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Il Trebbio: un antico castello fra storia e fantasia

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Il Trebbio: un antico castello fra storia e fantasia Il Trebbio: un antico castello fra storia e fantasia © n.c.
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Fra i tanti libri che ricordano il Trebbio due ci sono molto cari; quello scritto nel 1897 dal Prof. Giuseppe Baccini di Barberino, storico del Mugello, e un piccolissimo libretto redatto dalla Signora Marjorie Jebb Scaretti, moglie del Sig. Enrico Scaretti, grande banchiere romano che acquistò all'incanto nel 1936 questo antico maniero; libretto che la stessa Signora ci fece dono nel lontano 1972 quando fummo suoi ospiti con l'allora Vice Direttore de La Nazione, alla ricerca della casetta che ospitò Amerigo Vespucci (proprio in questo 2012 si celebra il 500° anniversario della morte del grande navigatore, spesse volte ospite del Trebbio; ma di questo ne riparleremo) .

Dunque il Trebbio è una delle costruzioni più antiche della vallata mugellana e risale addirittura, come fortilizio e torre di guardia, ai tempi dei longobardi e successivamente, undicesimo secolo, al tempo di Matilde di Canossa. Nel 1427, per ordine di Cosimo il Vecchio, l'architetto Michelozzo Michelozzi costruì il Castello sopra l'antichissimo fortilizio come luogo di villeggiatura e padiglione di caccia, posto sopra un' amena collinetta circondata da secolari cedui ai cui piedi troneggia il castello di Cafaggiolo, residenza primaria della famiglia medicea; Il Trebbio, se così si vuol dire, era il cugino "minore" del più sontuoso Cafaggiolo. Per ragioni familiari e di rami geneaologici, questo splendido maniero divenne proprietà nel tempo di Pier Francesco (1430-1476), quindi del figlio Giovanni detto "il popolano" (1467-1498), il quale non disdegnava anch'esso di ospitare illustri personaggi come Amerigo Vespucci (che fu ospite nel 1476 durante la peste che infestò Firenze) e/o poeti ed artisti come Donatello, il Poliziano, Pico della Mirandola, Luigi e Luca Pulci, spesse volte ospiti nel vicino Castello di Cafaggiolo. Giovanni "il popolano" durante un' ambasceria nella Signoria di Forlì, Faenza e Imola, conobbe la leggendaria Caterina Sforza Riario, (1462-1509) già due volte vedova, intrepida e coraggiosa condottiera; ne divenne sua moglie e da questa unione nacque l'unico loro figlio, chiamato Lodovico (1498-1526) ma che nel tempo, morto il padre, divenne Giovanni dalle Bande Nere (le bande delle bandiere dei suoi soldati furono abbrunate a lutto per la morte dello zio, Papa Leone X, al secolo Giovanni dè Medici, figlio di Lorenzo Il Magnifico). Sposò una sua cugina di terzo grado, Maria Salviati, ebbe un figlio (Cosimo I° Granduca di Toscana: 1519-1574) e morì a soli 28 anni per le gravi ferite riportate durante uno scontro contro i francesi a Pavia. Il Castello del Trebbio, morta Maria Salviati, fu nel corso di quegli anni poco frequentato servendo solamente per battute di caccia poiché Cosimo I° con la moglie Eleonora di Toledo preferiva Cafaggiolo. Finalmente nel 1644 la proprietà fu acquistata dal N.H. fiorentino Giulio Serragli che lasciò eredi di tutto il complesso la Congregazione dei Padri Filippini. Molte furono, fra '700 e 800, le vicissitudini del Trebbio in questo periodo e la proprietà dai Filippini passò per una serie di oscure ragioni ad un certo Oreste Codibò, nipote del vecchio amministratore dei Filippini il quale, accumulando moltissimi debiti con una vita dissoluta, fece sì che il Trebbio con annessi e connessi fosse acquistato nel 1882 dal principe Marcantonio Borghese, già proprietario all'epoca del Castello di Cafaggiolo, della fortezza Medicea di San Piero a Sieve e di Villa Il Palagio di Scarperia. Anche in questo periodo, dopo alcuni anni di splendore, il Trebbio fu abbandonato e finalmente nel 1936 il dott. Enrico Scaretti, di vecchia famiglia liberale piemontese radicata in Roma dove era proprietario di un Istituto di Credito, acquistò all'incanto tutto il complesso monumentale e con la moglie, la gentile Signora Marjorie Jebb di antica nobiltà inglese, ha riportato agli antichi splendori il Castello mediceo dopo lunghi lavori di recupero e restauro. Scomparsi i signori Scaretti, ed è storia attuale, il figlio dott. Lorenzo, prosegue con immutata passione quel percorso che intrapresero 70 anni orsono i suoi cari genitori, che riposano per sempre nell'Oratorio ai piedi del Castello dedicato alla SS.Vergine Maria. In questi ultimi tempi, in attesa di ricordare Amerigo Vespucci (ovviamente la sua casetta sotto il castello è stata recuperata e restaurata), è stata realizzata all'interno del maniero un'opera fantasiosa e carinissima, dedicata a Lewis Carroll, denominata "Je t'adore" (Shut the door), cioè un' osservazione ironica del difficile rapporto che abbiamo con la nostra immagine, realizzata in uno dei corridoi interni più antichi e suggestivi, il quale lungo circa 20 metri è stato raddoppiato, con un sistema di specchi, allungando appunto il camminamento dando all'occhio del visitatore una immagine lontana ma estremamente nitida. Tutto questo è stato partorito dalla fervida fantasia dello Scaretti artista, notissimo ed apprezzato in campo nazionale ed europeo. Grazie alla fattiva collaborazione con Cristina Monti, nota restauratrice e brava pittrice, con l'assistenza tecnica di Alberto Pini di Video Production e di Francesco Noferini per le gigantografie e la paziente attesa del fotografo di Silvestro Forasassi (si sa le donne si fanno sempre attendere), ecco apparire con una piccola lumiera in mano sia Maria Salviati (al secolo Daria Francandera) e il piccolo Cosimo dè Medici (al secolo Cosimo Consigli) con le loro figure riflesse sullo sfondo (splendidi i vestiti dell'atelier di Lucia Bartoloni, nota modista di grandi abiti); questi personaggi sembrano uscire dal secondo corridoio, che in realtà non esiste. Una suggestione fantastica, una rivisitazione storica di quello che avveniva, in pieno rinascimento, nell'antico maniero in tempi ormai atavici, nell' intelligente posizionatura degli specchi e della - anch'essa inesistente - porta d'ingresso. Tutto questo ci è molto piaciuto (complimenti a Scaretti), come un sogno irreale fra realtà e leggenda, in un luogo fra i più stimolanti, impregnato com'è di parentesi storiche affascinanti della nostra terra, del nostro Mugello.(A.G.)

Foto 1: Il castello mediceo del Trebbio disegnato dalla Signora Marjorie Jebb Scaretti (si nota la sigla MJS in basso a destra), tratto dal suo piccolo libretto (1972) sulla storia dell'antico maniero mugellano.

Foto 2: Nella fantasiosa realizzazione scenica, ecco le figure di Maria Salviati (impersonata da Daria Francabandera) e del piccolo Cosimo I° dè Medici (impersonato dal piccolo Cosimo Consigli) che si riflettono nel corridoio interno del Castello del Trebbio.

(Foto Silvestro Forasassi)

 

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