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Addio a Silvio Berlusconi: L'eredità del berlusconismo nella politica italiana. La riflessione di Paolo Insolia

Berlusconi ha incarnato una fase significativa nella storia politica italiana, suscitando ammirazione e controversie nel corso degli anni....

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Silvio Berlusconi durante un'incontro Silvio Berlusconi durante un'incontro © Fotocronache Germogli
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Berlusconi ha incarnato una fase significativa nella storia politica italiana, suscitando ammirazione e controversie nel corso degli anni. La sua abilità nell'interagire con le masse, la sua retorica accattivante e il suo carisma innegabile hanno lasciato un'impronta indelebile nel panorama politico nazionale. A seguito riceviamo e pubblichiamo la seguente nota dal nostro collaboratore Paolo Insolia:

 

Diciamo addio al corpo del Cavaliere, ma non al suo spirito, che aleggerà nella mente degli italiani per molto tempo ancora.

All’età di 86 anni, e dopo aver lottato fino alla fine contro l’unica realtà materiale che il denaro non può assoggettare a sé, il corpo, Silvio Berlusconi è passato a miglior vita. Il fatto risale al 12 Giugno, un evento che, almeno per i tempi giornalistici, sarebbe acqua passata, e quindi da non riproporre. Ma ciò non vale per il fatto in questione, che sfida le logiche temporali e si staglia su un orizzonte lontano, senza fine apparente.
Su Berlusconi sono stati versati, e continueranno a essere versati, fiumi di inchiostro.

La sua è una figura che susciterà ancora scalpore, curiosità, ammirazione, sentimenti di stima e di imbarazzo, talvolta di odio e di disprezzo. Con lui se ne va un pezzo d’Italia, rimpiazzato adesso da un vuoto senza confini. Vuoto che percepisce, come un sintomo senza cura, sia chi lo ha difeso che chi lo ha combattuto. Silvio Berlusconi, un uomo che ha riunito gli italiani entro due blocchi contrapposti e radicali - o lo si odia, o lo si ama: quasi mai sulla sua persona si ha un parere moderato -, così divisivo che perfino sulle condanne che ha ricevuto, ovvero su certezze, e non su ideologie, si fatica a trovare un punto di incontro. A tal proposito, la discussione avvenuta qualche giorno fa tra Travaglio e Sallusti a Otto e Mezzo, è emblematica: l’uno sostiene che ricevette una condanna per mafia, l’altro invece no.

Berlusconi era consapevole che non ci sarebbe mai stato un parere unanime sulla sua persona. D’altronde non ha mai tentato di apparire un santo, e non gli interessava essere beatificato. E’ rimasto fedele alla sua personalità, senza timore di essere osteggiato. In fondo i leader, e Berlusconi certamente leader lo era, mirano alla vittoria e al successo, e la strada per raggiungerli è costellata da individui avversi. I leader guidano il loro popolo verso un preciso traguardo; il resto sono solo avversari, tutt’al più nemici. I leader sanno che vivere presuppone la concorrenza, e infatti Berlusconi in concorrenza lo è sempre stato: tramite il Milan, la Mediaset, la politica, e tutte le sue altre attività imprenditoriali.

Rimane il vuoto lasciato dal personaggio, in quanto unico e non replicabile, ma l’influenza che ha lasciato sul popolo italiano rimane e rimarrà per chissà quanto tempo ancora.
Berlusconi ha rappresentato l’incarnazione vivente, e perciò palpabile, degli istinti più bassi non solo dei cittadini italiani, ma dell’essere umano in generale. Ha sdoganato l’umorismo nero, come quando davanti a una platea di giovani sostenitori del suo partito di allora, il Popolo della Libertà, raccontò una barzelletta su Hitler. Iniziò dicendo: “Diffidate sempre di chi non sa ridere”.

