricordando che sotto la città scorrono, invisibili e sconosciuti ai più, diversi corsi d’acqua "tombati". Si tratta di un retaggio pericoloso di una vecchia concezione urbanistica che considerava facile e pratico gettare una colata di cemento su un fiume per ricavare una strada, costeggiata da case e giardini.
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Oggi "sotterrare" i fiumi è vietato, ma prima che la legge mettesse un freno al mattone e all'asfalto, specie negli anni Cinquanta e Sessanta, decine di torrenti e canali sono stati inghiottiti dalle città. A Firenze e provincia se ne contano una trentina, per un totale di circa cinquanta chilometri di reticolo. Ce ne sono di grandi e di piccolissimi, spesso poco più che rigagnoli nei periodi di siccità, ma molto meno rassicuranti nei momenti di piena o quando l’Arno ingrossato ne rallenta il deflusso.
I torrenti e canali che scorrono sotto i nostri piedi vengono manutentati o rischiamo di fare la fine di Bologna si domandano in molti e la risposta cerco di darla rispolverando un mio vecchio articolo in cui chiesi, ottenendo questa risposta al comune di Firenze. (era il 2016).
"In base alla legge la manutenzione dei tratti tombati dei corsi d’acqua viene affidata a chi l'autorizza e trae beneficio dalla loro realizzazione".
Ovviamente, visto che sopra ai tombamenti si trovano soprattutto strade, giardini e piazze pubbliche, l’ente in questione è quasi sempre il Comune.
"La manutenzione – continuano da Palazzo Vecchio – viene fatta dai nostri tecnici. Ci sono poi alcune eccezioni come i tratti assimilati a fognature affidati a Publiacqua oppure alcuni percorsi brevi, sottopassi più che vere tombature, affidati ad altri enti, come per il Mensola e il Mugnone".
Il più importante corso d'acqua interrato di Firenze è il torrente Affrico, che scorre nascosto sotto la città, da via Righi fino alla foce nell’Arno. Sebbene sia oggi invisibile ai fiorentini, è ancora ben vivo nella memoria di chi lo ricorda scoperto: la sua copertura avvenne gradualmente, a partire dagli anni Sessanta fino agli anni Settanta. Esistono molte fotografie d'epoca, reperibili online, che lo mostrano come appariva quando era ancora completamente esposto.
Per chi ne conserva il ricordo, un simbolo particolarmente evocativo è il ponte Baroni, che un tempo univa le due rive e sorgeva più o meno dove oggi si trova la rotatoria tra i viali De Amicis, Mamiani e Duse. Oggi, il torrente percorre circa 2,8 chilometri sotto il piano stradale, prima di gettarsi nell'Arno all’altezza del lungarno Colombo, dove dal 1956 si trova una colonna commemorativa, purtroppo trascurata, con la scritta: "Il torrente Affrico cantato da Giovanni Boccaccio dalla sorgiva Fiesole qui si getta nell’Arno."
Spesso, anche chi passeggia lungo l’Arno ignora la foce dell'Affrico; non stupisce, perché spesso vi si trova solo un rigagnolo d’acqua, e nelle stagioni più siccitose è persino possibile camminarci dentro, inoltrandosi nel tunnel che corre sotto il lungarno per un breve tratto, finché il buio non impedisce di proseguire.
Dentro il fiume, fino a qualche anno fa, sorgeva addirittura un campeggio abusivo, dove vivevano in baracche fatiscenti circa 40 persone, in prevalenza allontanate dall'ex bocciofila. Sebbene il campeggio sia stato smantellato, molti non si sono mai del tutto allontanati dalla zona. Ci fu anche un incendio doloso appiccato dentro il grande tubo per far fuggire chi vi abitava; persino i Vigili del Fuoco, intervenuti sul posto, rischiarono di rimanere soffocati. L'incidente sollevò dubbi anche sulla carenza di ossigeno all'interno, dando l’idea che forse il tunnel che inghiotte l’Affrico, lungo quasi tre chilometri, potrebbe presentare interruzioni in qualche tratto. Eppure, dal momento della tombatura fino al 2017, nessuno sembra aver verificato le condizioni di questo passaggio sotterraneo.
