Parola d'ordine: piantare alberi. E siccome questo è il mantra mondiale c'è la guerra a chi le spara più grossa e il nonsense arboreo coinvolge non solo la sindaca di Firenze caduta in campagna elettorale su uno scivolone non da poco di cui vi parleremo a seguire ma anche Ursula von der Leyen e il suo obiettivo 2030 di piantare 3 miliardi di alberi e il governo cinese che ha piantato dal 1978 ad oggi ben 66 miliardi di alberi in zone che ne erano prive ma non tutto è andato bene.
Partiamo dall'obiettivo europeo che fa discutere (leggi sorridere sotto i baffi molti esperti) e ci svelano il bluff dei numeri due agronomi di fama in una relazione che riportiamo di seguito. Anche solo in termini numerici - racconta - la promessa appare difficile da mantenere: piantare 3 miliardi di alberi in 10 anni (circa 7 per abitante dei 27 paesi europei) vuol dire piantarne 300 milioni ogni anno!
Per raggiungere questa cifra, bisognerebbe procedere al ritmo di circa 1,5 milioni al giorno, considerando che la stagione di piantagione è di circa 200 giorni l'anno. Il problema è che nei 200 giorni potenziali che vanno da metà ottobre a metà aprile ci sono oltre 50 sabati e domeniche e almeno 10 giorni di festa; oltretutto non si può piantare nei periodi eccessivamente piovosi e nei giorni di gelo (frequenti nel nord Europa). Ciò vuol dire che abbiamo al massimo 100-120 giorni per piantare all'anno e ne consegue che potrebbe essere necessario piantare quasi 3 milioni di alberi al giorno.
Anche se parlassimo di piccole piantine forestali, sarebbero sempre 3.000.000 di piantine da movimentare, piantare e magari irrigare se non piove e così per 100-120 giorni.
Resta da capire dove sono 3 milioni di piante al giorno disponibili, visto che l’attività vivaistica è considerata un’attività marginale ed è sottoposta a numerosi vincoli, giusti o eccessivi che siano per quanto riguarda le superfici coltivabili.
Le piante non sono oggetti che si possono produrre e accumulare a milioni e milioni in un piccolo capannone, ma necessitano di almeno 1-2 anni per la produzione di piantine forestali e almeno 4-5 per quanto riguarda le piante destinate a costituire le aree verdi delle nostre città.
Quando poi al portavoce di Ursula von der Leyen è stato chiesto quanti alberi sono stati piantati fino ad oggi è calato il gelo. Non sono state fornite cifre e i colleghi sono stati invitati a interpellare le regioni e i singoli Stati membri della UE. Quindi non sono più 10 gli anni di tempo, ma adesso sono 6...
Parliamo della Cina che in fatto di “piantare alberi” ha fatto passi importanti in anni recenti. Come dimostra un articolo comparso su Nature dal 1978 ad oggi, secondo il governo di Pechino, in Cina sono stati piantati 66 miliardi di alberi in zone che ne erano prive, nel tentativo di fermare l’avanzata dei deserti.
Il programma ha avuto successo, come confermato da analisi via satellite della americana Nasa. Nell’anno 2000 l’avanzata dei deserti sembrava inarrestabile, ogni anno occupavano una nuova superficie dell’ordine dei 10.000 chilometri quadrati ma nel 2017 la situazione è stata ribaltata grazie alla piantumazione programmata: quell’anno il deserto è arretrato di 2.400 chilometri quadrati. Indubbiamente, un gran successo anche se poi però lo stesso articolo informa che non tutto va benissimo...
Perché? Non sempre gli alberi piantati sono stati quelli giusti, ovvero non sono capaci di adattarsi alle condizioni climatiche incontrate e ciò sta determinando una richiesta di acqua per non farli morire che incide sulla disponibilità della risorsa e ancor più potrebbero farlo in futuro, quando si prevede la scarsità di acqua aumenterà mentre nuovi alberi saranno piantati in zone aride.
