Dopo un anno da Il Sesso degli Angeli è uscito ieri nelle sale cinematografiche l’ultimo film di Leonardo Pieraccioni, “Pare parecchio Parigi”: una storia liberamente ispirata ai fratelli Michele e Gianni Bugli che nel 1982 partirono con il padre malato su una roulotte facendogli credere di essere arrivati a Parigi pur non essendo mai usciti dal loro podere.Ora, non essendo una penna che si occupa di cinema, posso solo trasferire le mie sensazioni nel miglior modo possibile, quasi fosse una degustazione di vini, senza quella esasperata ricerca del particolare pungente di chi di cinema ne fa il proprio pane quotidiano.
E’ una trama diversa, quella scelta da Leonardo Pieraccioni, originale e soprattutto incredibile, se si pensa ad un fatto realmente accaduto, ma, fin dall’inizio, lo scorrere della pellicola non sembra lasciare quel ricordo indelebile. Insomma, la stoffa è buona ma l’evoluzione è un po’ debole in comicità e verve.
Ma si sa, far ridere mica è facile, soprattutto quando alle spalle della carriera ci sono titoli come I Laureati ed il Ciclone, i Super Tuscany di Pieraccioni che a distanza di quasi vent’anni mantengono ancora la freschezza e la piacevolezza di passare due ore in risate e spensieratezza. Il film si svolge a Firenze, o meglio nei dintorni, sebbene il luogo dove è stato girato si trovi nel Lazio, e la trama vede tre fratelli alle prese con il padre – originario della bella Sicilia - reduce da un brutto attacco cardiaco. Bernardo (Leonardo Pieraccioni) è il gestore di un maneggio, Giovanna (Chiara Francini) un’estetista a cui piacciono ragazzi giovani e Ivana (Giulia Bevilacqua, alla quale va il plauso per il suo accento fiorentino che rasenta la perfezione).
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I tre fratelli si ritrovano dopo cinque anni di silenzi a esaudire il desiderio del padre Arnaldo (Nino Frassica) - professore rigido e severo ammorbidito dalla vecchiaia e dalla malattia – di un rimpianto che si trasforma nella esplicita volontà di partire finalmente tutti insieme per andare a Parigi. Non potendo allontanare il padre dalla struttura ospedaliera per ordine dei medici, i figli architettano un viaggio in camper semplicemente girando intorno al maneggio di Bernardo per ore e ore, facendo credere al padre di attraversare l’Italia fino al confine con la Francia, realizzando la messa in scena con l’aiuto degli operai del maneggio, i quali contribuiscono alla creazione di paesaggi artificiali attraverso poster giganti e alla costruzione di una dogana con casette di legno.
Massimo Ceccherini e Gianna Giachetti, nel ruolo dei vicini psicopatici del maneggio, ricordano un po’ una parodia di Psyco, regalando scene comiche tra le più riuscite del film, così come la gag dei due operai del maneggio che si travestono da gendarmi del confine francese e che, attraverso un’esilarante mimica ed un dialogo in francese maccheronico, suscitano non poche risate. Insomma, un po’ come avviene per i vini meno blasonati, i personaggi non protagonisti hanno dato un bel guizzo alla scorrevolezza del film.
L’idea è buona e originale, arricchita anche da una sorta di suspence in quel mangiare la foglia da parte di Arnaldo che non è chiara fino alla fine; e, sebbene non lasci indelebili sensazioni, l’armonia e l’intima piacevolezza lo rendono un film adatto a ogni tipo di pubblico, dai grandi ai piccini. Un grande Leonardo Pieraccioni che si è presentato alla stampa con umiltà e con doti rare: simpatia, spontaneità e tanta pazienza nel rispondere a ogni domanda, anche banale o ripetuta più volte. Leonardo non gioca a fare il divo, è un ragazzo nonostante gli anni passino e la sua freschezza di spirito è un suo grande e intramontabile punto di forza.
Barbara Tedde