Il divertimento ovunque, a qualunque costo, senza freni. Barzellette di tal genere in bocca al Presidente del Consiglio - allora assumeva questa carica - fanno cascare le braccia, e instillano nella mente di ognuno che in fondo non c’è niente di male a scherzare su una pagina buia di storia quale fu il nazismo. O come quando al telefono, in diretta televisiva, si rivolse a Rosi Bindi dicendole di essere più bella che intelligente. Su questo aspetto Berlusconi trova affinità con Donald Trump, anch’esso prima imprenditore che politico.


Un politico, sosteneva Aristotele, deve mantenere un certo rigore e una certa disciplina. Ebbene, Berlusconi ha incarnato l’esatto contrario, forse perché abituato a essere il capo di numerose aziende, e quindi a non avere nessuno che gli dica quel che è possibile o non è possibile fare. Rifiutava di ammettere che il contesto politico è diverso da quello aziendale, e che sburocratizzare lo si può fare solo entro certi limiti.

E poi c’è la sua rete televisiva, Mediaset, che ha portato nelle case degli italiani programmi di intrattenimento a misura familiare, ma spiccioli e talvolta incresciosi, senza finalità culturali e educative, che nei paesi anglosassoni vengono definiti trash, immondizia in italiano. Non li elencherò, li conoscete già.


Per i privati quel che conta è il profitto, perciò la logica di Mediaset rispecchia il volto noto del capitalismo, che se da un lato ha permesso all’umanità di raggiungere alti livelli di benessere materiale, dall’altro mira agli utili, e per farli pensa prima di tutto a quel che è giusto per sé. La logica capitalistica intende gli individui come meri consumatori, e il trash, oltre a essere perfetto per le famiglie e per trascorrere momenti di pura spensieratezza - che è poi quel che il Cavaliere desiderava per i suoi telespettatori - attrae.


La figura della donna, in molti programmi Mediaset, è spesso e volentieri limitata al ruolo di oggetto desiderabile, come lo è nelle sue famigerate barzellette. Mediaset è perciò lo specchio della sua mentalità, dove le risate si fondono al desiderio sessuale.

Silvio Berlusconi è stato più cose insieme. E’ impossibile racchiudere le sue gesta e il suo pensiero in un breve editoriale come questo. Sicuramente ha lasciato il segno in ogni campo di cui si è occupato. Come imprenditore è stato un gigante, ha dato lavoro a migliaia di persone e le sue aziende sono tutt’oggi in ottima salute, merito anche della sua discesa in politica.

Come uomo politico ha vissuto diverse stagioni, alcune floride altre meno, ma qui il bilancio è negativo: tanto populismo e poche riforme serie. Ma, come ho detto all’inizio, è l’influenza sulla mentalità dei cittadini il suo lascito più significativo.

Berlusconi è ben visto dalla maggioranza degli imprenditori italiani, sia piccoli che grandi, in quanto in lui vedono il simbolo della realizzazione personale attraverso il lavoro. E l’Italia è un paese che si regge sulle piccole e medie imprese. Ha sempre dichiarato di essere partito da zero, di aver faticato enormemente per raggiungere i traguardi che conosciamo, e di essere vicino agli imprenditori, che in lui amano rispecchiarsi.


Per come lo intendo io, il berlusconismo è uno stile di vita, una mentalità dove prevale l’uomo sulla donna, dove sussiste la convinzione che con la forza e l’astuzia si possa arrivare a esaudire ogni desiderio, e dove lo stato, per permettere ai cittadini di esprimere al meglio il loro potenziale, deve farsi da parte.

Una mentalità liberista, vincente, in cui il denaro e le amicizie giuste sono importanti quasi quanto l’aria che si respira. Il berlusconismo è altresì una mentalità di rifiuto alla resa, di battaglia perenne, di sfide da vincere. Berlusconi ha affrontato gli ultimi giorni della sua vita con il sorriso, continuando a lavorare, sul letto di ospedale, ai suoi progetti politici. Un uomo determinato, con luci e ombre, che ha fatto la spola tra Parlamento, aule giudiziarie, campi da calcio, aziende e dimore lussuose. Adesso che la sua anima è volata chissà dove, rimane la sua influenza sull’Italia. E il vuoto.
Possa riposare in pace.

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