Non esiste per uno stato una norma più importante dell'atto costituente e non esiste forse ruolo più importante per un cittadino dell'aver partecipato a quel momento fondante.
Basterebbe quindi citare la partecipazione di Piero Calamandrei all'Assemblea Costituente italiana per individuarlo come una figura eminente dello scenario politico e culturale del secolo scorso, ma sarebbe limitativo per quanto Calamandrei ha fatto prima e dopo, soprattutto in una fase storica in cui sarebbe stato più facile e sicuro seguire il pensiero dominante.
Spinto da veri valori democratici, non privi di una limpida visione sociale libertaria ed egualitaria, si dedicò ben presto all'attività forense, a quella di giurista e all'insegnamento accademico. Dopo aver partecipato come volontario alla Prima Guerra Mondiale si trovò in prima linea a fianco degli intellettuali italiani che accolsero in modo critico l'ascesa del movimento fascista.
Negli anni '20 collaborò con Salvemini e con i fratelli Rosselli alla fondazione del Circolo di Cultura di Firenze che nel 1924 sarebbe stato devastato dalla furia squadrista. L'episodio rinsaldò lo spirito antifascista di Calamandrei che partecipò alla rivista 'Non Mollare' e all'associazione 'Italia Libera', che avrebbe più tardi ispirato il movimento 'Giustizia e Libertà' e in seguito il Partito d'Azione. Calamandrei aderì anche all'Unione nazionale antifascista promossa da Amendola e alla sottoscrizione del manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.
Nei primi anni '40, pur non avendo legami con il Partito Fascista, partecipò attivamente alla formulazione del nuovo Codice di procedura civile (1942), in buona parte ancora in uso.
Finita la Seconda Guerra mondiale in Calamandrei si accese maggiormente la fiamma della passione politica che lo vide protagonista durante tutta la stagione costituente (1946-1948).
In questa veste portò il suo contributo di giurista libero, laico e anticonformista, con proposte moderne in merito alla forma repubblicana e al sistema elettorale oltra ad una convinta opposizione ai Patti Lateranensi con la Stato Pontificio.
Negli ultimi anni tornò ad occuparsi prevalentemente di attività forense, difendendo il pacifista Danilo Dolci nel famoso processo che lo vide imputato a fianco dei braccianti siciliani in lotta contro il latifondo e dimostrando ancora una volta una grande attenzione sociale e uno spirito mosso da ideali libertari ed egualitari.
Durante tutto l'arco della sua esistenza mai ruppe il cordone ombelicale con Firenze, che nel 2012 ha reso onore alla sua memoria intestandogli il Nuovo Palazzo di Giustizia a Novoli.
Ma per capire veramente i valori di impegno civico e sociale che sempre l'hanno sorretto basti ricordare la memorabile invettiva rivolta ad Albert Kesselring, comandante delle forze di occupazione tedesche in Italia, che ebbe il 'coraggio' di chiedere al popolo italiano un monumento che testimoniasse la correttezza del suo operato durante la guerra:
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA
Oggi, alle 9 presso il Cimitero di Trespiano, in occasione dell'anniversario della morte, si terrà la cerimonia di deposizione di una corona sulla tomba di Piero Calamandrei.