In occasione del Slow Food Day il Corpo Forestale Regionale e Slow Food Firenze hanno organizzato un seminario sulla valorizzazione e lotta alla contraffazione per l’ Olio Extra Vergine. Il nostro paese ospita l’intera filiera produttiva e trae da questa benefici sia economici che per la cura del territorio e paesaggio rurale che ne consegue dal lavoro per la gestione delle olivete. “20 produttori di olio di altissima qualità sono solo nel fiorentino” una cifra rassicurante, ma per Sonia Donati (Coordinatrice Regionale per la Guida EVO di Slow Food) la prospettiva “dell’abbandono dell’oleicoltura nei prossimi 5 anni è grave, il 20% degli attuali produttori “. Per tutelare la qualità italiana di 900.000 aziende con 3.700 frantoi e 42 denominazioni DOP E 1 IGP, questo anno è stata pubblicata la Guida Evoo ( Extra Vergin Oile Oil) 2016 “è importantissima soprattutto dal punto tecnico basandosi sulla valutazione organolettica”. È necessario disporre di un efficiente sistema di controllo delle frodi e delle contraffazioni sull’origine e contro le sofisticazioni ha ribadito Alessio Brogi Referente Regionale Agroalimentare, adottare sistemi di tracciabilità, piccole accortezze come il tappo antirabbocco e l’impiego delle analisi molecolari (possedendo il Dna dei principali ceppi è possibile risalire al territorio d’origine e poter confrontare l’olio analizzato con quello originale) per mascherare le manomissioni. Il consumatore può tutelarsi leggendo la tracciabilità sull’etichetta ma di recente l’Unione Europea ha previsto la possibilità di eliminare la data di scadenza da l’olio. “Il consumatore può tutelarsi contando 18 mesi dalla data di raccolta; altrimenti, se il produttore non mette la data di raccolta, c’è da preoccuparsi perché non hai un riferimento, ed è comunque grave aver tolto la data di scadenza”. Anche per Marzia Migliorini, Analista del Laboratorio della Camera di Commercio “ togliere la data di scadenza non è nocivo ma l'olio perde le proprietà nutritive” di conseguenza si declassa di qualità passando da “Extra vergine a vergine”. Mentre un’altra scelta da parte della Comunità Europea, che desta svariati malumori, è l’aver incentivato l’importazione senza dazi di 35.000 tonnellate in più all’anno di olio prodotto in Tunisia. Fatto che ha messo ancora di più in difficoltà i produttori: “abbiamo i produttori tartassati da normative alle quali si devono attenere e devono competere con olio che non ha l’obbligo di essere tracciato in registri o controllato” commenta Sonia Donati. Ma l’olio non è solo un alimento da condimento, il problema per cui sta perdendo la sua importanza sulle tavole italiane, risiede proprio nel non considerarlo come alimento a sé stante: “dobbiamo degustare l’olio come il vino, insistere sul mettere il consumatore davanti al bicchierino”. Olio d’oliva essendo spremuto a freddo senza additivi aggiunti, ha un valore nutraceutico insostituibile. “Il pizzichino” spiega Giacomo Trallori, Gastroenterologo “non è fregare mettendo le foglie come dicevano i nonni ma è la presenza di polifenoli con caratteristiche paragonabili all’ibuprofene” infatti sembra un’affermazione drastica ma “Se l’olio non è buono è meglio evitarne il consumo perché sarebbe povero di sostanze e ricco di grassi”. “C’è un economia da valorizzare e da recuperare svariate superfici incolte” le parole con cui è stato chiuso il convegno dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana Marco Remaschi.