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Decisione nelle competizioni sportive usando la teoria dei giochi

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basket basket © nc
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Nelle competizioni sportive, la scelta e la strategia sembrano un po’ camminare sul filo. A volte è quasi come se ogni mossa venisse intuita all’ultimo: atleti e tecnici, invece di affidarsi solo all’istinto, spesso passano il tempo a prevedere le mosse dell’avversario, tipo scacchi, certo, o anche una partita di poker. 

Dal rigore tirato col cuore in gola al match serrato di tennis, fino agli schemi rapidi della pallacanestro, la teoria dei giochi (pare abbia preso forma col lavoro di John von Neumann e Oskar Morgenstern, 1944) oggi viene tirata in ballo più spesso di quanto si immagini per leggere quelle situazioni in cui magari basta una scelta, un piccolo dettaglio, per ribaltare tutto.

Quella percentuale, circa il 76% delle squadre di Serie A, come dice uno studio dell’Università di Camerino pubblicato nel 2023, sembra sorprendere, ma forse no: molte di loro dichiarano di affidarsi a modelli ispirati a questa teoria proprio quando sono in gioco punti cruciali.

Applicazione della teoria dei giochi nello sport

C’è chi direbbe che sport e teoria dei giochi siano ormai inseparabili, o quasi. Prendi quei modelli matematici, la matrice dei payoff, tanto per citarne uno, che permettono agli allenatori di esplorare scenari possibili, a caccia di strategie che appaiono, almeno sulla carta, sensate dal punto di vista della logica e delle probabilità. In certi casi, chi lavora nell’online trova oggi strumenti analitici avanzati, un po’ sulla scia di modelli sviluppati per il poker, permettendo di confrontare scelte aggressive o conservative in base agli avversari.

Guardando alle statistiche, una ricerca Unicusano del 2022 lascia intendere che una buona fetta degli allenatori italiani adotti questa metodologia almeno una volta a settimana: si parla di un 58% nei professionisti, qualcosa meno (34%) fra i dilettanti. Funziona sempre? Difficile dirlo, sembra aiutare soprattutto a tenere a bada le sorprese, e se non altro fornisce strumenti per valutare il rischio. Prendiamo i rigori: qui l’Equilibrio di Nash, applicato alla perfezione, suggerisce che nessuno dovrebbe scegliere sempre la stessa direzione, altrimenti il portiere avrà gioco facile a decifrare tutto.

Strategie, avversari e scelte ottimali

Portare la teoria dei giochi in campo, beh, non è solo una questione di numeri. Anzi, in certi momenti si tratta quasi di una sottile indagine sul comportamento dell’avversario. Pensiamo al tennis, al basket, al calcio: il tennista, quando si appresta al servizio, oscilla fra potenza e precisione, consapevole che anche dall’altra parte della rete c’è chi sta cercando di leggerlo in ogni singolo gesto. La strategia prende forma di “gioco simultaneo,” classico anche nel poker online, dove ogni partecipante soppesa tutte le possibili mosse degli altri giocatori a ogni mano.

Insomma, la razionalità recita un ruolo da protagonista, almeno in teoria. Una squadra talvolta sceglie la difesa a zona per anticipare un attacco centrale, ma può anche cambiare schema strada facendo, seguendo umori e andamento del punteggio. Sempre più spesso, nelle fasi preparativa si fanno affidamento alle simulazioni; dire che il calcio sia ormai un laboratorio per questi studi forse non è troppo lontano dalla realtà, anche se nel ciclismo e nella pallanuoto girano da tempo grafici pensati per capire il momento ideale di una mossa o di un attacco.

Gestione del rischio e scenari possibili

Rischio e ricompensa: la teoria dei giochi in ambito sportivo gira intorno a questi due poli. Allenatori e atleti sono costantemente messi davanti alla scelta se rischiare, magari anche contro l’istinto, o andare al sicuro. Secondo FasterCapital, ben il 61% degli staff delle quattro squadre di vertice nel basket italiano nel 2023-2024 avrebbe pianificato timeout e cambi osservando griglie che incrociano i movimenti degli avversari con i margini di vantaggio, il tutto ispirandosi a questi modelli teorici.

E la simulazione degli scenari? Non fa miracoli, ma aiuta a prevedere, almeno in parte, quello che potrebbe accadere nei minuti finali di una partita tirata fin quasi all’ultimo. Di solito non si ha garanzia di successo, nulla lo è nello sport, però si arriva a una decisione considerata “ottimale” perché supportata da dati oggettivi più che da impulsi. Ora questa logica è stata incorporata anche nei nuovi settori, dove la formazione sembra integrare, soprattutto tra il 2020 e il 2024, alcuni degli elementi fondamentali della teoria dei giochi.

Dal modello matematico al campo

A volte si insinua il dubbio: meglio puntare sull’iniziativa personale o affidarsi al gruppo? Meglio questa formazione o forse un pressing alto? Sono tipiche scelte che, con un po’ di attenzione, beneficiano dello sguardo dato dalla teoria dei giochi. Nel caso del Napoli 2022-2023, almeno stando ai dati Unicusano, pare che le simulazioni informatiche siano state sfruttate per trovare nuove combinazioni nelle rotazioni e nei rigori, introducendo varianti in base all’abitudine degli avversari.

E persino oltreoceano la tendenza sembra simile: Warriors e Celtics, stagione NBA 2023, hanno detto di affidarsi a queste analisi per capire meglio come usare i falli tattici nei finali più concitati. Sport e dati scientifici, ormai sembra difficile tenerli separati sul serio. Non si tratta solo di vincere; la teoria dei giochi, pian piano, sta insegnando anche ai giovani che a volte una decisione quasi invisibile, apparentemente poco brillante, può contare sul risultato molto più di quanto si sia portati a pensare. Beh, almeno così dicono molti tecnici, poi nei fatti, si vedrà.