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La vita delle suore di Marradi. Tra pressioni e umiliazioni, una riflessione

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Monastero Marradi Monastero Marradi © Sito internet del Monastero
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L'amara riflessione delle marradesi Barbara Betti e Raffaella Ridolfi, che portano avanti la 'battaglia' in difesa del diritto delle suore di rimanere nella loro 'casa' di Marradi: L’incipit più idoneo sarebbe la fedele trascrizione dei primi tre articoli della dichiarazione Universale dei diritti dell’Umanità così come l’inserimento di una cernita di articoli della Costituzione e di violazioni sanzionate dal Codice penale, per terminare con le considerazioni di un religioso che riportiamo: “L’abuso di coscienza è un abuso vero e proprio e a subirne le conseguenze sono soprattutto le persone più fragili e vulnerabili. “Non si vede in maniera evidente e non si va in Questura per denunciarlo”, spiega il domenicano fr. Adrien Candiard. Questa forma di abuso avviene "quando uso la fiducia che le persone depongono in me, per orientarle verso una mia soluzione: 'Devi fare questo'”. Ci può essere poi una correlazione molto stretta "tra l’abusato e l’abusatore, tra chi ha voglia di dire all’altro come vivere e chi ha voglia di sentirsi dire come vivere” cit. Fr. Adrien Candiard.

Temi che dovrebbero essere assai lontani dalla vita monastica di un Monastero di clausura in un paese di tremila anime e poco più, ai piedi dell’Appennino. Questo invece è il pane quotidiano delle Suore di Marradi ahimè.

Le Suore subiscono pressioni psicologicamente molto forti che richiamano alla mente le parole sopra riportate, sono soggette a scatti di ira da parte di chi non accetta la loro volontà di rimanere in una comunità in seno al paese di Marradi, gli viene espressamente richiesto di rinunciare ai propri diritti civili, al diritto alla difesa, senza neppur aver mai avuto una ragione, un motivo valido, che giustificasse tale richiesta e che non fosse una regola utilizzata solo per alcuni e non per tutti.

Non è neppure concesso loro sapere cosa sarà della loro casa, oggi tenuta e mantenuta egregiamente grazie al loro lavoro e impegno, alle loro risorse, all’aiuto dei congiunti e di tanti benefattori. Questo patrimonio, che è patrimonio del Monastero delle Suore di Marradi, creato e liberamente dato loro dai Fondatori e riconosciuto dai successori e benefattori fino ad oggi, non ha mai beneficiato dell’intervento dell’intervento economico degli enti ecclesiastici.

Da alcuni anni la Congregazione non ha “favorito” l’ingresso di postulanti e nuove suore, facendo ora del numero delle Madri presenti il grave difetto di questa comunità. Inoltre la Congregazione, assumendo la Legale Rappresentanza di questo Monastero, persegue una gestione economica che non tiene in alcun conto le necessità di queste donne e della loro casa costringendole all’umiliante atto di “mendicare” le risorse necessarie ed adeguate alla propria sussistenza.

Le Suore di Marradi legittimamente risiedono nel Monastero ed il loro Diritto in termini legali è tutelato dal Diritto Civile, si fa presente inoltre che la soppressione canonica del Monastero non corrisponde alla soppressione dell’Ente Monastero, e nella loro casa possono a buon diritto decidere chi ricevere od ospitare per sentirsi in piena sicurezza e pace, nessuno di noi ospiterebbe, come è normale che sia, chi si è presentato inveendo o indirizzando moniti punitivi.

Per questo motivo le Suore, alle quali non è mai stata data una spiegazione, plausibile, della necessità di una “scelta seppur dolorosa ma necessaria” (riportato letteralmente da missiva ricevuta) fin quando i termini della discussione rimarranno sugli stessi binari ritengono assai superflui altri incontri. Ritengono quindi, dopo un significativo periodo di riflessione, che potranno riprendere in mano la discussione solo se saranno rivisti i termini della questione, ribadendo che loro stesse hanno già assunto una scelta “dolorosa”, che le ha esposte a pressioni significative “ci vedremo costretti a ricorrere a gravi sanzioni…” ( tratto da missiva ricevuta), per la difesa della loro casa e “necessaria” per il rispetto della fratellanza che le lega come una “famiglia” composta nel nome del Signore.

Per coloro che hanno difficoltà a capire la scelta necessaria e dolorosa compiuta dalle Suore di Marradi, tesa alla difesa dei loro diritti costituzionali e civili, è bene sottolineare come questa nasca dalla ferma volontà di tutelare la salute e la dignità delle persone che compongono quella comunità, che possono avere profili di fragilità ad affrontare un “trasloco” coatto senza destinazione, come fossero cose e non persone capaci di intendere e di volere, alle quali nessuno può togliere i diritti naturali e costituzionali irrinunciabili come la libertà ed il dovere di salvaguardare la propria vita, la propria salute, la propria dignità e che solo una frainteso richiamo all’ “obbedienza” può legittimare un arbitrio per il quale esiste “il dovere di non ubbidire”, e che le metterebbe di fatto sulla strada.

Le Suore quindi sono determinate a continuare nel loro silenzio, nella loro clausura e nella loro instancabile preghiera e a non ricevere visite che inevitabilmente comprometterebbero la serenità del Monastero, in più, dopo essersi consultate con il loro avvocato, si sono viste costrette a sporgere denuncia per “molestie telefoniche continuate” contro ignoti, perché ormai da più di un mese qualcuno con grande fervore cerca di rendere la loro vita impossibile di giorno e di notte.

Barbara Betti, Comitato Amici del Monastero di Marradi
Raffaella Ridolfi, Consigliere comunale di Marradi


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Commenti 1
  • Giuliana Ridolfi Cardillo

    Grande Barbara e grande Raffaella! È raro trovare persone che difendono e si schierano con i più deboli! Tutta la mia ammirazione, e grazie!

    rispondi a Giuliana Ridolfi Cardillo
    mar 25 agosto 2020 01:46