Domande, dubbi, riflessioni e consigli. Alla base di un percorso partecipato c'è proprio questo ed è questo che a pochi giorni dallo svelato progetto "Nuova Brunelleschi" (l’area di recupero delle Ex Ceramiche Brunelleschi) sta entrando in moto nell'abitato di Sieci e non solo. Aumentano le adesioni di cittadini privati e commercianti che hanno scelto di porre la propria fiducia nel progetto investendo già economicamente per la possibilità di un futuro diverso( Per informazioni più dettagliate e adesioni è possibile trovarle al seguente link: Nuova Brunelleschi - Sezione Adesioni). Si tratta solo di primi passi, gli step saranno molti ma il percorso è stato avviato e non resta che lasciare che il tempo continui a portare i suoi frutti.
Anche OK!Valdisieve sta continuando a portare il proprio contributo. Questo mercoledì (8 luglio, ndr) siamo tornati a Sieci per acquisire ancora impressioni, critiche e consigli da parte di chi il paese lo vive ogni giorno. Cosa porterebbe un recupero della fabbrica? Quali sono gli elementi del progetto che convincono e quali invece cambieresti? Punteresti la tua fiducia su un simile progetto?, sono alcuni dei quesiti che necessitano del punto di vista di ciascuno. Questa volta abbiamo lasciato spazio ai commercianti che hanno chiarito la loro volontà di discutere del progetto assieme alla "Cooperativa Sieci Nuova", una volontà la loro che nasce dalla preoccupazione della eventuale nascita di un "paese nel paese". Nel prossimo video in uscita lunedì (13 luglio, ndr) sarà presente questo e molto altro.
Che dite? Abbiamo stimolato un po' la vostra curiosità?
Nel frattempo vi proponiamo una pillola storica sul forno Hoffman presente nella fabbrica e sulla famosa "Mota d'Arno", il materiale argilloso ricavato dal fiume per la creazione dei laterizi:
IL FORNO HOFFMAN E LA MOTA D’ARNO
Per far fronte all’aumento costante di ordini nel 1881 fu completata la realizzazione di un secondo forno.
Sono dunque individuabili due forni Hoffman dalla caratteristica pianta ellittica, il più antico dei quali era situato lungo la strada che porta a Molino del Piano.
Questo forno utilizzava il materiale argilloso ricavato dalle rive del fiume ( mota dell’Arno) che, condotto in loco con “barchetti”, veniva poi stagionato a lungo.
La rena prelevata dall’Arno sempre con i medesimi mezzi serviva da correttivo smagrante. La nuova fornace utilizzava le medesime materie prime, anche se estratte e trasportate con metodologie più moderne. I materiali venivano condotti dal fiume direttamente in una rete di bacini di raccolta all’interno della fabbrica, collegati tramite una canale all’Arno. Un’idrovora convogliava le “torbide” in grandi vasche in cui essiccavano i magroni e stagionavano i materiali argillosi. Gli impasti venivano lavorati e modellati a macchina e la produzione era assai varia.
Le aree dei “mattonai” sul greto dell’Arno testimoniano il permanere di tecniche manuali accanto a quelle industriali destinate alla produzione più moderna delle marsigliesi e dei mattoni forati. Il combustibile usato era la lignite e la polvere di carbon fossile, proveniente dai bacini minerari del Valdarno superiore.
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