13 MAR 2025
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La fretta di vivere che porta all'ansia

Prigionieri della velocità: la vita moderna ci ha tolto il tempo di fermarci e sentire la nostra stanchezza. Una opinione di Loris Pinzani psicoterapeuta

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Siamo sottoposti a una tensione di cui non ci rendiamo più conto, dal momento che siamo fortemente allenati a tollerarla. Il nostro addestramento involontario è dovuto al fatto che per vivere in una società non più a misura d’uomo, ci siamo abituati a una velocità che non ci appartiene. Senza saperlo, siamo talmente coinvolti in tempi, impegni e scadenze che abbiamo perduto la capacità di sentirsi stanchi.

Non possiamo permettercelo! Così ci siamo assuefatti a vivere una fretta che non ci appartiene, che non è propria della natura umana, con una tensione che nessuno di noi vorrebbe in cambio di tutto l’oro del mondo. Dunque, siamo talmente abituati a queste velocità, a queste pressioni, che tutto appare normale. Eppure la nostra mente, l’insieme dei nostri pensieri, la nostra Inerzia Profonda, subisce una fatica che traspare, che risulta evidente nel vedere l’intensità dell’ansia che coinvolge tutti noi e in particolare i giovani, rapiti dallo spasmodico desiderio di somigliare a idoli, fragili quanto i modelli che vengono loro proposti.

I dati diffusi mostrano come dopo la pandemia sia apparsa evidente la solitudine che coinvolge tutti e in particolare gli adolescenti. In effetti di questo si parla: viviamo in un contesto dove la comunicazione falsata, corrotta e distorta, trasmette il bisogno di prevalere e di apparire molto prima di qualunque altro. Per questo sembra che l’esistenza abbia senso se raggiungiamo il successo e sembriamo felici. Dunque, ecco la sintesi: dobbiamo sapere che abbiamo reso complessa la vita che nasce per esser molto più semplice. Più lenta!

Mai come in questi decenni i giovani sono stati invitati ad adorare il mito del successo invece quello dell’equilibrio. Semplicemente abbiamo prova di quello che ho appena scritto osservando i volti di chi si ferma in attesa del tram, oppure dell’autobus. Sono volti che quasi sembrano stupiti di non dover inseguire niente, di doversi fermare perché non possono far altro in quel momento. Torniamo a guardarci in viso, a cercare di capire cosa abbiamo perduto, cosa stiamo perdendo. Prima che sia troppo tardi!

Loris Pinzani
Psicologo specializzato in Psicoterapeuta
 

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