OK!Valdisieve

Lorenzo di Silvestro Guiducci da Cornia (Dicomano), il bibliotecario dimenticato

Passò molti anni a ricopiare opere letterarie segnando sempre la data e perfino l’ora nella quale terminava il lavoro

  • 283
La basilica di San Lorenzo oggi La basilica di San Lorenzo oggi © Wikipedia
Font +:
Stampa Commenta

A tutt’oggi non ho ancora ben capito quali siano i confini reali e geografici del Mugello. A ovest posso fermarmi alla dolorosa ferita scavata dall’Autostrada del Sole e ai monti della Calvana, a nord posso spingermi fino ai confini dell’Alto Mugello, a sud prendere a riferimento Monte Giovi, l’eremo di Montesenario e lo “scollino” di Pratolino. Ma verso est come cavolo mi devo comportare? Va bene, forse sono di parte; sarà che in quella zona ho passato la “meglio” gioventù, sarà che mia moglie è nata nel comune di Dicomano nelle vicinanze di Londa e che i suoi antenati venivano dai ruvidi monti sopra San Godenzo. Si sentivano tutti orgogliosamente mugellani e in questi casi bisogna dare ascolto al cuore più che alla ragione e alle carte geografiche.

Quella zona proprio non me la sento di considerarla in “fuorigioco”, non è Val di Sieve e nemmeno Romagna; vogliamo forse eleggere quei luoghi a terra di nessuno? Non mi sembra il caso. Allo stesso modo la pensava un tipaccio che nacque da quelle parti intorno al 1450; si chiamava Lorenzo di Silvestro Guiducci. Per essere precisi lui era nato nella zona di Dicomano in località Cornia (Corna) in un casolare rurale tra Frascole e Londa e la sua parrocchia era quella di di San Niccolò a Cornia. Dice assai meglio di me il Repetti: “Popolo di S.Niccolò a Cornia, piviere di S.Giovanni Battista a S.Detole, risiede sopra un poggio che propagasi dallo sprone occidentale del monte Falterona fra il fosso Cornia e il torrente Dicomano”.

Dunque, siamo proprio ai confini orientali di quel Mugello e di quelle terre d’origine che Lorenzo amava molto, tanto da sottoscrivere nei documenti con orgoglio campanilista, “Laurentii da Corna” o da Decomano. Dopo furiosi e proficui studi, questo personaggio assai poco conosciuto fu canonico (1473) e poi “dignissimus Prior” nella Basilica di San Lorenzo a Firenze (1482) succedendo a un altro mugellano celebre, il reverendo priore Baldassarre di Maestro Antonio de la Scarperia. Fu molto attivo nell’allargamento del patrimonio laurenziano, annettendo alla Basilica fiorentina la chiesa di S. Bartolomeo al Corso e quella mugellana di San Cresci a Maciuoli. Quest’ultima era stata retta per decenni dal celebre Piovano Arlotto che, ormai anziano, aveva abbandonato da poco. Don Lorenzo Guiducci fu anche filosofo, matematico, trascrittore, autore dei codici laurenziani; tutti i “saggi” dell’epoca ne apprezzavano fede e dottrina. Il filosofo Marsilio Ficino si onorava di averlo per amico e lo considerava un grande astrologo; possedeva un’enorme biblioteca giunta fino a noi e comprendente molti testi di quella disciplina. Spesso soggiornava nell’amato Mugello, specie in estate per difendersi dalla calura e anche per visitare le chiese aggregate a quella fiorentina.

Quanto il suo cuore fosse vicino alla valle lo si comprende da alcune note, come quella della calda estate del 1479 quando era impegnato in una trascrizione  “apud Montem Saxolum Mugelli”, ovvero probabilmente la villa medicea di Sassolo nei pressi di S. Piero a Sieve (cfr. Memorie storiche della Basilica di San Lorenzo). Ma perché il nostro uomo si trovava proprio in una villa mugellana dei Medici? Dovete sapere che il canonico era intimo amico, omonimo e coetaneo di un altro famoso Lorenzo, ovverosia il Magnifico che l’ospitò nella sua villa durante gli anni di guerra tra il pontefice e Firenze. Si erano conosciuti durante le liturgie nella Basilica di San Lorenzo, e il comune amore per il Mugello aveva fatto il resto. Le accurate trascrizioni, e presumibilmente anche l’accumulo bibliotecario del religioso, facevano parte di una precisa strategia concordata con l’entourage mediceo e la corte culturale di Cafaggiolo frequentata dai suoi amici (appunto il Magnifico e il Ficino); lo si capisce anche dall’estrema attenzione riservata al materiale raccolto dal granduca Cosimo I alla morte del Priore, base principale per la creazione della Libreria Laurenziana. Lorenzo da Cornia era dunque un grande personaggio ma per certi aspetti era parecchio strano, un vero maniaco della precisione.

Pensate che passò molti anni a ricopiare opere letterarie segnando sempre la data e perfino l’ora nella quale terminava il lavoro (“Transcriptum per me Laurentium Silvestri Canonicum Ecclesiae Sancti Laurentii Florentiae die X. Maii 1477. hora 23 ½”). Compilò un inventario dei libri lasciati in eredità con complete e dettagliate indicazioni sul contenuto e sui criteri di stampa dei volumi, catalogò ogni singolo foglio in maniera  puntigliosa. Don Lorenzo di Silvestro Guiducci da Cornia morì a Firenze il 14 aprile 1496 e venne sepolto nella sala del Capitolo della Basilica di San Lorenzo. Nella cappella corale di S. Pietro è visibile il suo busto e l’epigrafe; lo sguardo è rivolto al cielo ed ha in mano la sfera armillare a ricordare la sua grande passione per l’universo celeste.

Fabrizio Scheggi

 

 

 

 

Lascia un commento
stai rispondendo a