Petrona & le biomasse. Il dibattito visto dalla platea. Una cronaca © n.c.
Ieri nel Palazzo dei Vicari di Scarperia si è tenuto l'atteso incontro organizzato da Legambiente sul progetto di realizzare a Petrona un grande impianto alimentato a biomasse per la realizzazione di pellet. Ecco le (personali) impressioni che ne ha ricavato Saverio Zeni (uno dei fondatori di OK!Mugello) che ha assistito all'incontro:
Domande molte, risposte poche, dubbi rimasti. Questo potrebbe esse in sintesi il risultato dell'assemblea pubblica organizzata da Legambiente sul tema dell'impianto a Biomasse. Erano presenti tutti gli attori interessati: i referenti di Legambiente, l'amministrazione pubblica di Scarperia, il presidente di Renovo, il presidente del Comitato contro l'impianto di Petrona ed una sala gremita di pubblico. L'incontro organizzato da Legambiente, sollecitato dalle tante attività del comitato svolte in questi mesi e soprattutto dalla raccolta di 7500 firme (che sono state consegnate "brevi manu" al Sindaco qualche ora prima), sarebbe dovuto servire a dare risposte concrete alle tante domande poste in questi mesi. Purtroppo queste risposte, molto attese dai componenti del Comitato e dai cittadini, non sembrano essere state fornite in modo esauriente. Il risultato che esce da tale incontro è che: Renovo è un azienda privata e come tale persegue il profitto nel settore della Green Economy (peraltro legittimo), propone un progetto (approvato da Legambiente) che pone però a molti tanti dubbi sia sull'aspetto salutistico che di approvvigionamento delle materie prime e (pare) che avrà un impatto piuttosto forte sul territorio (sono previsti oltre 25 autoarticolati al giorno per il conferimento delle biomasse all'impianto). L'incontro sarebbe dovuto servire a dirimere le nebbie che circondano i conferitori di biomasse ma tali nebbie non sono state diramate, anzi si sono inffittite. Stefano Arvati pone a garanzia della solidità del progetto la sua buona fede e il suo onore d'uomo, ma purtroppo oggi queste garanzie non sono più sufficienti poiché (come è stato ricordato) di 'cattedrali nel deserto' in questo campo ce ne sono già molte. E quindi all'onore dell'uomo sarebbe bene che aggiungesse anche dati certi e maggiore trasparenza. Legambiente, l'associazione storica di ambientalisti che firma protocolli d'intesa (sembra) per progetti di energie alternative senza (a mio avviso) una adeguata valutazione se i progetti proposti abbiano o meno le caratteristiche effettive di salvaguardia ambientale o meno. Ricordiamo che il progetto Renovo sembra essere caduto all'improvviso sul nostro territorio, in quanto tutto l'iter procedurale non era stato partecipato dai cittadini in alcun modo, quando fu presentato il 10 di Febbraio 2015 possedeva già il bene placido di Legambiente. Ricordiamo inoltre che un importante dirigente di Legambiente Toscana (Piero Baronti), nella trasmissione di Tele Iride confermò l'assoluta compatibilità del progetto e piena disponibilità di Legambiente a tale progetto. E che solo dopo l'importante lavoro del comitato ed il movimento d'opinione prodotto, l'associazione ambientalista apre un dialogo con il comitato per valutare se il progetto abbia qualche criticità. Anche in questo caso la domanda che sorge spontanea è: Ma quali sono i criteri che utilizza Legambiente per la valutazione dei progetti proposti? Prende per buona solo la buona fede delle persone? Oppure svolge delle valutazioni effettive prima di rilasciare il proprio marchio come avallo della bontà del progetto? Anche in questo caso le risposte tardano.. Al Sindaco Ignesti e all'amministrazione di Scarperia e San Piero vengono mosse le principali critiche riguardo al'iter procedurale utilizzato per tale progetto. Purtroppo la partecipazione dei cittadini, o quanto meno l'informazione degli stessi su di un tema che avrà impatti importanti per il nostro territorio, non è stata agevolata se non quando i giochi erano fatti. Non possiamo giudicare se tale atteggiamento nasconda una strategia precisa o se si tratti di errori di valutazione o altro, fatto sta che il comitato è nato proprio per questa mancanza d'informazione richiesta da più parti. Le 7500 firme raccolte dal comitato, insomma, non sembrano essere solo il risultato della sindrome di Nimby (come ipotizzato dalla responsabile energie verdi di Legambiente Cecilia Armellini) ma la preoccupazione di 7500 cittadini Mugellani, a cui non bastano più le rassicurazioni teoriche dopo le tante esperienze distruttive che il Mugello ha subito in questi decenni. Quei cittadini pretendono risposte che continuano a tardare, risposte concrete, risposte che permettano di continuare ad avere fiducia nei propri amministratori.



guglielmo
Purtroppo Legambiente non un organismo tenuto a rilasciare pareri, se non puramente "indicativi" e "personali", sui progetti in corso d'opera, non un ente che pu bloccare un iter procedurale richiedendo modifiche, integrazioni o addirittura bocciandolo. E' un'associazione come pu esserlo il Comitato contro la centrale a biomassa e pertanto esprime un parere non vincolante. Vero che dovrebbe fondare ogni progetto in difesa dellambiente su una solida base di dati scientifici, tendere a pareri volti a tutelare la salute, scevri da ideologie politiche o dettami economici, ma questa volta sembra non abbia voluto schierarsi...