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Disturbo ossessivo-compulsivo. Comprendere i sintomi e le vie di cura

È importante sottolineare, quindi, come certi rituali siano assolutamente naturali: pensiamo, ad esempio, alla richiesta dei bambini di...

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Immagine di repetorio - ordine, disordine Immagine di repetorio - ordine, disordine © Brett Jordan - Unsplash
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Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo: Comprendere le Cause e le Possibilità di Cura

Con questo articolo cercheremo di fare un po' di chiarezza sul disturbo ossessivo-compulsivo (o DOC), distinguendo prima di tutto ciò che è patologico da ciò che non lo è. Procederemo con delle ipotesi sulle cause e proporremo, infine, possibilità e percorsi di cura.

I termini “ossessione” e “compulsione” sono spesso usati in modo improprio, tanto da far pensare che “un po' tutti abbiamo qualche ossessione”. Tuttavia, è importante distinguere tra ciò che può sembrare una “fissazione”, come un interesse particolarmente importante o una passione che dà benessere, e ciò che invece causa disagio, talvolta in modo così pervasivo da rendere impossibile una vita normale. Lo stesso discorso vale per le compulsioni: essere meticolosi sul lavoro o perfezionisti non significa essere ossessivi; può trattarsi di un modo per rassicurarci rispetto a preoccupazioni legittime.

È importante sottolineare, quindi, come certi rituali siano assolutamente naturali: pensiamo, ad esempio, alla richiesta dei bambini di ascoltare storie prima di dormire, un modo per creare un clima sereno in un momento delicato. Esistono poi riti e rituali con funzioni simboliche, come quelli religiosi o i riti di passaggio (es. matrimonio o laurea), o ancora momenti quotidiani come il pasto o l’addormentamento, in cui generalmente non vi è nulla di patologico.

Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo a Livello Patologico

Il disturbo ossessivo-compulsivo, a livello patologico, non solo non è funzionale, ma spesso ostacola l’individuo, causando molta sofferenza. Le ossessioni possono essere pensieri, immagini, rappresentazioni o impulsi di natura intrusiva, che si presentano autonomamente nella mente, creando grande disagio e ansia. Questi sono spesso seguiti da compulsioni che servono a placare la sofferenza. Le compulsioni sono rituali costituiti da azioni mentali o comportamenti ripetitivi, ai quali il soggetto non riesce a sottrarsi e che non hanno alcuna relazione realistica con ciò che si vorrebbe neutralizzare o prevenire (come lavarsi le mani per ore per evitare che i propri familiari si ammalino).

Il Ruolo del Dubbio

Nel DOC, i cui sintomi possono presentarsi anche nelle psicosi o negli ipocondriaci, il dubbio ha un ruolo centrale, distinto dall’incertezza. L’ossessivo non tollera l’incertezza, ciò che è sconosciuto e non controllabile. Per evitare questo stato di sospensione, cade nel dubbio, nel pensiero circolare, ritornando sempre al punto di partenza. L’ossessivo è così chiuso in una “gabbia” di ruminazione continua, incapace di decidere, scegliere o assumersi le proprie responsabilità. Questo meccanismo autoalimentante impedisce la conoscenza di sé stessi e degli altri, rendendo sempre più difficile fare scelte e prendere decisioni nelle relazioni.

Le Cause Possibili del Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Ma da dove viene questo “dubitare” continuo? Si stima che il DOC sia presente nel 2-3% della popolazione adulta, tra lo 0,5-2% in età infantile e nel 4% in età adolescenziale (con insorgenza nel 50% dei casi tra gli 11 e i 13 anni). Studi recenti ipotizzano che tali individui crescano in famiglie disfunzionali, spesso ambivalenti, rigide a livello morale e iper-responsabilizzanti. Tali famiglie trasmettono messaggi dissocianti, per cui il sentire del bambino non trova corrispondenza con l’atteggiamento degli adulti. Spesso queste famiglie sono anche iperprotettive, ostacolando l’autonomia e creando dimensioni abbandoniche. Il bambino, fidandosi dei genitori, mette in dubbio il proprio sentire, entrando nella spirale del dubbio, che rende l’Io fragile. L’incoerenza delle risposte ricevute nel tempo genera confusione e conflitto interno, con angoscia conseguente.

In questo contesto, il pensiero ossessivo, i rituali e le compulsioni diventano forme di controllo per calmare l’angoscia e i sentimenti di rabbia non elaborati, in una sorta di pensiero “magico” dove la compulsione serve a riparare colpe immaginate. Chi soffre di DOC, infatti, spesso non ha consapevolezza del proprio vissuto infantile; il pensiero rimane bloccato sugli aspetti manifesti, senza possibilità di andare oltre. Questo rimuginio diventa uno scudo contro le proprie emozioni, una “corazza” caratteriale che può nascondere una grave depressione o, in casi estremi, una psicosi.

Differenze con Altri Disturbi

Abbiamo detto che i sintomi del DOC possono essere trasversali: ad esempio, nei disturbi d'ansia possono esserci pensieri intrusivi, ma il loro contenuto è legato alla realtà (es. preoccupazioni economiche, familiari o di salute) e non presenta aspetti magici o bizzarri. Anche nella depressione maggiore è possibile la ruminazione mentale, ma senza che il soggetto la percepisca come estranea e fastidiosa come nel DOC; infatti, il depresso tende a considerare i suoi pensieri ragionevoli e non presenta compulsioni.

Possibilità di Cura

In alcuni casi è necessario ricorrere agli psicofarmaci, poiché i sintomi possono essere talmente gravi e invalidanti da impedire un approccio psicoterapeutico. I farmaci, quindi, costituiscono una terapia propedeutica o di affiancamento alla psicoterapia vera e propria. Una volta ridotta l’intensità dei sintomi, è possibile affrontare le cause del malessere attraverso la “cura delle parole” nella psicoterapia, che aiuta a comprendere l'origine del blocco mentale e comportamentale che rende l’individuo immobile e incapace di prendere decisioni.

In terapia, si ricostruisce la storia familiare, si esplorano le relazioni, gli affetti, eventuali traumi e difficoltà. Si attribuisce un senso ai pensieri ossessivi e alle compulsioni, interpretandoli alla luce del vissuto personale. Una volta instaurato un rapporto di fiducia con il terapeuta e superata la sensazione di colpa e vergogna, la persona può iniziare un percorso di elaborazione delle dinamiche intrapsichiche, arrivando a una nuova consapevolezza di sé e a un pensiero personale più sicuro, trasformando quel mondo interiore di affetti, pensieri e immagini che costituisce la realtà degli esseri umani.


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Articolo di Cristina Ghezzi, Psicologa – Psicoterapeuta

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