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Procreazione medicalmente assistita (Pma), il tribunale di Firenze primo a esprimersi su una single

Incostituzionale negare l'accesso alla Pma a donne single. In esclusiva il commento della Dr.sa Claudia Livi direttore sanitario del Centro Demetra.

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Negato l'accesso alla Pma a una single Negato l'accesso alla Pma a una single © Jill Sauve
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Dopo 9 anni dall’ultimo intervento di incostituzionalità, la Corte costituzionale tornerà a esprimersi sulla legge 40 del 2004,  Norme in materia di procreazione medicalmente assistita (PMA), in particolare sull’articolo 5 sul divieto di accesso alle tecniche da parte di persone single.
Il Tribunale di Firenze ha, infatti, sollevato la questione di legittimità costituzionale nell’ambito di un procedimento portato avanti da Evita, una donna single 40enne di Torino, che aveva richiesto di poter accedere alla PMA in un centro di fecondazione assistita in Toscana.
La donna è assistita dal team legale dell’Associazione Luca Coscioni, coordinato da Filomena Gallo.

La giudice ha rimesso la questione alla Consulta, ritenendo che ci siano sufficienti motivi per dubitare della legittimità dell’articolo 5 della legge 40, che consente l’accesso alle tecniche di fecondazione medicalmente assistita esclusivamente alle coppie di sesso diverso e non anche alle persone singole.

La donna, cui era stato negato l’accesso alla fecondazione eterologa con donatore anonimo in un centro di procreazione assistita, ha contestato, tramite i suoi legali, il diniego come una violazione dei suoi diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
Il Tribunale ha ritenuto che questa esclusione violi principi costituzionali come il diritto all’uguaglianza, alla salute e alla libertà di autodeterminazione, al diritto incoercibile della persona di costituire una famiglia, al rispetto alla vita privata e familiare, al diritto all’integrità fisica e psichica, e che non rispetti la libertà di autodeterminazione in ordine alla propria sfera privata con particolare riguardo al diritto di ciascuno alla costituzione del proprio modello di famiglia.
La giudice ha infatti sottolineato come, in diversi Paesi europei, le tecniche di fecondazione assistita siano accessibili anche a donne singole e ha evidenziato l’irragionevolezza di un divieto che può essere aggirato tramite il “turismo procreativo”, prassi che consente di accedere a queste tecniche all’estero. 

Questa ordinanza rappresenta un passo importante verso l’affermazione dei diritti riproduttivi delle persone singole in Italia” ha dichiarato Filomena Gallo, Segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, difensore e coordinatrice del team legale che ha assistito Evita.  L'Avv. Gallo, le cui azioni giudiziarie hanno riscritto la giurisprudenza italiana, ha contribuito all'eliminazione dei divieti della Legge 40, che oggi consente la nascita di oltre 14.000 bambini l'anno tramite fecondazione assistita.

Siamo fiduciosi che la Corte costituzionale possa riconoscere la discriminazione e l’ingiustizia di una norma che limita ingiustamente l’accesso alla genitorialità. Cancellare il divieto in vigore non crea nessun vuoto normativo perché le procedure sono normate e l’eterologa è legale in Italia dal 2014 grazie alla sentenza di incostituzionalità n. 162. 
L'Associazione Luca Coscioni fin dal 2004 si batte per eliminare gli irragionevoli divieti imposti dalla legge 40/2004, che ha limitato per anni l’accesso alle tecniche di procreazione assistita in Italia.
Grazie alle nostre iniziative in difesa dei diritti delle persone, a partire dai referendum del 2005 che non raggiunsero il quorum necessario, e nei tribunali successivamente alcuni di questi divieti sono stati progressivamente smantellati.
Il nostro lavoro però non si ferma: oltre al divieto di accesso alle tecniche per le persone single, su cui ora dovrà esprimersi la Consulta, e per le coppie omosessuali, e all’affermazione del rapporto di filiazione per i nati da tecniche eseguite all’estero a seguito dei divieti italiani, rimangono in vigore il divieto di donazione di embrioni non idonei per una gravidanza alla ricerca scientifica, su cui era stato ammesso il quesito referendario nel 2005, e la necessità di una legge che disciplini la gravidanza per altri solidale (GPA).
A oggi ricordiamo che circa 14 mila bambini all’anno nascono tramite queste tecniche e senza la cancellazione dei divieti con pronunce di incostituzionalità tutto ciò non sarebbe stato possibile per assenza di volontà politica del legislatore che ha sempre preferito in 20 anni non modificare la legge 40/04
”.

Nel procedimento in Corte costituzionale, oltre alla Associazione Luca Coscioni per i propri associati che chiedono l’accesso a queste tecniche riproduttive, è stata ammessa dai giudici anche un’altra donna, Serena, 36enne di Brescia, che ha ricevuto un diniego, da parte di 2 centri di fecondazione assistita, alla sua richiesta di poter accedere alla Pma da donna single.

"Nel rispetto della legge 40 abbiamo dovuto rifiutare alla paziente l'accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita. Ritengo però che la discriminazione nell'accesso alle cure e fare famiglia non trovi alcun fondamento nei principi di uguaglianza garantiti dalla Costituzione. Confido nell'intervento della Consulta e spero - come già successo in passato - che possa garantire l'equità di accesso alle cure per tutti."

Sul tema, in esclusiva per i nostri lettori abbiamo sentito la Dottoressa Claudia Livi direttore sanitario del centro Demetra di Firenze, la struttura che a norma di legge ha dovuto negare l'accesso alla Pma alla single.
"Nel rispetto della legge 40 abbiamo dovuto rifiutare alla paziente l'accesso alla Procreazione Medicalmente Assistita. Ritengo però che la discriminazione nell'accesso alle cure e fare famiglia non trovi alcun fondamento nei principi di uguaglianza garantiti dalla Costituzione.
Confido nell'intervento della Consulta e spero - come già successo in passato - che possa garantire l'equità di accesso alle cure per tutti."

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