Il 27 gennaio 2024 in tutto il mondo si celebra il 79° anniversario della liberazione di Auschwitz-Birkenau, che faceva parte del complesso di concentramento nazista di Auschwitz. La commemorazione della liberazione di Auschwitz-Birkenau ricorda le atrocità commesse nei confronti di specifici gruppi che furono presi di mira dai nazisti. Nei suoi quasi cinque anni di attività, Auschwitz si espanse fino a includere un campo di concentramento, un campo di lavoro forzato e un campo di sterminio, oltre a più di 40 sottocampi. Quattro camere a gas arrivarono a uccidere fino a 6.000 persone al giorno. Sabato 27 gennaio 1945, l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica liberò circa 7.000 prigionieri dal complesso della morte.
Tra le vittime del famigerato campo ci furono circa 400 testimoni di Geova di varie nazionalità, tra cui polacchi e tedeschi. Un triangolo viola di stoffa, cucito vicino al numero del prigioniero sul lato sinistro dell’uniforme, identificava i Testimoni che erano stati imprigionati, non per la loro identità nazionale o etnica, ma per le loro convinzioni religiose.
“Già nel 1933 l’attività dei testimoni di Geova fu presa di mira dal governo nazista e i Testimoni furono messi al bando in tutta la Germania perché i loro princìpi morali di pace e rispetto del prossimo non erano in linea con l’ideologia nazista del razzismo, dell’odio e del nazionalismo estremo”, ha detto Emanuele Fogliani, portavoce locale dei testimoni di Geova. “Il modo in cui i Testimoni mantennero la loro fede mentre affrontavano le crudeltà quotidiane di Auschwitz è una parte poco conosciuta della storia dell’epoca nazista. Chiunque abbia forti convinzioni troverà avvincente la loro storia”.
“C’è voluto troppo tempo perché la persecuzione nazista dei Testimoni di Geova fosse resa pubblica e onorata, nonostante le testimonianze dei sopravvissuti ai lager e la seria documentazione storica”, ha detto il sociologo Luigi Berzano. “Quanto ha colpito i Testimoni è stata e rimane una testimonianza unica, totalmente religiosa”.
Le testimonianze presenti nel Museo Nazionale di Auschwitz-Birkenau indicano che i testimoni di Geova furono tra i primi prigionieri mandati nel campo. Delle centinaia di Testimoni incarcerati ad Auschwitz, almeno il 35 per cento vi morì.
Sul sito web del museo si legge: “A parte brevi menzioni, la letteratura sulla storia del campo di concentramento di Auschwitz non tiene conto dei Testimoni di Geova (indicati nei registri del campo come [Studenti Biblici]) che furono imprigionati a causa delle loro convinzioni religiose. Questi prigionieri meritano maggiore attenzione per il modo in cui sono riusciti a non rinunciare ai loro princìpi morali nonostante le condizioni all’interno del campo”.
Quest’anno, mentre in tutto il mondo si svolgono conferenze e mostre relative al 79° anniversario della liberazione di Auschwitz, i Testimoni di Geova hanno pubblicato online un opuscolo intitolato Triangoli viola: Le “vittime dimenticate” del regime nazista
L’opuscolo di 32 pagine è disponibile per il download gratuito sul loro sito ufficiale, jw.org, e contiene immagini e documenti tratti da una mostra itinerante, visitata in totale da 600.000 persone e curata qualche anno fa dai Testimoni per informare il pubblico sulla persecuzione subita durante l’Olocausto. I 50 pannelli tridimensionali sono stati esposti in diversi musei commemorativi di ex campi di concentramento e istituzioni scolastiche in tutta Europa.
Inoltre, il Museo della Casa dei Combattenti del Ghetto in Israele, il primo museo al mondo dedicato all’Olocausto, ospita attualmente una mostra interattiva che mette in evidenza la coraggiosa presa di posizione dei Testimoni di fronte alla persecuzione nazista.
La mostra si intitola “Wedontdothat” (Noi questo non lo facciamo), espressione che si ispira al soprannome dato a Joachim Alfermann, un testimone di Geova perseguitato dai nazisti. È presentata in arabo, inglese ed ebraico e sarà aperta fino a settembre 2024.