Nei giorni scorsi (clicca qui) OK!Mugello ha pubblicato una lettera appello di Marika Corso. Ora alcuni lettori di OK!Mugello (che ci chiedono di uscire come 'lettera firmata' ma dei quali OK!Mugello ha naturalmente i riferimenti) inviano alla redazione questa risposta: La signora Marika Corso, ospite della struttura denominata “Il Forteto” dal 1983 fino al 2008, ha rivolto un invito a tutte le vittime di abusi patiti in quella comunità affinché siano banditi “atteggiamenti astiosi” e possa realizzarsi per tutti una “vita dignitosa”. La premessa è senz'altro condivisibile, ma la lettera necessita, per amor di verità e per completezza di informazioni, di alcune precisazioni, anche perché la vicenda Forteto si dipana in una lasso di tempo che va dalla fine degli anni Settanta fino alla sentenza definitiva del 1985, purtroppo disattesa, e ben oltre (solo dal 2012 non verranno più affidati minori a questa struttura). Perciò è semplicistico e ingiusto non fare distinzioni, come dice la signora Corso, fra “carnefici pentiti” e persone che, una volta uscite, “hanno fatto la loro vita senza denunciare”, esponendo così le vittime successive ai medesimi abusi. In realtà le denunce c'erano state, eccome se c'erano state! La prima risale addirittura al 1978, a carico di Fiesoli e Goffredi. Purtroppo la giustizia in Italia non è sempre uguale per tutti, soprattutto quando sono coinvolti anche esponenti della partiti politici e della magistratura. Non a caso una mamma si rivolse al Corte europea di Strasburgo, ottenendo pieno riconoscimento dei propri diritti, mediante un risarcimento di ben 200 milioni di lire (nel 2000). E proprio i risarcimenti costituiscono il tema centrale della lettera, in quanto produrrebbero, secondo la signora, sentimenti di astio fra le vittime esasperando i rapporti e minando la loro unione. Tale appello, condivisibile, risulta però omissivo del fatto che la signora Corso, a differenza della maggior parte delle vittime, ha già usufruito di un risarcimento di centotrentamila euro (nel 2017) e ha ricevuto altresì concreto supporto nella ricerca del lavoro, cosa che non è accaduta ad altre sue compagne di sventura. Purtroppo, occorre sottolineare che ancora oggi molte persone, meno conosciute della signora Corso, che è stata anche ospite nel salotto di Barbara d'Urso, non hanno avuto risarcimenti né sono state inserite in un contesto lavorativo, per quanto faticoso come quello della signora, che dichiara di alzarsi prima all'alba. Dunque, se è vero che “tra le vittime non ci sono fortunati” poiché tutte hanno conosciuto abusi e maltrattamenti, è altrettanto vero che qualcuno ha potuto in qualche modo ristorarsi con i soldi ricevuti dal procedimento penale e si è inserito nella vita lavorativa, viceversa altri stanno ancora lottando con il solo obiettivo di condurre una vita decente, se non dignitosa. C'è anche chi non si accontenta di ciò che ha avuto e briga per avere di più: l'egoismo e la mancanza di solidarietà purtroppo fanno parte della natura umana. E' auspicabile che la giustizia sia applicata in modo equo, visto che è già tanto in ritardo. Ad oggi, grazie anche al lavoro del Commissario Marzetti c'è da sperare che ciò avvenga. Lettera firmata da un gruppo di cittadini