Chissà su quanti banchi di scuola e librerie dei nostri lettori, negli anni, avrà fatto bella mostra di sé il famoso vocabolario della lingua italiana Devoto Olio quello dei sinonimi e contrari.
Una pubblicazione della storica casa editrice fiorentina Le Monnier, fondata nel 1840 dal francese Felice Le Monnier, nato in Francia nel 1806 e trasferitosi nel 1831 a Firenze.
Il capoluogo fiorentino doveva rappresentare solo una tappa del suo viaggio in cerca di fortuna e invece diventò la sua nuova patria e lo restò fino alla scomparsa, avvenuta il 27 giugno 1884.
Non possiamo poi non citare anche la storica, omonima libreria di via San Gallo, chiusa nel 2007, ma ben presente nei nostri ricordi.
E pensare che Felice Le Monnier mai avrebbe pensato nella vita di fare proprio il tipografo...
Era nato in una famiglia che lo aveva avviato alla carriera militare, ma non era facile disciplinare e incasellare quel suo spirito libero e intraprendente. Tant'è che fuggì dal Collegio Enrico IV di Parigi e per questo ne fu espulso.
Così il padre lo punì e lo spedì al lavorare alla stamperia di un amico.
Obbligato a fare il tipografo, la punizione si rivelò la vera svolta della sua vita. Felice si appassionò a quel lavoro, scoprendo una vocazione insospettabile. Diventò in particolare prototipografo, ovvero il capo operaio che distribuisce le copie modello, usate poi dal compositore, nonché la figura che in generale monitora i lavori.
Forte di un ricco bagaglio di segreti del mestiere, animato da un'indole assai indipendente, risorgimentale e romantica, Felice reagì duramente alla sospensione della libertà di stampa voluta dal ministro Polignac durante la rivoluzione del 1830, che pose in seguito fine alla dinastia borbonica.
Insieme ad altri tipografi ed editori, partecipò attivamente agli scontri di piazza.
I fatti di quel periodo lasciarono il segno.
Felice decise di abbandonare Parigi e ricominciare altrove una nuova vita nel mondo delle pubblicazioni.
Inizialmente aveva scelto la Grecia, ma cambiò idea e si fermò a Firenze rimanendone folgorato per sempre.
Iniziò a lavorare nella tipografia di Davide Passigli e Borghi e proprio con Borghi, nel 1837, fondò la "Felice Le Monnier e C.", che in seguitò, oltre a tipografia, diventò anche la longeva casa editrice che conosciamo ancora oggi, parte di un grande gruppo editoriale nazionale, acquisendo prestigio nel tempo e un pubblico di estimatori tra ceti medi e nuova borghesia emergente e patriottica.
Tra i successo ditoriali, ricordiamo le numerose collane "Biblioteche", tra cui la famosa fu la famosa “Biblioteca Nazionale”, dalla copertina rosa e dedicata ai classici della letteratura e ai contemporanei, oltre a quelle su tematiche varie, senza dimenticare i famosi dizionari.
L'editoria scolastica fu poi una delle colonne delle scelte editoriali di Le Monnier, convinto sostenitore dell'importanza di educare e istruire.
L'indole ribelle di Felice Le Monnier lo portò anche a una serie di azzardi editoriali.
Non si fece problemi a violare le norme sul diritto d'autore, ripubblicando "I Promessi Sposi" (già editi da Passigli), senza chiedere l'autorizzazione al Manzoni.
Dovette quindi risarcirlo con 34,000 lire, dopo aver perso la causa che lo scrittore gli intentò. L'episodio tuttavia non lo inibì dallo stampare edizioni pirata di varie altre opere.
L'Italia Unita e il clima che ne seguì spensero le sue pulsioni risorgimentali di Felice Le Monnier.
Cedette la società a un gruppo di notabili guidato da Bettino Ricasoli, restandone comunque direttore fino al 1879, anche se la casa editrice aveva ormai assunto una nuova connotazione editoriale rispetto a quella iniziale voluta da lui.
Oggi Felice Le Monnier riposa nella sua Firenze, al Cimitero delle Porte Sante.
E un po' anche sui nostri scaffali e banchi di scuola.