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Fusione Dicomano - San Godenzo: I dubbi del comitato sulla partecipazione

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Fusione Dicomano - San Godenzo: I dubbi del comitato sulla partecipazione Fusione Dicomano - San Godenzo: I dubbi del comitato sulla partecipazione © n.c.
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Non si danno per vinti a San Godenzo, i cittadini aderenti al comitato "Difendi San Godenzo", riguardo alla prospettata fusione con il comun e di Dicomanoo. Il Comitato punta il dito sulla gestione dei processi partecipativi che a loro dire sarebbe stata solo preliminare, e pone una serie di domande sul futuro Comune unico. A seguire il comunicato integrale.

“Alea acta est, il dado è tratto” diceva Cesare dopo aver attraversato il Rubicone e così è stato per l'avvio dell'iter di fusione da parte dei comuni di Dicomano e San Godenzo. All’unanimità, il gruppo Difendi San Godenzo, dopo la votazione comunale continua a far emergere quelle che sono le criticità di questa operazione. Primo fra tutti, inizia la nota del comitato, il fatto che l’approvazione dell’iter è avvenuta senza applicare quelli che sono i processi partecipativi richiesti dalla legge, in quanto le riunioni che si sono svolte sul territorio possono essere definite solo come preliminari, cioè una prima e sostanziale informazione verso i cittadini. A riprova di ciò, le assemblee sono state cinque (una a San Godenzo, una a Castagno d’Andrea, una con i giovani, una con le associazioni del paese e una con gli operatori economici) dove è emerso principalmente l’intenzione di avviare l’iter di fusione con Dicomano, senza però neanche sondare, quello che appunto richiedono i processi partecipativi, l’opinione dei cittadini. In particolare, alla riunione degli operatori economici erano presenti pochissime imprese, a causa del maltempo, e questo non ha spinto l’amministrazione neanche a riconvocare un’altra assemblea prima di procedere all’approvazione, ma anche il fatto di non aver informato le associazioni di categoria (es Coldiretti), risulta abbastanza deludente visto l’entità dell’operazione di cui stiamo parlando. Come richiesto dalla legge, gli esiti dei processi partecipativi devono essere allegati al momento della votazione in consiglio comunale, in assenza di un reale riscontro con la popolazione, a riprova della totale mancanza di un costruttivo dibattito pubblico, è stato inserito come unico risultato la richiesta di una votazione referendaria al 50%+1, omettendo che in realtà è stato il frutto di un’iniziativa dei cittadini, attraverso una condivisa raccolta firme. In secondo luogo, un altro aspetto che ancora non riesce a trovare dei chiarimenti riguarda la classificazione territoriale del nuovo comune. San Godenzo attualmente è collocato tra i comuni montani e questo, negli anni gli ha permesso di ricevere vari contributi, Dicomano invece è morfologicamente collinare. L’amministrazione ha garantito, in base anche a quanto assicurato dalla Regione Toscana, che non perderemo il nostro status, ma il nuovo ente che andrà a nascere dovrà avere una sola classificazione e quindi quale sarà? O meglio, quando ci viene assicurato che manterremo la nostra classificazione, significa che il nuovo ente sarà indicato come montano? Quindi anche l’attuale comune di Dicomano sarà classificato così, pur essendo collinare? Un altro aspetto ancora più importante riguarda la rappresentanza. In particolare essendoci una grande disparità tra i votanti nei due comuni (San Godenzo circa 1000 votanti- Dicomano più di 5000), con la fusione si teme che il nostro territorio non sarà più rappresentato. A riprova di ciò il fatto che a San Godenzo il candidato più votato prende all’incirca 40 voti, mentre a Dicomano, almeno per essere eletto, ne servono 160/180. Il Sindaco su questo punto cerca di rassicurare la cittadinanza, promettendo che ogni prossimo futuro candidato, nel caso di fusione, avrà interesse ad avere rappresentanti di ogni parte del territorio, ma in realtà il solo fatto che a Dicomano l’attuale lista in carica sia formata da soli cittadini residenti nel centro del paese (a parte il sindaco), scredita molto le sue parole. Su questo fatto bisogna anche tenere presente che qualsiasi accordo politico non avrà mai garanzia in eterno, visto pure l’attuale situazione governativa, ma soprattutto che nel nuovo ente nessun candidato avrà certo interesse ad avere rappresentati delle piccole frazioni di San Godenzo, dal momento che alcune non arrivano neanche a 20 residenti e quindi non costituiscono un bacino di voti appetibile. Attualmente dieci voti fanno la differenza in questo piccolo comune, dopo no. Purtroppo le criticità di questa fusione restano e il fatto di aver avviato l’iter, dopo solo due mesi, non aiuta a risolverle. L’amministrazione, su questo fatto, assicura che i mesi che ci separano dal referendum (circa sette) sono lunghi e permetteranno di fugare ogni dubbio; ma allora ci chiediamo, come mai alcuni comuni, in procinto di fare questa scelta, hanno dedicato persino un anno di tempo ai processi partecipativi, prima di votare in consiglio comunale? Forse il nostro comune è diventato così efficiente, da discutere di un argomento così delicato, in soli cinque incontri, sommariamente tutti uguali, e noi non ce ne siamo accorti. Se questa è davvero un’opportunità, come ci è stato ripetuto più volte, gradiremo sapere in cosa consiste concretamente, visto che ad oggi, a parte l’arrivo di soldi, “regalati” a quanto pare, non ci sono idee di dove spenderli. Infatti ancora non è stato elaborato alcun progetto da parte dell’amministrazione di San Godenzo, diversamente da Dicomano che nel momento di approvazione dell’iter, aveva già predisposto tre progetti. Speriamo allora che si ripeta “l’efficienza” già messa in atto in questi due mesi, ma soprattutto speriamo che questi soldi, che ci verrano così “generosamente donati” in caso di fusione, di cui San Godenzo ripetiamo, visto la disparità tra i due comuni, usufruirà solo di una parte proporzionalmente piccola, non nascondino alcun tranello e nessun risvolto da opportunità a “taglio delle spese”, altrimenti il contrasto sarebbe inconciliabile. I soldi sono importanti ma ciò che fa davvero la differenza, soprattutto in una piccola comunità come la nostra, sono le idee e ad oggi l’unica opportunità che emerge, da questa operazione, è forse quella di diventare un domani un classico esempio di FUSIONE FREDDA da non ripetere.

 

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