
Con l’ultimo caso di scabbia accertato, lunedì 14 dicembre, a Ronta, e quelli precedenti rilevati all’interno dell’Ospedale di Borgo San Lorenzo ad ottobre - di cui proprio OK!Mugello ha dato più volte notizia tempestivamente - approfondire la natura di questa malattia infettiva sembra essere d’obbligo: perché combatterla significa prevenirla, e solo conoscendola è possibile farlo. Nella ASL 10 di Firenze negli ultimi 5 anni sono stati segnalati da parte dei medici centinaia di casi: nel 2010 furono 164 quelli accertati, poi, con ritmo discendente, si arrivò ai 117 del 2013, per finire con un deciso aumento nel 2014 in cui si registrano ben 214 malati. La malattia quindi è stata costantemente presente, seppur in maniera limitata, nel territorio. E lo è anche in tutta Italia. La scabbia è una malattia infettiva causata da un parassita di dimensioni microscopiche, che penetra negli strati superficiali della cute e si riproduce. Il periodo di incubazione è di solito tra le 4 e le 6 settimane: l’eruzione cutanea a seguito dell’infezione, accompagnata da forte prurito, si presenta prevalentemente nelle ore notturne e si localizza, nell’uomo, soprattutto fra le pieghe delle dita, sulla parte anteriore dei gomiti e dei polsi, fra le pieghe ascellari, sull’addome, sulle cosce ed i genitali esterni; mentre nelle donne spesso sono colpiti i capezzoli, l’addome e le regioni inferiori dei glutei; i neonati, invece, sono più sensibili alla la testa, al collo, al palmo delle mani e nella pianta dei piedi. Non indifferente è il fatto che per chi è già stato infetto i sintomi siano più rapidi nel palesarsi, perché il periodo d’incubazione si riduce drasticamente. La fonte di infezione primaria è costituita dagli esseri umani. La trasmissione, infatti, avviene il più delle volte per contatto diretto con la pelle del soggetto malato, ma anche – seppur raramente - con gli indumenti o la biancheria della persona in questione. Per tutto il periodo in cui il paziente rimane infetto e non viene trattato, compreso l’intervallo precedente la comparsa dei primi sintomi, può diffondersi. La scabbia colpisce chiunque: indipendentemente dall’età e – contrariamente alla percezione comune – dal grado d’igiene. Focolai della malattia si manifestano spesso in strutture di assistenza per anziani, o disabili o per l’infanzia, in istituzioni come case di cura, o nelle carceri . Per prevenire tutto questo è stata imposta dalla legge la notifica obbligatoria: una volta fatta la diagnosi il medico deve obbligatoriamente segnalare il caso rilevato presso i servizi di Igiene e Sanità Pubblica della Azienda Sanitaria competente per il territorio. Subito dopo scatta l’inchiesta epidemiologica: il soggetto infetto viene contattato per cercare di capire dove sia stata contratta la scabbia, e quindi tentare di arginare il fenomeno sul nascere; ovviamente, diventa fondamentale rintracciare chi, a sua insaputa, è venuto a contatto col malato. L’indagine è essenziale per prevenire la diffusione della malattia e attivare tutte le precauzioni del caso: sia nei confronti del diretto interessato, che degli individui a rischio. Gli interventi vengono effettuati nel rispetto della privacy e la collaborazione civile è fondamentale. Il malato di scabbia deve essere trattato con una terapia specifica, ed isolato per almeno 24 ore dall’inizio del trattamento, questa è la prassi da seguire secondo i medici:
- Chi presta assistenza ai malati di scabbia deve essere dotato di appositi indumenti di protezione (in particolare guanti e camici monouso).
- Per l’ambiente dove il malato vive o ha vissuto, in generale, non sono necessari interventi di disinfestazione, ma è indispensabile una accurata pulizia dei locali e degli arredi con i comuni detergenti. Un’eventuale intervento di disinfezione sull’ambiente, comunque, dovrebbe essere concordato con la U.F. Igiene e Sanità Pubblica competente per territorio.
- La biancheria personale e da letto usata dal soggetto infetto deve essere trattata in lavatrice ad alte temperature (almeno 90°) e poi stirata. Tutto ciò che non può subire questo trattamento deve essere messi da parte: in confezione chiusa fino a 2 settimane, e poi esposto all’aria.
- Nelle collettività della casa è indispensabile che i percorsi della biancheria sporca e quella pulita siano sempre separati e non vi sia mai commistione fra loro.
- Coloro che sono stati a contatto con il malato devono mantenersi sotto controllo per un periodo di circa 30 – 45 giorni, e sottoporsi a visita dermatologica immediata nel caso di comparsa di sintomi