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Giovani&Viaggi. La Storia del Vecchio Falco's CREW

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Giovani&Viaggi. La Storia del Vecchio Falco's CREW Giovani&Viaggi. La Storia del Vecchio Falco's CREW © n.c.
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Da Firenze al mondo - Andrea Pepi, Salvatore Tedesco e Marco Matese hanno scritto un libro - La Storia del Vecchio Falco's  CREW - che racconta di amicizia e avventura. Come? Un gruppo di 21 ragazzi (loro compresi) ha preso un’idea, il couchsurfing (letteralmente: surfare sul divano), un'applicazione per viaggiatori che mette a disposizione alloggi gratuiti per brevi periodi, e ne ha fatto un’esperienza - toscana - di condivisione: per «gente di tutto il mondo». Dal virtuale al reale, passando per cene, feste, eventi. E divertimento. In quattro anni, dal 2012 al 2016, tenendo alla larga chi «cercava solo un posto letto senza pagare», hanno ricevuto circa 800 persone. E ora, oltre al ricordo, resta l’esperienza. Tutta da leggere. Ok!Mugello ne ha parlato con Andrea Pepi. Andrea, voi del Vecchio Falco's Crew, chi siete? «Un gruppo che si è creato quasi naturalmente, ragazzi che amano viaggiare, entrare in contatto con altre persone da tutto il mondo, vivere avventure. Un gruppo molto compatto di 21 ragazzi, che negli anni si sono anche alternati. Non eravamo mai gli stessi, alla fine. Siamo partiti da qui, da Firenze: e abbiamo creato una sorta di isola che non c’è. Non potevamo girare il mondo? Il mondo stava venendo da noi. Un sogno». Cioè? «Avevamo delle case, soprattutto intorno a Firenze, ma anche a Pistoia e Prato, che mettevamo a disposizione in modo da far ritrovare quaranta, cinquanta persone nello stesso posto. Noi organizzavamo cocktail di benvenuto, animazione, intrattenimento, cene. Molti di noi sono nel settore della ristorazione, del resto: cucinare per tutti era facile. Veniva a crearsi un ambiente speciale, pieno di entusiasmo, di condivisione». E divertimento. «Abbiamo fatto feste durate 15 giorni, ci siamo ritrovati in cinquanta a dormire in una stessa casa. Tante storie variegate, tutte indimenticabili». Tutto tramite il couchsurfing (letteralmente: surfare sul divano)? «Sì. Un' applicazione con cui c’è la possibilità di richiedere a un altro, che sta in un’altra città e in un altro Paese, di essere ospitato gratuitamente. L’ospitante valuta, sceglie e poi ci si accorda. Noi, però, siamo andati un po’ oltre». Creando un vostro logo personale? «Vecchio Falco’s Crew, esatto. E invece di ospitare 2 o 3 persone, com’è normale, ne ospitavano 15, o 20. E magari non una notte, ma in base all’evento che c’era in programma. Se avevamo una festa di una settimana, restavano una settimana. Non avevamo finalità economiche. Volevamo inventarci un diversivo alla vita di tutti i giorni. Invece di bar e discoteche, abbiamo scelto il Couchsurfing. E così in un mercoledì come tanti, monotono, riuscivamo ad avere gente da Germania, Stati Uniti, Russia, Israele. E le richieste aumentavano. Eccola, l’isola che non c’è. Ed era come una vacanza: per tutti». Avete rotto un po’ gli schemi. «La definiamo un mix tra i 2 film Animal House e The beach. Una cosa molto dinamica, giovanile. 4 anni intensi». E siete riusciti a instaurare rapporti duraturi? «Ti faccio un esempio: sono andato in vacanza negli Stati Uniti, in Finlandia, in Svezia, in Austria. Non ho mai pagato. Sono sempre stato accolto da chi era passato da noi in precedenza. Sono rapporti d’amicizia veri. Una rete di contatti in tutto il mondo». E alla fine il libro. «Sì. Abbiamo messo nero su bianco quello che avevamo vissuto. L’idea è nata quando siamo finiti, per caso, in un noto programma dell’est Europa dedicato ai viaggiatori. Siamo stati apprezzati per quello che facevamo. E ci siamo detti: forse la nostra esperienza può interessare qualcun altro, no?».

 

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