
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di protesta contro il Forteto scritta da otto soci rimasti all’interno della coop in ambito professionale ma comunque parte del fronte accusatorio. Si denuncia un cambiamento che non c’è mai stato, una discontinuità millantata a parole e mai realizzata nel concreto. Questo, malgrado il nuovo Cda presieduto dal Presidente Ferdinando Palanti, il recente organigramma studiato dal manager ad interim Marco Aiazzi e un fronte anti-commissariamento tuttora compatto. Il testo integrale:
Presidente Palanti, di nuovo a scriverle in quanto molto preoccupati della presa di posizione della dirigenza, espressa nel comunicato stampa di sabato 16 luglio, a commento della sentenza di appello della settimana scorsa. Si scriveva: «L’assoluzione con formula piena di Stefano Pezzati, presidente della cooperativa per un lunghissimo periodo avvalora la convinzione della completa estraneità della cooperativa ai fatti addebitati ad alcuni soci o ex soci, confortandoci sulla bontà del lavoro fatto finora dando un’ulteriore spinta nella strada intrapresa». Consideriamo grave, con una sentenza che riconosce e conferma la precedente, il coinvolgimento della cooperativa ai fatti attribuiti, che la dirigenza strumentalizzi «l’assoluzione con formula piena» di Stefano Pezzati senza minimamente e colpevolmente preoccuparsi delle responsabilità dell’ex presidente, tale che oggi l’azienda è chiamata a rispondere in solido per un valore di oltre ottocentomila euro. Ci preoccupa molto anche la posizione della dirigenza, manifestata in più occasioni, che continua a travisare o, peggio ancora, non considerare la gravità di due recenti sentenze che condannano la cooperativa e diversi soci che ne fanno parte. Risposta alle nostre preoccupazioni, evidente e inequivocabile, l’abbiamo avuta durante l’assemblea indetta dal C.d.A, in data 21 luglio 2016, di presentazione della “nuova” organizzazione aziendale. La cosiddetta “nuova” organizzazione aziendale, curata e redatta da Marco Aiazzi, il Temporany Manager, mantiene responsabilità precise agli stessi soci di prima con ruoli più specifici. Alla luce di quanto ci hanno presentato in assemblea possiamo con certezza affermare che, nonostante le conferme di condanna di due sentenze, la cooperativa è stata ufficialmente riconsegnata nelle mani della comunità; ai soci della comunità e ai soci a loro sodali sono stati riconosciuti incarichi e responsabilità che vedono i soci denuncianti o parti offese, di nuovo e in ogni reparto, loro subordinati. Tra l’altro consideriamo strumentale il fatto che, nella nuova pianta organica, non siano stati precisati i ruoli di tutti i lavoratori e, in particolare, dei soci lavoratori facente parte della comunità, che non lavorano o solo parzialmente in caseificio. E’ nostra fondata convinzione che molti di loro siano “nascosti” in azienda prestando lavoro alla comunità pur percependo lo stipendio dalla cooperativa. Non sono stati definiti, inoltre, i termini della cessazione del rapporto di lavoro che riguardano i numerosi soci già in pensione e che continuano a svolgere ruoli di responsabilità all’interno della cooperativa e, per alcuni di loro, non è stato ancora previsto un’alternativa. La “nuova” gestione della cooperativa non ha avuto voluto dare un segno netto di discontinuità con il passato e l’autocommissariamento operato è stato solo un’operazione di facciata in “stile forteto” che ha fatto accreditare il sistema forteto (comunità, cooperativa e fondazione) per oltre trent'anni. Sconcertante è stato il reintegro a pieno titolo di Stefano Pezzati; sempre considerato dalla “nuova” gestione un riferimento importante per qualunque decisione da assumere. A lui, nel nuovo organigramma, sono stati attribuiti incarichi di gestione e di controllo della contabilità. Paradossalmente, all’interno della nuova organizzazione aziendale, hanno mantenuto ruoli di responsabilità soci risultati condannati anche in secondo grado. Il tanto declamato rinnovamento si pone l’unico obbiettivo di far mantenere alla comunità, forte della maggioranza dei soci della cooperativa, il controllo dell’azienda. In qualità di soci che avevano dato fiducia a un progetto di reale rinnovamento dell'azienda unicamente per dimostrare che ci teniamo alla salvaguardia del lavoro per noi stessi e per gli altri lavoratori, soci e non, sperando in un vero e proprio cambiamento di gestione e di gestori. Così non è stato. E proprio perché il presidente ha fatto dichiarazioni tanto gravi che in nessun modo tengono conto della realtà giuridica emersa in primo grado e confermata in secondo. Anzi, dimostrando di allinearsi totalmente alla vecchia gestione, togliamo la fiducia, espressa col voto nell’assemblea del 22 aprile 2016, al “nuovo” C.d.A. e a tutte le figure che da esso dipendono. Infine, vogliamo sottolineare che il nuovo organigramma aziendale non è stato ancora messo a disposizione dei lavoratori della cooperativa. In rappresentanza dei soci, Gino Lodovico Calamai, Grazia Vannucchi.