Salvare il mondo e i bambini. La ricetta 5 stelle per la scuola diffusa presentata a Vicchio © n.c.
Con un occhio a Don Milani e uno al Nord Europa. Venerdì 23 giugno, al teatro “Giotto” di Vicchio, il portavoce del M5S al Parlamento Luigi Gallo ha illustrato nel libro “Educazione diffusa. Per salvare il mondo e i bambini” la proposta di legge denominata “Scuola diffusa; istituzione di nuclei per la didattica avanzata e introduzione di progetti di scuola aperta e di scuola diffusa negli istituti scolastici di ogni ordine e grado”, presentata alla Camera dei Deputati il 15 marzo 2015.
Chi è Luigi Gallo? Ingegnere informatico e docente di Elettronica, eletto nella circoscrizione della Campania, scelse di entrare nella Commissione “Cultura, scienza e istruzione”. Ha difeso la scuola pubblica, ottenendo nel 2013, con la legge 104, l'approvazione di una norma che consente la creazione di una biblioteca virtuale nazionale di libri autoprodotti dalle scuole e forniti gratuitamente alle famiglie. Precedente a questo incarico, nel 2006, realizzò in Kenya un reportage sul commercio equo e solidale e, due anni dopo, nel 2008, fu osservatore internazionale in Messico in solidarietà con gli indigeni zapatisti. Nel libro “Educazione diffusa”, pubblicato nell' aprile 2017 per la casa editrice Dissensi e scritto con l'ausilio del prof. Paolo Mottana, professore ordinario di filosofia dell'educazione all'Università di Milano Bicocca, espone i risultati di recenti studi sulle metodologie didattiche e descrive le pratiche virtuose già avviate in alcune scuole, sia in Italia che all'estero (in particolare in Finlandia e in Danimarca). Quali sono le novità per la scuola del XXI secolo? Prima di tutto gli edifici scolastici devono poter offrire spazi accoglienti per tutti gli utenti, alunni, genitori, insegnanti. Le aule dovranno essere dotate di armadietti e cassetti per gli oggetti personali dei ragazzi; aboliti i banchi, dovranno contenere ampi tavoli su cui lavorare insieme, insegnanti e ragazzi di età diversa. Tante ricerche rivelano che libere aggregazioni di ragazze e ragazzi che collaborano, lavorando su aree tematiche interdisciplinari producono apprendimento più efficace. Le attività didattiche possono essere diverse: programmare un viaggio, allestire uno spettacolo, organizzare una lezione di storia davanti al monumenti dei caduti della Prima guerra mondiale . Chi si stupisce del fatto che ragazzi di età diversa siano allo stesso tavolo di lavoro, si ricordi don Milani e sappia che studi effettuati nel 1996 (Stone e Christie) confermano l'intuizione del nostro illustre concittadino, dimostrando che si ottengono risultati migliori nell'apprendimento quando c'è una disparità di almeno tre anni fra alunne e alunni dove si applica la metodologia nota come peer to peer. Creare dunque le condizioni per il benessere psico-fisico dei nostri ragazzi è utile all'apprendimento che passa attraverso il movimento, le uscite frequenti sul territorio, le esperienze reali e non simulate. Da una parte si asseconda una propensione naturale dei ragazzi che manifestano disagio nello stare seduti ore e ore nel banco, dall'altra si ottengono risultati migliori nel profitto (la scienza ci dice che la quantità di materia grigia sollecitata nelle aree corticali motorie è massima per chi fa tanto sport e attività fisica, col risultato di potenziare anche la mente). Ed eccoci alla “scuola diffusa”: si preparano le lezioni a scuola, secondo aggregazioni liberamente scelte dagli alunni, e si esce sul territorio a scoprire le bellezze delle opere d'arte, oppure a descrivere uno scorcio di paesaggio o a conoscere gli animali del bosco. In Finlandia le scuole sono ubicate vicino alle foreste e i bambini sono ottimi conoscitori del territorio; in un video li abbiamo visti camminare con le manine appoggiate ad un corda gialla, i cui capi sono tenuti dall'insegnante che apre la fila e da quella che la chiude. Da quanto è stato detto si evince che deve sparire la rigida divisione fra discipline e l'apprendimento deve partire dall'esperienza. Le grandi aree tematiche da studiare saranno perciò legate alla vita di ognuno di noi : amicizia, amore, sofferenza, lutti e i bambini saranno resi partecipi di quanto accade nel mondo, anziché essere relegati in un'area ovattata come nelle strutture odierne. Il fine ultimo dell'educazione esperenziale è l'autonomia e l'acquisizione di un “alfabeto emozionale”, cioè delle capacità fondamentali del cuore (secondo la definizione di Goleman “Intelligenza emotiva”). Provare empatia, saper esprimere i propri sentimenti può prevenire un'alienazione sociale correlata spesso a carenze nell'autocontrollo, alla capacità o meno di gestire la propria collera, all'abuso di alcol o droghe. E gli insegnanti come dovranno porsi in questa scuola rinnovata? Dovranno imparare a condividere, insieme ai colleghi e ai ragazzi , l'educazione fondata sull'esperienza, sperimentando sempre nuove forme di apprendimento, perché questa scuola è vivace e non annoia mai. L'aggiornamento dovrà essere qualificato e permanente, in un costante confronto col mondo scientifico, grazie ai Nuclei di Didattica Avanzata costituiti da pedagogisti, educatori, psicologi, assistenti sociali, ricercatori . La scuola dovrà prevedere anche spazi di lavoro distensivi che aiutano la discussione creativa . Si dovranno prevedere norme diverse in relazione alle uscite didattiche, alleggerendo gli insegnanti dalla responsabilità che grava solo su di loro, coinvolgendo i genitori e tutte le altre figure menzionate sopra, compresi gli amministratori locali. Essi saranno chiamati qualche volta ad accompagnare i ragazzi sul territorio, illustrando problematicità, prospettando soluzioni architettoniche al fine di coinvolgerli nelle scelte urbanistiche per riprogettare il territorio a misura di bambini e adulti che vogliano camminare e godere del paesaggio. In tutto il mondo si sono sperimentate esperienze di service learning, realizzando proficue collaborazioni fra docenti, ragazzi e amministratori locali. Tali esperienze possono essere condivise su una piattaforma digitale nazionale open source, a cui possono accedere studenti e docenti di tutto il mondo, nell'ottica della creazione di una “rete dei Saperi” (secondo la definizione di Morin). In questa scuola sparisce la competizione, sostituita dalla condivisione e dalla solidarietà; spariscono premi e castighi che non servono ad incentivare l'apprendimento, ma c'è una valutazione prettamente formativa. L' “attrazione appassionata”, già individuata da Fourier come stimolo alla conoscenza, guiderà gli insegnanti a cogliere le curiosità e gli interessi dei ragazzi, sviluppando determinate aree tematiche. “Fuori dalle gabbie invisibili”, “Smontiamo le catene della ripetizione” dovranno diventare gli slogan degli innovatori. Siamo lontanissimi, direi agli antipodi, dalla cosiddetta “Buona scuola” dei governi Renzi e Gentiloni. Sarà possibile realizzare una scuola siffatta? E' utile ricordare le parole di Maria Montessori: “Se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino, perché in lui si costruisce l'uomo”.


