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Indagine fiscale a Firenze. Sequestri per oltre 30 milioni di euro

All’esito delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Firenze, i Giudici competenti hanno condiviso le...

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Conferenza stampa 2 luglio 2024 guardia di Finanza Conferenza stampa 2 luglio 2024 guardia di Finanza © Ufficio Stampa - Guardia Di Finanza
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La Procura della Repubblica di Firenze, nell'ambito di un'indagine condotta da militari del Comando Provinciale di Firenze a contrasto del fenomeno delle imprese “apri e chiudi”, sta dando esecuzione a 3 ordinanze di applicazione delle misure cautelari personali e patrimoniali nei confronti di altrettante associazioni a delinquere finalizzate alla commissione di reati tributari (sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte), fallimentari (bancarotta fraudolenta) e, in due casi, in materia di disciplina dell’immigrazione (favoreggiamento della regolarizzazione di soggetti presenti illegalmente sul territorio nazionale e produzione di documenti falsi ai fini del rinnovo dei permessi di soggiorno).

Provvedimenti cautelari:

  • riguardano 47 persone, di cui 33 agli arresti domiciliari, 1 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 13 con obblighi di dimora;
  • sono a carico di 4 consulenti fiscali, 8 loro dipendenti e 35 imprenditori di nazionalità cinese operanti nel distretto del tessile/abbigliamento fiorentino-empolese;
  • consistono nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta e/o per equivalente di beni, nella disponibilità degli indagati, per oltre 30 milioni di euro, considerati provento illecito della commissione del reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte.

Sono inoltre in corso operazioni di perquisizione presso gli studi professionali e siti produttivi cinesi.

All’esito delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Firenze, i Giudici competenti hanno condiviso le richieste formulate dai Magistrati inquirenti. Questi ultimi attribuiscono ai professionisti la gestione associata di un'attività consulenziale consapevole degli illeciti compiuti da numerose imprese, ricondotte a soggetti di etnia cinese, contestualmente destinatari di misure restrittive in quanto considerati i titolari “di fatto” delle aziende, principalmente operanti nel settore della produzione di articoli di abbigliamento e calzature. Queste imprese, attraverso il meccanismo delle “apri e chiudi”, si sottraevano sistematicamente e su ampia scala al pagamento delle imposte.

L'attività investigativa ha consentito alla Procura della Repubblica di Firenze di promuovere l'istanza di fallimento nei confronti di 20 imprese, di cui 18 dichiarate fallite a causa dei rilevanti debiti erariali accumulati nel tempo, quantificati in oltre 10 milioni di euro. Sono complessivamente coinvolti 288 soggetti cinesi, titolari formali (253) e di fatto (35) delle 284 ditte individuali e 4 società a responsabilità limitata unipersonale.

L'attività odierna ha avuto origine da mirate analisi di rischio finalizzate a tutelare il Distretto del Tessile fiorentino, seguite da controlli selettivi effettuati dall’INPS/Direzione Provinciale di Firenze in collaborazione con i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. Tali controlli miravano a verificare la regolarità contributiva di una moltitudine di lavoratori impiegati presso ditte individuali cinesi. Le ispezioni hanno rilevato molteplici irregolarità tributarie e violazioni della legislazione sociale e del lavoro, commesse attraverso la costituzione di imprese fittizie, falsa assunzione di dipendenti e mancato versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, sotto la direzione dei commercialisti responsabili delle scritture contabili e della trasmissione telematica delle dichiarazioni fiscali, quando presentate, e di un consulente del lavoro.

L'Agenzia delle Entrate/Riscossione - Direzione Regionale Toscana, interessata alla situazione dei debiti erariali e previdenziali delle imprese monitorate, ha comunicato che la quasi totalità delle stesse aveva un debito iscritto a ruolo, per la maggior parte dei casi, di diverse centinaia di migliaia di euro, con una ditta individuale che superava i 10 milioni di euro. Questa situazione ha dimostrato che i soggetti economici erano nell'irreversibile impossibilità di adempiere alle proprie obbligazioni.

Successive indagini, anche di natura tecnica, condotte dalla Guardia di Finanza sotto la direzione della Procura della Repubblica di Firenze, hanno confermato la presenza di tre diverse associazioni a delinquere finalizzate alla frode fiscale, con la figura predominante dei professionisti come consiglieri dell’imprenditoria cinese votata alla sistematica evasione fiscale. È stato rivelato il meccanismo fraudolento delle imprese “apri e chiudi”, attraverso il quale gli imprenditori di nazionalità cinese svolgevano l’attività di vendita e produzione di capi di abbigliamento e calzature, utilizzando una o più società/ditte individuali - di breve durata - nominalmente intestate ad altri, ma gestite in realtà dai medesimi imprenditori. Quando le imprese accumulavano debiti significativi verso l’erario, venivano cessate dagli intestatari formali, che continuavano l’attività avviando nuove aziende - anch'esse formalmente intestate a prestanome - negli stessi luoghi, con gli stessi dipendenti e gli stessi beni strumentali delle precedenti.

Questo sistema è stato mantenuto nel tempo attraverso due principali strategie:

  • apertura e chiusura di numerose imprese che si succedevano l'una dopo l'altra;
  • avvio sin dall'inizio di più imprese operanti nello stesso settore e riconducibili alla gestione effettiva del medesimo imprenditore.

In questo contesto, mentre l’erario perdeva la possibilità concreta di recuperare i propri crediti dalle “teste di legno”, spesso irrintracciabili o comunque senza beni, i veri imprenditori continuavano la loro attività economica, evitando di sostenere i costi relativi alle imposte e massimizzando conseguentemente i profitti. La realizzazione di questo meccanismo fraudolento è stata resa possibile grazie al fondamentale contributo tecnico dei consulenti fiscali e/o del lavoro, attratti dai notevoli ritorni economici derivanti dall'ampio numero di clienti di etnia cinese. Questi professionisti hanno garantito un costante supporto agli imprenditori cinesi, con piena consapevolezza delle esposizioni debitorie delle imprese, suggerendo loro le modalità per chiudere e aprire ditte, preparando la necessaria documentazione fiscale e le assunzioni fittizie.

Ulteriori indagini hanno rivelato la partecipazione di consulenti fiscali, in concorso con 5 imprenditori, in attività criminali previste e punite dal Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e le norme sulla condizione dello straniero. Questi professionisti hanno facilitato l'ingresso in Italia di 3 immigrati clandestini e prodotto documentazione falsa per il rinnovo del permesso di soggiorno per 72 cittadini cinesi.

L'operazione descritta testimonia l’impegno della Procura della Repubblica di Firenze e della Guardia di Finanza nella lotta contro fenomeni illeciti di natura economico-finanziaria, dannosi non solo per l'Erario ma anche per gli imprenditori onesti, contaminando il tessuto economico del territorio fiorentino. Il principio di non colpevolezza vigente nel nostro ordinamento implica che la responsabilità sia accertata solo all'esito di una sentenza definitiva.

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