A seguito della lettera di Daniele Baldoni dove esprimeva una propria opinione sul boom dei vini mugellani, partendo dall'assunto che il Mugello non è considerato come terra di vini. A questa lettera, poiché chiamati in causa, rispondono i vitivinicoltori del Mugello, dove Paolo Cerrini dell'Az. Il RIo, auspica che si possa alimentare un civile dibattito. A seguire la lettera di risposta:
Perché fare vino nel Mugello? E perché impiantare proprio il Pinot nero?
Entrambe le domande sono legittime.
La storia agricola di questa terra non brilla certo per la viticoltura. Anche se, a onordel vero, bisogna ricordare che nel 1800 la produzione mugellana spuntava unaquotazione addirittura superiore a quella di altri territori toscani.La storia, appunto, che è narrazione di mutamenti. Perché le cose cambiano, e non èdetto che lo facciano per imbroglio o artificio.
Ma come ha fatto una manciata di vignaioli a cambiare in pochi anni l’immagine delMugello da terra senza vino a zona che pretenderebbe di essere vocata niente menoche a uno dei più preziosi vitigni del mondo?
Anche questa domanda è legittima.
Innanzitutto le prime viti di Pinot nero nel Mugello furono impiantate nei primi anni’90 e dunque stiamo parlando di quasi 30 anni di esperimenti e osservazioni. Pochicomunque, si dirà, se misurati con i secoli di storia che possono vantare le zoneviticole più famose.
E’ vero. Sono pochi, si tratta di una storia giovane, ancora tutta da scrivere. Ciò nontoglie che poggi su basi concrete e coerenti.Il clima del Mugello, freddo e umido, con forti escursioni termiche tra il giorno e lanotte, proprio perché diverso dal resto della Toscana, consente la coltivazione divitigni nordici. E la maturazione che non si riusciva ad ottenere tempo addietro convitigni e pratiche agronomiche tradizionali si ottiene oggi con il Pinot nero e altrivitigni, compreso il Sangiovese, laddove si scelgano terreni adatti e si adottinotecniche (non alchimie!) adeguate. Al punto che, paradossalmente, ci si trova in certeannate ad avere alcol e pH fin troppo alti. E lo stesso fenomeno lo si osserva in altrezone dell’Appennino.
E se il Mugello è terra di marroni, funghi e chiocciole, non vuol dire che non possaessere zona di vino: la Borgogna, patria del Pinot nero, vanta nella sua cucina lesescargots à la bourguignonne.E’ proprio una visione scientifica, uno sguardo e una conoscenza dell’agricoltura edel territorio, resa più complessa dallo studio e dall’osservazione, che ha portato alcambiamento. Come sempre avviene.
Qui e in ogni luogo del mondo.
Chi ci vuole vedere strane alchimie e addirittura intenti truffaldini, libero difantasticare.
Onestà intellettuale vorrebbe che il dubbio non diventasse immediatamente accusa, ma si esprimesse sotto forma di ipotesi e di domande.Domande legittime si è detto, alle quali i produttori del Mugello sarebbero lieti dirispondere, nei limiti delle proprie esperienze e conoscenze.
Magari proprioricevendo i curiosi nelle vigne e nelle cantine che in questi anni hanno pian pianorealizzato e stanno ancora realizzando, investendo soldi, tempo e fatica.
Firmato:
- Filippo Spagnoli - Fattoria Il Lago
- Elisa e Enrico Lippi - Frascole
- Marzio Politi - Voltumna
- Nicola Foscarini – Borgo Macereto
- Elena e Enrico Bacci - Bacco del Monte
- Michele Lorenzetti - Terre di Giotto
- Manuela e Paolo Cerrini - Il Rio
- Nicoletta e Giulio Cappetti - Tenuta di Baccanella
- Sandro Bettini - Fattoria di Cortevecchia
- Staff di Podere Fortuna
- Fabrizio Consigli - Enotecnico
- Davide Cozzolino - Enologo
Pubblichiamo inoltre le foto della 9° edizione dell'evento "Calici sotto l'albero" che si è svolto il 7 Dicembre a Firenze dove erano presenti oltre 200 etichette da tutta Italia con una significativa presenza di produttori mugellani. "Calici sotto l'Albero" è una iniziativa organizzata dall'Associazione Culturale Gastronomica "Sauro e Gianni Sommelier".