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Via Romana. Spopolamento e negozi chiusi nell’ombra dell’overtourism?

Un paradosso la vicenda di una delle strade più popolari di Firenze. Via i residenti a favore dei turisti, ma le botteghe non lavorano più.

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Via Romana Via Romana © Street Vieew
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La vicenda di via Romana, storica e popolare strada dell'Oltrarno che collega via Maggio con il piazzale di Porta Romana, è esemplificativa di come la trasformazione di Firenze in un surreale parco giochi per turisti stia spopolando e svuotando la città, anche nelle sue viscere più storiche e profonde.

Poco più di 600 metri di strada selciata, stretta e popolare, dove un tempo passavano i "barrocci" e si gridava fra una bottega e l'altra, dalle finestre. Il cuore più autentico di Firenze, quello che paradossalmente ha affascinato i turisti, dove le massaie calavano dai piani più alti (e senza ascensore) il paniere col filo per fare la spesa, sta scomparendo.

Tutto sotto gli effetti devastanti di una turistificazione forzata che ha costretto anche via Romana allo spopolamento. Oggi, 47 saracinesche sono abbassate tra fondi vuoti o negozi che nessuno sa se e quando apriranno, senza nemmeno un orario affisso all’esterno.

Un’ecatombe che ha subito un’accelerazione drammatica negli ultimi anni poiché, al posto degli anziani residenti (quelli che calavano il cestino per la spesa), si preferisce oggi affittare non alle giovani famiglie fiorentine, nate e cresciute in questi quartieri, ma ai turisti.

Appartamenti in affitto a peso d'oro e destinati esclusivamente ai turisti in una zona popolare che, paradossalmente, non è centro storico e vive di turismo solo marginalmente. Si arriva così al paradosso di un bar chiuso da sei mesi, con tanto di doppia licenza di somministrazione e tabacchi, che non riesce a trovare un compratore, con il cartello vendesi che pende mestamente dalla saracinesca.

Oggi, in totale, un censimento condotto dai colleghi de Il Corriere Fiorentino rivela che in tutta la via sono presenti 84 esercizi commerciali attivi, tra negozi, artigiani sopravvissuti, somministrazioni, servizi e botteghe turistiche. Questo significa che più di un fondo su tre è chiuso o comunque non è più stabilmente attivo.

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