Nel 2017, dopo un incendio all'interno della foce del torrente Affrico, il Comune promise un’ispezione del tunnel dal lungarno Colombo fino al Salviatino, poiché la tragedia di Livorno, avvenuta poco prima, aveva portato alla luce la vulnerabilità di corsi d’acqua sotterranei in caso di piogge intense. L’incendio, appiccato per allontanare persone che vi si erano rifugiate, causò il rischio di asfissia per i Vigili del Fuoco intervenuti, segnalando una possibile carenza d’ossigeno e suscitando il dubbio di interruzioni nel flusso d’aria lungo i 2,8 chilometri del torrente tombato.
Personalmente, ho esplorato alcuni metri di questo tunnel a partire dalla foce, riscontrando un percorso intricato tra rifiuti, in parte trasportati dal torrente stesso, e tracce evidenti di insediamenti temporanei: bivacchi con materassi, masserizie varie e resti di elettrodomestici, probabilmente rubati, come televisori, motorini, console e computer, portati qui per essere smontati in tranquillità. La presenza di questi rifugi improvvisati e la mancanza di interventi segnalano un’area in cui la sicurezza sembra lontana dalle priorità di monitoraggio, sebbene i rischi idrogeologici siano noti.
Storici ricordano che già nel 1844, in occasione di una violenta alluvione, fu l’esondazione dell’Affrico, e non dell’Arno, a causare il grave allagamento del centro storico di Firenze: le acque del torrente penetrarono infatti nel cuore della città passando da piazza Beccaria.
Tornando a 2017 si legge in una nota stampa del comune di Firenze che il 17 novembre "ha preso il via questa mattina l'ispezione dell’Affrico, con un piccolo macchinario robot dotato di telecamere che permette di verificare le condizioni anche in luoghi dove l’uomo non può entrare. Il tratto ispezionato è risultato abbastanza pulito e senza particolari rifiuti ingombranti portati dalle piene. Erano presenti al sopralluogo tecnici e responsabili di Publiacqua, il sindaco Dario Nardella e l’assessore all’ambiente Alessia Bettini.
"La sicurezza idraulica del nostro territorio non è un optional ma un aspetto centrale della nostra politica ambientale – le parole di Nardella riportate nella nota del Comune -. Per questo da anni abbiamo intrapreso azioni di monitoraggio di tutta la rete idrica della città, senza tralasciare canali e torrenti minori".
L'Assessore all'ambiente Alessia Bettini aggiunse che: "oggi sono stati ispezionati i primi 600 metri dell'Affrico, nei prossimi giorni le ispezioni proseguiranno lungo tutto il canale sotterraneo e poi sul Mensola. Iniziamo una sperimentazione che poi diventerà un lavoro strutturato. Il lavoro di mappatura servirà a programmare eventuali lavori di protezione civile e prevenzione”.
In quell'occasione fu anche spiegato dall'amministrazione a chi competono le manutenzioni dei corsi d'acqua.
Per quanto riguarda i corsi d'acqua scoperti la manutenzione è affidata al Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno, per i canali Macinante e Goricina che non rientrano nel reticolo di gestione regionale affidato al Consorzio di Bonifica la manutenzione è a carico del comune di Firenze ed è in corso di definizione una convenzione per l'affidamento dell'attività di manutenzione al Consorzio.
Gli altri fiumi interrati a Firenze
Per completare la panoramica degli altri fiumi che scorrono sotto l'asfalto di Firenze, va ricordato che è chiuso nel suo tratto finale anche il torrente Mensola, che nasce a Mulinaccio nella piccola valle fra i poggi di Maiano e Vincigliata nel comune di Fiesole e che, prima di sfociare in Arno, ha però un ulteriore tratto aperto dove l’acqua può scorrere libera.