Veniamo a Firenze dove nei faccia a faccia elettorali è esplosa anche qui la guerra dei numeri in tema di alberi e a chi le spara più grosse ci ha pensato Sara Funaro diventata poi sindaca di Firenze che ha promesso nel suo programma la piantumazione di 50.000 alberi e arbusti. Partendo dal banale assunto che alberi e arbusti non sono certo la medesima cosa la cifra è indubbiamente fuori da ogni logica basta pensare, per fare un esempio prossimo, che l'arboreto di Vallombrosa che costituisce la più importante collezione italiana di piante nata a scopi scientifici e sperimentali, ha attualmente una collezione di circa 5.000 esemplari suddivisi in oltre 700 specie arboree e arbustive su 1273 ettari...
Come pensa la Sindaca di poter piantare e soprattutto dove quindi 50.000 piante su una superficie comunale fortemente antropizzata (lei stessa ha detto che è escluso il centro storico da questo piano) di 102,22 km quadrati in 5 anni?
Conti alla mano dovrebbe piantare qualcosa come 27 alberi il giorno per ogni giorno dei suoi 5 anni di mandato e sappiamo già che questo non è possibile perché la stagione di piantagione non è di 365 giorni l'anno ma di circa 200 giorni l'anno che vanno da metà ottobre a metà aprile dove però ci sono oltre 50 sabati e domeniche e almeno 10 giorni di festa l'anno...
La conclusione è affidata a una relazione fatta sul sito rinnovabili nel 2021 da alcuni professionisti del verde che sottolineano come «la sola idea di piantare alberi porta l’opinione pubblica a pensare che basti ciò per risolvere la crisi climatica e che tutte le trasformazioni epocali che dovremmo imporre alle nostre esistenze per renderle più sostenibili non siano più necessarie»
Secondo quanto riportato dal sito “One trillion trees”, gli alberi piantati sono solo qualche decina di milioni a fronte dei 15,3 miliardi abbattuti annualmente.
Supponendo anche che ne piantassimo 100 milioni a settimana, per arrivare a mille miliardi ci vorrebbero poco più di 192 anni. La grande sfida imposta dalla crisi climatica non può attendere tanto. Oltre a questo dobbiamo puntualizzare che se consideriamo una percentuale di sopravvivenza del 50% (che in certi casi è quasi ottimistica), gli anni per avere 1.000 miliardi di alberi in più diventano 384!
Smettiamola di sparare numeri a caso per fare gli acchiappacitrulli e riportiamo la realtà dei fatti che non è fare le Cassandre, anche se forse è più facile credere alle favole come quella che gira per Firenze dove per ogni albero tagliato ti raccontano "ma ne pianteremo tre nuovi".
Quando le favole finiscono bisogna affrontare la realtà, che ci dice che non abbiamo né le superfici, né le piante, né i soldi (veri) per mettere a dimora fantasmagorici numeri e soprattutto dicono che Firenze è crollata in pochi anni alla penultima posizione su 107 città capoluogo per vivibilità climatica ed ha il poco ragguardevole record di essere l'unica città italiane ad avere il clima (pessimo) di una megalopoli indiana con oltre 34 giorni l'anno con temperature superiori ai 35 gradi...
E quest'anno abbiamo saputo fare meglio dato che le temperature oltre i 35 gradi sono state per oltre 40 giorni e per di più consecutivi!
Articolo redatto con parte di contributi di:
Francesco Ferrini
prof. di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree dell’Università di Firenze
presidente del Distretto rurale vivaistico-ornamentale di Pistoia
Susanna Orzalesi
Tutto ciò che è scritto è altamente probabile, la domanda è come costringere gli amministratori tutti a fare cose utili a noi altri viventi, umani e no. Che facciamo blocchiamo l'amato mercato? Blocchiamo la speculazione? Facciamo fuori metà della popolazione umana o aspettiamo la sua estinzione.