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La memoria corta e Auschwitz

Un ulteriore contributo di Enrico Martelloni sulla tragica situazione Ucraina

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Lager Lager © Ai
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Bisogna dire con forza: diamo armi letali all'Ucraina.  Così si costruisce la pace. L’unica pace possibile con Mosca: quella armata. La memoria degli ucraini è dura, profonda, più di trecentocinquanta anni. L’unica terra occupata da Mosca, che ha una cultura propria, europea, capace di ottenere e difendere la propria indipendenza rispetto ad altre repubbliche un tempo sovietiche. Sono trecentocinquanta anni di giogo, che l’Ucraina, di centinaia di anni più antica, ha combattuto, poi subito con il genocidio dell’Holodomor e oltre, fino a questa invasione costellata di stupri, violenze, distruzioni.

Nei lager sovietici, che da noi sono dimenticati più o meno volutamente, lasciando ad Auschwitz l’icona del terrore, vi furono sterminati, civili in misura di dieci volte maggiore rispetto a quelli nazisti. Ironia della sorte, chi organizzò per primo le deportazioni compiute in Unione sovietica, fu Dzerzinskij, ebreo, così come tutto il Comintern sovietico, come Ezov capo dell’NKVD nella seconda metà degli anni trenta del secolo scorso.

Sessanta milioni, cifra sotto stimata, di cittadini sovietici e dell’ex impero zarista, furono uccisi nei campi di concentramento, lasciati in dote dalla polizia segreta a questo regime, nata già ai tempi di  Ivan III il terribile. La pace l'avremo se metteremo a tacere Mosca fuori dall'intera Ucraina e quando, invece di continuare a fare di Auschwitz una icona della morte, si saprà fare un’analisi seria degli stermini compiuti dalla Rossiya.

Auschwitz fu liberata da soldati ucraini, tornato lager sotto i sovietici, o meglio per i dissidenti polacchi. A Buchenwald i sovietici riciclarono tutte le suppellettili possibili per il Gulag, cioè l’organizzazione generale dei lager della Siberia. La memoria deve essere sempre viva. La Storia va completata, non compianta. Se la Germania ha saputo fare una profonda analisi dei propri errori orrori, Mosca, per secoli di crimini, non l’ha mai fatto. Ha occultato tutte le proprie indecenze. Oggi, e in questo secolo, ancora di più.

Predicare la pace alle condizioni attuali in Ucraina, è fare un favore ai criminali e un disonore per la memoria, a quasi due anni dal 24 Febbraio, di decine di migliaia di deportati e di civili uccisi, violentati e torturati dall'esercito invasore. Chiedere la pace così, senza senso e senza aver punito i colpevoli, gli invasori, è disonorevole, è indecente. Si celebri Auschwitz, icona dei crimini nazisti di molti altri campi di concentramento. Ma non si chiami la Pace, non venga nominata davanti alla  violenza e ferocia ,ma si chieda sempre una punizione esemplare come fu per la Germania nazista, alla Rossiya .

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