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4 novembre 1966. Alluvione anche in Mugello. Aneddoti e ricordi

56° anniversario della tremenda alluvione del 4 novembre 1966. Il ricordo di quella e di altre alluvioni in Mugello

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Venerdi 4 novembre 1966. Alcuni automezzi anfibi dei Carabinieri transitano in via Brocchi, l’unica strada che fu allagata. (Foto Tassini – Borgo San Lorenzo)  Venerdi 4 novembre 1966. Alcuni automezzi anfibi dei Carabinieri transitano in via Brocchi, l’unica strada che fu allagata. (Foto Tassini – Borgo San Lorenzo)  © Foto Tassini – B.S.Lorenzo – Archivio A.Giovannini
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Firenze ricorda e commemora il 56° anniversario della tremenda alluvione del 4 novembre 1966, con una serie di numerose e variegate di iniziative, manifestazioni ed eventi, dopo che in questi ultimi due mesi sono stati date alle stampe numerosi libri e volumi monografici su questo avvenimento, tutti molto ben fatti, copiosi, con racconti ed immagini davvero inedite.

Una nota Casa Editrice ci aveva chiesto tempo indietro se potevamo inviargli immagini fotografiche su quel che avvenne nel Mugello in modo particolare fra San Piero a Sieve,Vicchio e Dicomano, poiché gli era stato riferito che alcune chiese (sic !) vennero allagate e subirono danni dall’alluvione e nel Mugello giunse una autocolonna di soccorso con viveri e suppellettili.

Niente di tutti questo, fortunatamente, furono allagati molti campi, questo è vero, verso Uzzano e la Torre, Lutiano e Olmi, quindi Sagginale, la piana di Mattagnano, alcuni campi sotto Uliveta, fra Borgo e Vicchio e verso Dicomano, ma niente di più.

Per quanto riguarda le chiese, solo la Pieve di San Piero a Sieve fu lambita dalla Carza, a Borgo l’acqua si fermò in via Brocchi (come nel 1945), la strada vicina alla Sieve, mentre le Chiese di Vicchio e Dicomano erano un po troppo…..alte per essere sommerse, altrimenti sarebbe stato un vero diluvio universale invece che una alluvione fluviale benché consistente ed importante.

L’ alluvione che fece veramente danni avvenne invece nel novembre del 1844. Scrive Pio Chini ( n. 1839- m. 1910), della nota famiglia d’artisti borghigiani fratello di don Lino storiografo del Mugello e zio del grande Galileo, nel suo minuzioso e straordinario diario manoscritto queste drammatiche e nello stesso veritiere note storiche:

“- Novembre 1844. ….Quì ora mi ricordo quando venne l’inondazione del novembre 1844. La notte mi destai e sentii mio padre Pietro Alessio (capostipite dei Chini – ndr), che urlava a mia madre Caterina Giovannini e al nonno Vincenzo (la famiglia Chini all’epoca abitava nell’attuale piazzale Curtatone e Montanara a pochi metri dal Bar Italia), dicendo che la Sieve a dato fuori, i contadini portavano via le bestie dalle stalle e i bottegai vuotavano tutte le botteghe. È una gran piena, tre archi del ponte sono crollati, ma come arrivasse fin quassù ce ne vuole. Ma la paura è tanta, che ci vestimmo tutti e restammo alle finestre vedendo nella penombra il torrente le Cale (le Cale all’epoca passano davanti all’attuale Bar Italia dove c’era un piccolo ponticello - ndr), che dettero anch’esse di fora a tutti a bociare per la paura e dal terrore di restare affogati”.

Questa Piena deve essere stata terribile perché venne di notte e senza luna e tutti fuori gli uomini con le torce a vento e noi si andò a dormire nell’aia del contadino detto del “duri” (era la famiglia colonica Landini, attualmente noti commercianti in olio, all’epoca contadini del Pecori Giraldi) e due giorni dopo si andò a vedere i muri atterrati dall’acqua come quello di “rolo” ( Niccoli) e del Benvenuti e si sentì dire che dopo poco vennero dé Signori da Firenze con le carrozze e con loro il Granduca di Toscana per vedere il danno che aveva fatto l’acqua…-“. Questa la testimonianza diretta di Pio Chini (anche il fratello Lino scrisse di questa alluvione sul suo libro storico sul Mugello), che vissero in prima persona, benché ragazzini, quelle drammatiche giornate, i quali nel corso del tempo ricordarono la costruzione del nuovo ponte a quattro larghe campate dell’ingegnere Antonio Lapi (il ponte abbattuto era quello mediceo del 1624) ma più che altro l’innalzamento delle grandi e capaci bastionature in difesa del paese e dei campi limitrofi, ancora fortunatamente in essere, e non per ultimo i lavori sul torrente le Cale che fu deviato in via di Paliano (attuale via Marconi), lavori che furono fatti con grande impegno e realizzati come si deve se resistono da 170 anni alle piene e alle alluvioni.

Tornando all’alluvione del 1966 di Firenze, tre giorni dopo, lo scrivente di queste note con un cugino andò a Firenze per portare viveri di prima necessità ad una famiglia di  parenti che abitavano al terzo piano di un edificio, completamente allagato, in via dè Baldovini: “Una fatica immane, ma felici nell’aver portato loro generi di conforti dal Mugello, accogliendoci (grazie ai Vigili del Fuoco che ci portarono su un canotto) con un calore umano che non abbiamo mai dimenticato. Al nostro ritorno a Borgo raccontammo tutto e nostro padre Amilcare, ascoltò con attenzione, e dopo tre giorni, scrisse un atto unico in commedia dal titolo “ l’Alluvione di via dè Baldovini”. Breve ma simpaticissimo che le Compagnie Teatrali locali misero in scena svariate volte. Anche questa è una testimonianza di quell’evento storico. 

Nota alle foto: 

In Foto 3. Venerdi 4 novembre 1966. La casa colonica di Rimorelli della famiglia Paladini allagata dala piena della Sieve e dal piccolo torrentello detto di “Rimorelli” che gli scorre sul davanti. In alto a sinistra alla finestra il “capoccia” Raffaello Paladini guarda sconsolato in basso. A destra in alto Raffaello Paladini scrisse di suo pugno la data. 4 novembre 1966. 

 

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