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Che la Memoria non sia farlocca!

Dobbiamo essere vigili e riflettere sulle parole di Liliana Segre pessimista sulla memoria dell'Olocausto: la Shoah "ridotta a una frase nei libri di storia".

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Liliana Segre Liliana Segre © facebook
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“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”
Vorrei iniziare così queste parole di Liliana Segre il mio pensiero per il "giorno della memoria" che quest'anno è particolarmente importante perché segna gli ottanta anni esatti da quando l'Armata Rossa entrando a Auschwitz scoprì il coperchio del genocidio più grande compiuto nella storia dell'umanità.

Voglio soffermarmi molto sul concetto di Memoria e provare a trasformare le parole durissime ma di rassegnazione di questi giorni della stessa Segre in speranza.
"La Shoah? Verrà “ridotta a una frase nei libri di storia“ ha confidato la senatrice a vita, unica sopravvissuta della sua famiglia allo sterminio, in una recente intervista.
Dal suo punto di vista, una volta morti gli ultimi superstiti e finita la generazione dei figli e dei nipoti di questi ultimi, una delle più gravi tragedie della storia dell’umanità diventerà solo un freddo aneddoto insegnato tra i banchi di scuola.

Liliana Segre dichiaratamente pessimista - come potrebbe essere altrimenti col trauma che si porta dentro da bambina e che ricordiamo ha taciuto fino agli anni'90 - ha pronunciato queste parole che devono pesare come macigni su tutti noi e sulla Memoria (la emme maiuscola che userò in tutto l'articolo non è casuale!) collettiva di un'epoca schizzofrenica e odiatrice dov'è lecito insultare via social persino i sopravvissuti ai campi di concentramento al punto che la stessa Senatrice deve vivere a 94 anni sotto scorta.

Tutto ciò grazie al proselitismo degli odiatori che dopo il 7 ottobre del 2023 hanno scelto che difendere gli ex deportati vittime dell'Olocausto non aveva più appeal su un certo elettorato e che era più conveniente schierarsi, come hanno fatto, con i terroristi di Hamas carnefici di donne e bambini.

Fra gli odiatori della senatrice a vita si segnala come capopopolo tale Chef Rubio con una certa notorietà alle spalle avuta in programmi tv fra trattorie zozze, colonne sonore di rutti e camionisti.

Il galantuomo è finito indagato per diffamazione, ma il fatto clamoroso è però che insieme altri suoi amichetti odiatori si è visto archiviare la denuncia dal pm Nicola Rossato, della Procura di Milano (necessario in questo caso fare i nomi e i cognomi a peritura memoria) poiché i contenuti “da un lato possono avere valenza astrattamente diffamatoria, ma dall’altro sono parte di un dibattito pubblico”.
I messaggi denunciati, ha continuato ancora il pm nella sua richiesta di archiviazione, devono essere “contestualizzati all’interno del dibattito social” e devono essere valutati tenendo in considerazione le funzioni politiche ed istituzionali della senatrice Segre, anche se “il linguaggio è aspro, rozzo e sintomo di maleducazione e ignoranza”.
Tradotto dall'imbarazzante supercazzola del magistrato significa che se sei un cafone acclamato puoi permetterti, "astrattamente" notare bene, di insultare persino una signora di 94 anni scampata per miracolo ai forni crematori di Hitler....

Tutto ciò fa orrore. Fa orrore perché porta proprio nella direzione pessimistica di cui parlava la signora Segre ovvero che basta che un ringhioso ometto unto e bisunto, che peraltro non comprendiamo con quale curriculum politico (o politicante) si erga a istigatore di popolo, possa sproloquiare in libertà per sdoganare, con il beneplacito di una certa magistratura, l'offesa pubblica ai sopravvissuti della Shoah.

Del resto in un epoca in cui si mescolano capre e cavoli ne succedono davvero di belle. Fa il paio a proposito di odio servito su un vassoio d''argento il travisare la parola inglese "deportation" che significa "rimpatrio", "espulsione" con la più comoda deportazione, alludendo direttamente a ciò che fecero i nazisti.

Refrain che ava avanti dall'insediamento del 47 presidente Usa.  Bene, che Donald Trump (che ricordiamo per i distratti ha vinto a mani basse le elezioni americane nel paese simbolo di democrazia) sia personaggio tignoso e non troppo simpatico lo sappiamo. Come sappiamo bene che sia un decisionista risoluto, ma voler macinar acqua al mulino della sinistra sconfitta travisando anche le parole inglesi che conosce persino un bambino della scuola primaria più che un errore pare una precisa volontà distorsiva.
Leggere dopo i primi rimpatri in corso i titoli di alcuni importanti quotidiani: "I migranti deportati", "La deportazione", "Le deportazioni di massa firmate Trump", "nuovi muri e deportazioni choc"....
alla vigilia del giorno della memoria fa pensare male. Parecchio.

Un clima d'odio che non vogliamo sia sdoganato ne oggi, ne domani, ne mai in nome della Memoria. Lo stesso odio che viene vomitato anche nei confronti delle forze dell'ordine ree secondo alcune di avere ucciso Rami perché razziste, ma che dimentica che nelle stesse ore è stato ucciso anche Maati dimenticato però perché vittima di una gang e non degli sporchi sbirri.
Un clima d'odio costruito a tavolino che colpisce, certamente non a caso, figure importanti degli ordinamenti democratici costitutii.

Ma torniamo al giorno della Memoria e ricordiamolo bene oggi 80 anni dopo, nella certezza che è solo la corretta informazione che permetterà che anche i nipoti, i pronipoti e tutti coloro che ci saranno dopo di noi non dimentichino cosa l'odio riesce a produrre.
Lo dobbiamo a Liliana Segre e tutti i bambini mai diventati adulti...

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