
Questa mattina (lunedì 29 febbraio) la fondazione statunitense non profit Friends of Florence e la direzione della Galleria dell’Accademia hanno firmato ufficialmente l’accordo grazie al quale anche per il 2016 l’organizzazione nata a Washington, e poi sbarcata in Toscana, si farà carico delle spese per la manutenzione delle sculture di Michelangelo presenti nel museo di via Ricasoli. I Prigioni, il San Matteo, la Pietà da Palestrina e il celeberrimo David (con l’aggiunta del modello originale del Ratto delle Sabine di Gianbologna) saranno affidati alle cure dell'esperta restauratrice Paolo Rosa. Cecilia Hollberg (storica e manager culturale tedesca, direttrice dell’Accademia da dicembre) e Simonetta Brandolini D’Adda (Presidente di Firends of Florence) hanno posto la propria firma in calce, confermando un rapporto professionale iniziato nel 2005, e grazie al quale, in totale, sono stati donati circa 500mila euro (quest'anno si parla di 20mila euro lordi). Si agirà tenendo fede ad una filosofia ben radicata all’interno del mondo dell’arte: meglio investire per una manutenzione costante e frequente piuttosto che in un intervento di restauro complesso e a lunga scadenza. Polvere e sostanze di varie natura - anche e soprattutto a fronte delle centinaia di migliaia di visitatori all’anno - inevitabilmente rischiano di danneggiare l’eroe biblico, realizzato tra 1501 e 1504, con cui Michelangelo, attraverso un’iconografia innovativa, ha fissato per sempre il canone della bellezza marmorea. L'operazione, delicata quanto necessaria, verrà effettuata con l'utilizzo di un'aspiratore e di pennelli a setola molto morbida. Lo stato di salute del David sarebbe comunque ottimale: anche se le condizioni dell’imponente struttura vanno monitorate periodicamente (specie quelle della famosa caviglia d’appoggio, per la quale si è sempre temuto un cedimento a fronte dei 5.572 kg di peso e dei 5,17 m d’altezza totale). La Galleria dell’Accademia, secondo museo italiano per numero di visitatori dopo gli Uffizi (nel 2014 si è raggiunto quasi il milione e mezzo) cercherà dunque di mettere a nuovo i suoi capolavori: quelli dell’artista forse più rappresentativo –anche per via della longevità: morì infatti a 89 anni – dell’epoca d’oro del Rinascimento italiano. Il maestro che in 4 anni rischiò di perdere la vista sui ponteggi degli affreschi della Cappella Sistina, e che stupì e scandalizzò con un prorompente Giudizio Universale. Ricordato dalla storia per il carattere riottoso e il genio assoluto. A fine conferenza, di fronte a tv locali e stampa, arrivano le parole emozionate della Brandolini: «Tutte le sculture sono molto importanti, ma il David (trasferito da Piazza della Signoria alla Galleria nel 1873) sicuramente è il simbolo della città. Anzi di più: è il simbolo dell’arte, quindi della bellezza». Chiude poi la Hollberg: «Chi avrebbe mai pensato che anche una statua come il David dovesse essere spolverata come una qualsiasi altra cosa?»