Diversa la situazione a Firenze sud del fosso di Ricorboli, piccolo ma interrato per un lungo tratto dagli anni Cinquanta e che raccoglie le acque dalle colline di Santa Margherita a Montici. Scorre sotto il viale Giannotti e sfocia in Arno a monte del ponte Da Verrazzano. Difficile credere che chi abita sopra a questo corso d’acqua abbia idea della sua esistenza!
Leonardo da Vinci, sempre in questa zona, parla del Rivo Corbuli, che discendeva dalla collina di Montici verso l’attuale piazza Ferrucci, percorrendo quella che oggi è via di Ricorboli.
Ma l’elenco dei fiumi segreti è davvero lungo.
C’è il fosso di San Gervasio, che arriva da San Domenico, scende fino a viale Volta e si riversa nel Mugnone, interrato negli anni Cinquanta.
Il Riofriccioli è un fiumiciattolo, anzi poco più di un rivolo sconosciuto ai più, il cui corso è per un tratto parallelo all'Affrico, di cui è affluente. Scorreva accanto a esso e, all’altezza di via Campo d’Arrigo, fu interrato dando luogo alla prima parte di via Fratelli Bandiera.
C'è poi il Pellegrino, citato da Boccaccio nel Decamerone nella novella in cui Calandrino cerca le pietruzze dell'invisibilità. Questo fosso incontra il Mugnone e si dirige verso Porta San Gallo e il centro città.
Lo stesso Mugnone, al tempo di Leonardo da Vinci, venne deviato dal suo letto originale per essere spostato verso valle, ovvero dal retro della Fortezza da Basso lungo Porta al Prato fino a Lungarno Vespucci. Successivamente fu deviato nuovamente lungo il Fosso Macinante, fino a confluire in Arno al Ponte all’Indiano, dopo aver lambito interamente le Cascine e attraversato il Barco.
Il Terzolle (terzo miglio della via Cassia dall’allora Florentia), che scende da Cercina, riceve l'acqua dal fosso dell'Arcovada, che scende dalla collina di Montughi. Questo tratto del Terzolle scomparve alla vista dei fiorentini in parte nel 1908 e in parte dopo la Prima Guerra Mondiale, quando arriva vicino a piazza Dalmazia e in via Vittorio Emanuele II.
Nell'attuale via Ponte alle Mosse scorreva invece il fiume Rifredi, anch’esso affluente del Terzolle.
Nella zona di Firenze nord troviamo anche il fosso della Lastra, che scorre sotto una parte dell'attuale complesso didattico di viale Morgagni, e il Santa Maria.
Nel centro di Firenze scorreva il torrente Scheraggio, che deve il suo nome a San Pier Scheraggio, la Chiesa presso gli Uffizi distrutta nel Cinquecento per creare la Galleria. Scorreva lungo la prima cinta muraria.
Numerosi inoltre i corsi d'acqua che transitano presso le colline di Poggio Imperiale, Pian dei Giullari, Erta Canina e le Due Strade (fosso di Gamberaia, fosso di Carraia, fosso di San Rocco, fosso del Pellegrino, fosso dell'Erta Canina e del Gelsomino): alcuni si dirigono verso l'Arno, alimentando la celebre fabbrica delle acque di San Niccolò, mentre altri si dirigono verso la Greve.
In tutto si contano circa trenta fiumi segreti di Firenze che scorrono sotto i nostri piedi.
Dopo l'ispezione dei primi 600 metri dell'Affrico, l'ispezione promessa per gli altri quasi tre chilometri è stata eseguita? Chi controlla tutti questi fiumi segreti? Chi ne fa la manutenzione? Quali sono le loro condizioni? C'è il rischio che a Firenze possa succedere quello che è successo a Bologna con il Ravone?
Domande che molti si pongono...