23 MAR 2025
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Mugello e rifiuti: la (non) differenziata costa caro

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Mugello e rifiuti: la (non) differenziata costa caro Mugello e rifiuti: la (non) differenziata costa caro © n.c.
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Nei giorni scorsi l’Associazione Social Forum Mugello ha presentato un esposto alla Corte dei Conti della Toscana su una questione di non scarsa rilevanza: la raccolta differenziata nel territorio. O meglio, i risultati negativi riguardo la raccolta differenziata nel territorio. Il servizio è gestito dalla società partecipata Publiambiente, attiva per i comuni di Borgo S. Lorenzo, Barberino di Mugello, Scarperia e S. Piero -post fusion- , Scarperia -ante fusione-, S. Piero a Sieve -ante fusion-, Vicchio e Vaglia. Si denuncia la negligenza delle amministrazioni nell’adoperarsi affinché la pratica della differenziata venga effettivamente diffusa all’interno delle comunità: non solo un buon costume, utile all’ambiente come alla convivenza civile, ma anche, per legge, un obbligo preciso.

Nella prospettiva di un utilizzo razionale ed economicamente vantaggioso dei rifiuti, infatti, la normativa vigente prevede, per ogni Ambito Territoriale Ottimale (A.T.O.), misure percentuali minime entro le quali la differenziata sia concretamente attuata. Percentuali fissate, nel 2006, nella misura del 35% entro il 31 dicembre 2006, del 40% entro il 31 dicembre 2007, del 45% entro il 31 dicembre 2008, del 50% entro il 31 dicembre 2009, del 60% entro il 31 dicembre 2011 e del 65% entro il 31 dicembre 2012. Conseguenza ovvia: al fine di penalizzare il conferimento in discarica dei rifiuti, e di rafforzare i previsti obblighi di raccolta differenziata, in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi minimi, è stata introdotta un’addizionale del 20% al tributo dovuto per depositare i rifiuti nella stessa discarica. Tributo da ripartirsi tra quei Comuni del territorio che non abbiano raggiunto la soglia minima prevista dalla legge italiana.

Quali sono le motivazioni di quest’iniziativa? Instillare e sollecitare la pratica della raccolta differenziata: in quanto consente sia di ridurre il flusso di rifiuti da avviare allo smaltimento, sia di condizionare positivamente l’intero sistema di gestione; riducendo lo smaltimento indifferenziato e prevenendo, per quanto possibile, danni ambientali sempre più significativi, e sempre più da tenere sott’occhio.

Dai dati percentuali inerenti ai Comuni mugellani, arriva una sentenza: nessuno i questi, dal 2008 al 2014, ha raggiunto gli obiettivi fissati sia dalla normativa nazionale, sia da quella europea.

Ecco un grafico esplicativo:

Come fa notare il Social Forum Mugellano, l’articolato quadro normativo mette nero su bianco la responsabilità delle singole amministrazioni comunali a promuovere, nella propria giurisdizione, la raccolta differenziata dei rifiuti, entro i limiti della legge. E questo, al di là delle colpe da additare al servizio più o meno deficitario di Publiambiente, dovrebbe essere garantito (sempre per legge) indipendentemente dal soggetto a cui è materialmente affidato la raccolta dei rifiuti urbani.

Quindi, il rispetto delle soglie minime è necessario non solo ai fini del raggiungimento degli obiettivi fissati, ma anche per la credibilità del sistema stesso. Si tratta di un impegno inderogabile per i Comuni: tanto che la violazione, quando c’è – e in questi anni c’è stata -  viene sanzionata, con aggravi di costo per lo smaltimento a carico dei Comuni inadempienti, ergo dei contribuenti.

A giudizio dei membri del Forum, il risultato negativo è stato possibile grazie a “una generale sottovalutazione del sistema di gestione dei rifiuti considerati ancora esclusivamente come beni inservibili di cui disfarsi, anziché come risorse e fonte di risparmio anche energetico”. Non solo: “La situazione di grave ritardo, dei vari Comuni mugellani, deve ritenersi in parte ascrivibile al comportamento tenuto dai convenuti amministratori comunali in carica nei diversi periodi considerati, nonché dai responsabile del Settore ambiente dei Comuni, tutti preposti, per la funzione esercitata nell’ambito degli Enti, all’organizzazione del sistema integrato dei rifiuti”. La conferma si ricaverebbe da una legge del 2000, dove al sindaco si attribuisce il compito del corretto funzionamento degli uffici e dei servizi comunali, con il conseguente dovere giuridico di intervenire laddove si registra un’ irregolarità, o una disfunzione. Analoghi compiti spettano all’assessore deputato a specifici servizi e uffici di competenza.

Si legge in sintesi nel documento: "Competeva in primo luogo ai Sindaci, quali organi responsabili dell’amministrazione del Comune, attivare i poteri di indirizzo, di vigilanza e di controllo sull’attività degli assessori e delle strutture gestionali esecutive, per assicurare la realizzazione degli obiettivi legislativamente indicati in materia di raccolta differenziata”.

Peraltro, i dati riportati da Publiambiente riferiti al 2014, rendono testimonianza di come, confrontando le statistiche delle varie aree territoriali, scelte politico-amministrative più oculate abbiano portato a risultati completamente differenti. Il comune di Capannori, in provincia di Lucca, per esempio, ha un livello di raccolta differenziata ben oltre il 90%. E’ stato tra i primi in Italia ad aderire alla Strategia internazionale “Rifiuti Zero”. Una raccolta porta a porta, che, incredibilmente, ha eliminato la presenza dei cassonetti in una cittadina di quasi 46mila abitanti. Lo stesso progetto è arrivato anche nel Mugello: passando però indifferente. Inoltre, Il Social Forum denuncia l’inadeguata informazione attorno un tema di così vitale importanza tanto per l’ambiente quanto per la salute: e, si è scoperto, anche per le tasche dei cittadini.

Altro grafico esplicativo:

Il mancato rispetto delle disposizioni normative, inevitabilmente, ha arrecato un consistente danno patrimoniale alle casse comunali: da calcolare applicando alla differenza tra la percentuale di differenziata realizzata e quella minima prevista dalla legge, la così detta “tariffa per lo smaltimento dei rifiuti”, un’addizionale del 20%. Ciò che doveva essere differenziato, e invece non lo è stato, ha un costo, e non solo in termini ambientali.

Insomma, ad essere accusata è la sostanziale inerzia da parte delle amministrazioni, nei diversi anni, di Barberino di Mugello, Scarperia e San Piero, Borgo San Lorenzo, Vaglia e Vicchio. C'è una morale: se prima la raccolta differenziata era buona pratica dei buoni cittadini dalle buone intenzioni, ora (in verità da qualche anno) è diventato un impegno collettivo. Altrimenti, vuoi o non vuoi, si paga.

 

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