Claudio Ticci critica il clima della campagna elettorale, caratterizzato da rancore, invidia e ipocrisia. Nota che molti candidati, compresi ex sindaci, evitano di ammettere i propri errori e di esporsi realmente, preferendo attaccare con aggressività. Ticci sostiene che ammettere gli sbagli e chiedere scusa sarebbe un gesto di forza che il pubblico apprezzerebbe. A seguire la nota pubblicata:
Troppi ghigni, troppi crucci, troppo rancore. Questo ciò che ho notato in questa campagna elettorale. Candidati Sindaco (ed ex sindaci dal dito medio facile…pessima figura!) e Consiglieri musoni, gelosi, invidiosi di non farne parte, finti impavidi in versione struzzo, trasformati a tratti in burocrati attenti a non esporsi, a non rischiare, a non dire realmente ciò che si pensa in quell’istante, come a vergognarsi dell’essere quello che si è.
Attenti a non dire la verità, neanche se è evidente che qualcosa si è sbagliato. Mai ammettere l’errore…guai! Eppure sarebbe un bellissimo gesto chiedere scusa e poi, forti degli errori commessi, chiedere nuovamente fiducia. La gente perdona, se viene chiesto scusa, se si ammette l’errore.
Ma perseverare è diabolico! Per la paura di sbagliare qualcuno attacca, con la bava alla bocca, usando toni non suoi. Alcuni gettano il sasso nello stagno fingendo di farsi carico della responsabilità di averlo fatto anche se poi il braccio in politica lo hanno sempre nascosto. Mai sono andati in fondo alle cose e quel braccio sparirà dopo l’elezione.
Ma se invece ridi, ti esplode l’intelligenza a crepa pelle.
Solitamente chi ride viene annoverato tra le persone prive di problematiche, tra chi ha “la testa fresca” o è semplicemente più spensierato. Non è esattamente così. È risaputo invece che si cela una profonda tristezza di fondo in tutti.
La risata rappresenta l’antizavorra, la riserva del carburante, la gobba del cammello con la sua riserva d’acqua per affrontare il deserto, l’accumulatore della batteria, la dispensa in cucina per preparare almeno uno spaghetto, numero otto, veloce, è una grigliata con un calice di buon vino.
La risata rappresenta la riserva antidepressiva, è endorfina, il modo migliore per curare il proprio umore e coccolarsi.
La risata non è solo una questione di barzellette o buon umore per chi è beato a possederla, va ricercata con decisione, se diventa stile, atteggiamento, ci tutela dal pessimismo, ci immette più soluzioni e slanci pirotecnici rispetto al guardare semplicemente al problema isolatamente.
La risata rappresenta l’ estensione del se dai propri limiti, l’ aereo con le ali, lo spaghetto aglio olio e peperoncino, il turbo del motore, la fibra ottica che spara luce e fa esplodere e illumina l’umore.
La risata è l’estensione del sapore della vita.
Chi NON ride è spento, è freddo e distaccato, è un gelato senza cialda, è una mortadella senza pistacchio o senza un panino caldo e croccante, è una parmigiana senza frittura, una pizza senza massa, una margherita senza regina, una caprese senza bufala…insomma come fa ad essere il sindaco di TUTTI con tutto quel rancore dentro?
Chi non ride, NON è serio, perché la vita la prende contro vento, non dispiega mai le vele, non chiude i boccaporti, non salpa mai l’ancora…insomma niente fa per se, figurati per gli altri. Chi non ride è gestito dal problema, non organizza i propri e gli altrui progetti, si affoga in impegni inutili, non ha consapevolezza del proprio spazio e del proprio tempo che perde.
Chi ride invece sa gestire i problemi, li prende a se per risolverli, perché la risata è quell’intelligenza che permette la danza, di prendere la giusta distanza dalle cose per avvicinarsi di più alle risposte che cerca e per dare soluzioni agli altri, alla gente.
Un consiglio non richiesto dopo 5 anni di Consiglio: cari candidati ridete se volete che l’intelligenza esploda in voi.(Ringrazio F.Chopin e G.Burdi)