Una sala "Pio La Torre" gremita quella di ieri sera (venerdì 13 maggio) a Borgo San Lorenzo per parlare delle ragioni del NO al referendum Costituzionale. L'incontro è stato aperto dalla lettura di alcuni articoli della Costituzione Italiana. A seguire ha preso la parola Antonio Margheri, Vice Presidente di ANPI di Borgo San Lorenzo, che ha spiegato le molte ragioni per cui (secondo i fautori del No) questo tipo di riforma non dovrebbe assolutamente passare. Secondo questo punto di vista le modifiche che vengono richieste con il Referendum sarebbero deleterie e rischierebbero di svuotare la Costituzione nelle sue forme democratiche. Inoltre, ha detto, non ci sarebbero studi o ricerche che attestino i paventati risparmi economici o l'accellerazione della promulgazione delle leggi. Citando anche dati secondo i quali solo il 6% dei cittadini italiani riterrebbe che tale riforma sia prioritaria. A seguire ha preso la parola il professore Augusto Cacopardo, il quale ha sottolineato come questa riforma sarebbe sbagliata nel metodo e nel merito. E ha spiegato che tale Referendum, che riscrive ben 41 articoli della Costituzione repubblicana, avrebbe messo d'accordo ben 61 costituzionalisti italiani nel prendere posizione contraria a quanto vorrebbe questo governo. Secondo questo parere le modifiche costituzionali - combinate con la nuova legge elettorale e con le riforme della Pubblica Amministrazione –realizzerebbero una grande concentrazione di potere nelle mani del Governo e del suo capo, attribuendo di fatto ad un unico partito – che potrebbe anche essere espressione di una ristretta minoranza di elettori – potere esecutivo e potere legislativo, condizionando, altresì, la nomina del Presidente della Repubblica e dei componenti della Corte Costituzionale. Il Parlamento, sempre secondo i fautori del No, verrebbe ricondotto alla funzione di ratifica dei provvedimenti del Governo, nel quadro di un generale soffocamento del ruolo delle autonomie regionali e locali. Se a ciò si aggiunge, è stato affermato, il potere dei capi di partito di determinare i candidati e le liste ci si accorge del passaggio da una democrazia rappresentativa ad una democrazia dell’investitura (il capo – e non il popolo- sceglie i parlamentari).
"Una democrazia - è stato detto durante la serata - non si giudica dai poteri che attribuisce al partito di governo, ma dalla tutela del pluralismo e dalla rilevanza data ai diritti sociali e delle minoranze. Si pensi ad un’estemporanea vittoria elettorale di partiti autoritari. E’ veramente irresponsabile attribuire ai prossimi governi poteri quasi illimitati".L’A.N.P.I.. è stato spiegato, sostiene un convinto NO alla revisione della Costituzione Italiana generata da una Legge approvata da una maggioranza parlamentare inferiore ai 2/3 prevista dalla Costituzione. In ballo non è il destino di un Governo ma la Costituzione nata dalla lotta di Liberazione e pensata come un sistema di garanzie a salvaguardia delle nuove generazioni. A questo proposito è stato ricordato il discorso ai giovani di Piero Calamandrei sulla Costituzione nata dalla Resistenza.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione.